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Tv e Spettacolo

Il mistero della scatola in Seven: David Fincher svela il contenuto

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A distanza di trent’anni dall’uscita di Seven (1995), uno dei thriller più iconici della storia del cinema, David Fincher ha finalmente svelato il contenuto della misteriosa scatola, un oggetto che ha scatenato l’immaginazione dei fan del film. La scena in cui il detective David Mills (interpretato da Brad Pitt) riceve una scatola contenente la testa mozzata della moglie (Gwyneth Paltrow) è uno dei momenti più agghiaccianti e inquietanti del film, eppure Fincher ha deciso di mantenere il contenuto della scatola un mistero, mai rivelato esplicitamente al pubblico.

In un’intervista con Entertainment Weekly, il regista ha smontato le voci che suggerivano che la scatola contenesse una replica protesica della testa di Gwyneth Paltrow. “È del tutto ridicolo,” ha dichiarato Fincher. “Penso che avessimo inserito un sacchetto di una trentina di chili. Abbiamo fatto delle ricerche per capire, se l’indice di massa corporea di Gwyneth Paltrow fosse X, quanto peserebbe la sola testa. E poi abbiamo replicato il peso nella scatola.”

Per aumentare l’inquietudine della scena, nella scatola era stato inserito un oggetto che rappresentava il peso della testa di Paltrow, con l’aggiunta di una parrucca sporca di sangue. Questo accorgimento ha contribuito a rendere la scena ancora più angosciante, con la testa che, come Fincher sottolinea, non doveva mai essere mostrata chiaramente, lasciando la parte più disturbante all’immaginazione del pubblico.

Brad Pitt e le condizioni per il finale di Seven
La scena della scatola e il suo contenuto non sono stati gli unici elementi su cui Brad Pitt ha posto delle condizioni durante le riprese. L’attore, infatti, si è battuto per mantenere il finale originale della sceneggiatura, che prevedeva la morte di John Doe (Kevin Spacey) e la giustizia fatta da Mills. In una recente intervista con GQ, Pitt ha spiegato che, avendo avuto esperienze negative in passato con tagli alle scene, aveva messo una condizione fondamentale nel suo contratto: “La testa della moglie resta nella scatola.” L’attore ha anche ricordato che lo studio aveva cercato di cambiare la sceneggiatura per rendere il finale più ottimista, ma Pitt e Fincher erano determinati a mantenere l’intensità e la brutalità del finale originale.

Il regista David Fincher, che ha diretto anche Gone Girl e altri film caratterizzati da anti-eroi e storie cupe, ha sempre sostenuto la visione originale di Andrew Kevin Walker, sceneggiatore del film. Seven ha avuto un impatto duraturo, non solo per la sua trama e le sue scene memorabili, ma anche per la sua atmosfera di angoscia e desolazione che ha segnato la carriera di Fincher.

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Ben Affleck e Jennifer Lopez: accordo di divorzio raggiunto, ufficializzazione imminente

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Ben Affleck e Jennifer Lopez hanno finalizzato l’accordo di divorzio, concludendo ufficialmente la loro relazione rinnovata dopo due anni di matrimonio. Secondo fonti riportate da TMZ, la separazione avverrà senza contese patrimoniali significative, con ciascuno dei due che manterrà quanto acquisito individualmente durante il periodo delle nozze.

Ben Affleck continuerà a detenere la sua quota nella società di produzione Artists Equity, fondata nel 2022 insieme a Matt Damon, pochi mesi dopo il matrimonio con Jennifer Lopez. Questo accordo riguarda anche i proventi delle rispettive carriere nel mondo dello spettacolo, separando in modo netto le proprietà e le attività finanziarie dei due attori.

Un punto ancora aperto riguarda la villa acquistata in comune a Los Angeles, dal valore di 61 milioni di dollari, attualmente sul mercato ma senza acquirenti. Non sono state rilasciate ulteriori informazioni su come la proprietà sarà gestita.

Con questo accordo, Affleck e Lopez mettono fine a una fase della loro vita insieme, procedendo con la formalizzazione del divorzio tra circa un mese e mezzo.

