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Sylos Labini in scena per raccontare gli “Inimitabili” italiani

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ROMA (ITALPRESS) – “Nella prima serie degli Inimitabili, andata in onda su Rai3 e prodotta da Rai Cultura, ho raccontato le vite di D’Annunzio, Mazzini, Marinetti e Giovannino Guareschi. E’ un’operazione andata molto bene e adesso stiamo preparando la nuova serie dove ci sarà anche una donna. Ora è diventato uno spettacolo teatrale diviso in tre capitoli, siamo già in tournèe da mesi, a gennaio e febbraio saremo al Manzoni di Milano, a La Spezia al Teatro Civico, a Torino, Casale Monferrato e Rieti. Si tratta di figure di grande italianità che vanno conosciute bene e noi raccontiamo anche dei lati inediti delle biografie di questi grandi personaggi”. Così Edoardo Sylos Labini, attore, regista e direttore di CulturaIdentità intervistato da Claudio Brachino per la rubrica Primo Piano dell’Agenzia Italpress. “I teatri si stanno riprendendo perchè è una forma di spettacolo che non morirà mai, è un luogo da rilanciare come agorà culturale delle cittadine. Il progetto che sto cercando di mettere in piedi con la Fondazione Città Identitarie è proprio far diventare il teatro il luogo centrale delle comunità”, prosegue Sylos Labini che racconta come proprio attraverso i suoi spettacoli teatrali è nata l’idea di creare CulturaIdentità. “L’Italia la conosciamo bene attraverso le tournèe teatrali, è fatta di luoghi e personaggi straordinari che spesso non conoscono neanche i cittadini, allora ho deciso di creare CulturaIdentità, una associazione che racconta proprio questo, poi è nato il giornale cartaceo e il 2025 è il settimo anno che sta in edicola, successivamente è nata la Fondazione Città Identitarie con centinaia di Comuni iscritti, facciamo festival estivi dove raccontiamo i personaggi che hanno dato l’identità al territorio con personaggi famosi legati a quella cittadina”. Nessun colore politico, assicura Sylos Labini, “ma una visione dell’italianità che però a sinistra, nel mondo della cultura, non veniva rappresentata, la parola Patria fino a poco fa era una parolaccia per l’intellighenzia. Il famoso monopolio culturale della sinistra per decenni è successo per mancanza di avversari, la classe politica di centrodestra per decenni non si è occupata di cultura. Non basta avere un generale, la guerra la vinci se hai anche l’esercito, quindi, la battaglia culturale è molto lunga che si costruisce con un progetto e non solo con delle nomine. Io sprono sempre chi sta al governo a fare un progetto culturale vero e non solo un cambio di egemonia. E’ necessario che ci siano tante voci diverse – aggiunge -, l’importante è che si rappresenti l’italianità, che si abbia il coraggio di raccontare la bellezza e la grandezza del nostro Paese. Con questo progetto ho indirizzato molto a un mondo che non si occupava di cultura, l’ho fatto prima in Forza Italia quando Berlusconi mi chiese di essere il responsabile cultura, lo feci per qualche mese. In questi anni ho dato molto per spronare una classe politica che non si interessava a questo, poi se qualcuno è riconoscente di questo progetto vedremo, ma intanto il progetto va avanti, non c’è nessun partito, non sono finanziato da nessuno”. Infine, un passaggio sulla cultura woke. “La cultura woke nasce con le battaglie dopo la morte di George Floyd, è la difesa dei diritti delle minoranze ma in realtà sta diventando un razzismo al contrario e il wokeismo si racconta e si manifesta attraverso l’attacco alla lingua. Il mondo wokeista accusa di razzismo e discriminazioni e poi sono loro a discriminare chi non la pensa come loro”, conclude.
-foto Italpress –
(ITALPRESS).

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