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Adrien Brody vince il Golden Globe, “Un onore raccontare gli immigrati”

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Adrien Brody, già celebre per aver vinto l’Oscar come miglior attore protagonista nel 2003 per Il Pianista, ha nuovamente conquistato un importante riconoscimento ai Golden Globes 2024 per la sua interpretazione nel film The Brutalist. Il film, diretto da Brady Corbet, ha visto Brody protagonista nel ruolo di László Tóth, un architetto ebreo ungherese che sopravvive all’Olocausto e si rifugia negli Stati Uniti.

Un personaggio che riflette il tema dell’immigrazione

Brody ha raccontato di essersi immedesimato profondamente nel personaggio di László, che, dopo la fuga dall’Europa devastata dalla guerra, costruisce una nuova vita negli Stati Uniti. L’attore ha spiegato che raccontare l’esperienza degli immigrati è stato per lui un onore, visto che anche la sua famiglia ha vissuto un viaggio simile. Sua madre, la fotografa Sylvia Plachy, emigrò negli Stati Uniti negli anni ’50, fuggendo da Budapest durante la rivoluzione ungherese.

Un film che celebra la resilienza

Il personaggio di László, sebbene ispirato da eventi storici, è frutto di fantasia, ma simboleggia la lotta per la sopravvivenza e il contributo degli immigrati alla costruzione del sogno americano. Brody ha sottolineato come gli immigrati, pur contribuendo alla crescita del paese, venivano trattati come estranei. “Nonostante l’assimilazione, molti immigrati venivano trattati come se non fossero all’altezza”, ha spiegato l’attore.

Il film, che racconta la vita di un architetto che trova successo in America, esplora anche l’arte e la cultura portata dagli emigranti che, pur affrontando difficoltà e discriminazioni, hanno dato un contributo fondamentale alla crescita urbana e sociale degli Stati Uniti.

Cinema come strumento di memoria e lotta contro l’intolleranza

Brody ha inoltre riflettuto sul potere del cinema di farci riflettere sull’importanza della memoria e sulla lotta contro l’intolleranza: “La bellezza del cinema è che ci fa sedere tutti insieme in una stanza buia, ricordandoci che dobbiamo essere vigili e non permettere più intolleranza e oppressione.”

Con la sua performance in The Brutalist, Brody non solo ha vinto il Golden Globe, ma ha anche offerto al pubblico una potente riflessione sulla resilienza degli immigrati e sull’importanza di accogliere e comprendere le diverse storie di vita.

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Addio ad Antonio Sancassani, storico proprietario del cinema Mexico di Milano

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Antonio Sancassani, iconico proprietario del cinema Mexico di Milano, si è spento all’età di 82 anni dopo una lunga malattia. Fondatore del Mexico nel 1980, Sancassani era una figura di spicco nel panorama culturale milanese e internazionale, noto per aver mantenuto in programmazione per oltre quarant’anni il cult musicale “The Rocky Horror Picture Show”, trasformando ogni proiezione in un evento festoso e partecipativo.

Un uomo e il suo cinema

Nel 2011 Sancassani aveva ricevuto l’Ambrogino d’Oro, la massima onorificenza del Comune di Milano, in riconoscimento del suo contributo alla cultura cittadina. Il cinema Mexico, sotto la sua guida, è diventato un punto di riferimento per gli amanti del cinema indipendente e per chi cercava un’esperienza cinematografica unica.

Cordoglio sui social

La notizia della sua scomparsa ha suscitato numerosi messaggi di affetto e cordoglio sui social. “È morto Antonio Sancassani, favoloso combattente del cinema Mexico di Milano”, scrive un’utente su X (ex Twitter), aggiungendo poeticamente: “Per un momento nel mondo tutti i proiettori hanno smesso di funzionare”.

Cinema Mexico chiuso per lutto

Oggi il cinema Mexico ha chiuso le sue porte in segno di lutto, con un cartellone esposto all’ingresso e un messaggio registrato sulla segreteria telefonica per annunciare la perdita del suo storico fondatore.

Antonio Sancassani lascia un’eredità indelebile nel mondo del cinema e nella memoria collettiva di Milano, dove il suo impegno e la sua passione hanno dato vita a un luogo di cultura e comunità amato da generazioni.

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