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Tecnologia

Translated e Lara: l’intelligenza artificiale che sfida la traduzione umana

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L’azienda italiana Translated ha lanciato Lara, una nuova piattaforma di traduzione automatica che punta a superare la qualità dei traduttori professionisti. Questa intelligenza artificiale, frutto di anni di sviluppo, è stata addestrata su un enorme database di traduzioni reali, utilizzando avanzati modelli linguistici e il supporto di tecnologie come quelle fornite da Nvidia. Lara ha raggiunto un livello di precisione che riduce drasticamente gli errori rispetto ai traduttori umani e, secondo le promesse del CEO Marco Trombetti, potrebbe arrivare a eguagliarli già l’anno prossimo.

L’intelligenza artificiale non si limita a tradurre parola per parola, ma è in grado di comprendere il contesto, adattandosi a diverse situazioni. Per esempio, può distinguere il significato di “terra” in base al contesto, se riferito al pianeta, al terreno agricolo o a un campo da tennis. Questo approccio migliora la qualità delle traduzioni rispetto a quelle fornite da modelli tradizionali.

L’innovazione, tuttavia, non sembra destinata a sostituire completamente i traduttori umani. Trombetti sottolinea che la componente umana resta fondamentale per le traduzioni più complesse, dove il linguaggio è legato a sfumature emotive e culturali che l’AI non può replicare. Piuttosto, l’obiettivo di Translated è automatizzare le traduzioni più standardizzate, aprendo a nuovi mercati e abbassando i costi.

Con il lancio di Lara, Translated si prepara a una rapida espansione internazionale, supportata da un investimento di 30 milioni di dollari. Le aziende come Airbnb, SpaceX, Uber e Glovo già utilizzano questa tecnologia per offrire contenuti automaticamente tradotti, contribuendo così alla diffusione globale della piattaforma. In un futuro prossimo, si prevede che la traduzione automatica cresca esponenzialmente, a vantaggio sia dell’IA che dei traduttori umani.

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Gemini live in italiano: l’intelligenza artificiale a portata di voce

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Dal 5 novembre 2024, gli utenti italiani hanno una nuova opportunità per interagire con l’intelligenza artificiale di Google: Gemini Live, ora disponibile nella nostra lingua. Questo servizio permette conversazioni vocali gratuite e senza limiti con un’IA in grado di rispondere in modo naturale e fluido, un po’ come un assistente personale sempre a disposizione.

Gemini Live è progettato per facilitare scambi verbali senza le limitazioni tipiche dei tradizionali chatbot testuali. Con questo strumento, si può chattare, fare brainstorming, praticare una lingua straniera o semplicemente ottenere risposte su vari argomenti, tutto senza dover digitare. Inoltre, le conversazioni possono essere interrotte e riprese in qualsiasi momento, grazie alla capacità di adattarsi ai cambiamenti del discorso, come accade in una conversazione tra esseri umani.

Per usare Gemini Live, basta avere un dispositivo Android e l’app Gemini o l’assistente Google configurato con questa funzione. Al momento, il servizio non è disponibile su iPhone o nell’app web di Gemini, ma si può attivare facilmente parlando con l’assistente vocale. In questa modalità, gli utenti possono personalizzare l’IA scegliendo la lingua e il tono della voce, rendendo l’interazione ancora più coinvolgente e personalizzata.

Le potenzialità di Gemini Live sono diverse: dal supporto per la preparazione di riunioni o presentazioni alla possibilità di ottenere consigli pratici mentre si è in movimento, come durante una passeggiata o una corsa in auto. È anche utile come tutor di lingua, per fare pratica di conversazione o per ricevere spiegazioni su argomenti scolastici o professionali.

Per ora, Gemini Live è un assistente puramente vocale e non include le funzionalità di un assistente completo come quello di Google, come la gestione delle chiamate o la programmazione degli appuntamenti. Tuttavia, Google prevede che in futuro queste opzioni possano essere integrate, rendendo Gemini Live un strumento ancora più versatile.

In breve, Gemini Live è uno strumento utile, comodo e gratuito che trasforma l’esperienza con l’intelligenza artificiale, rendendola più immediata e naturale. Un passo importante verso una nuova era della comunicazione, dove parlare con l’IA è semplice e accessibile a tutti.

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COD 6 Cod è il primo vero test Microsoft di diventare il più grande editore di videogiochi del mondo

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L’uscita di Call of Duty: Black Ops 6 segna un punto di svolta significativo nel panorama videoludico, poiché rappresenta il primo grande esperimento dell’acquisizione di Activision-Blizzard da parte di Microsoft. Questo capitolo della famosa serie non solo è il primo ad approdare su Xbox Game Pass sin dal lancio, ma diventa anche il banco di prova per la strategia di Microsoft di dominare il mercato dei videogiochi.

Microsoft punta a incrementare la propria base abbonati a Game Pass, con l’ambizioso obiettivo di raggiungere 110 milioni di utenti entro il 2030. Questo rappresenta un notevole incremento rispetto ai numeri attuali, più che triplicandoli. La transizione verso un modello basato sugli abbonamenti è fondamentale, soprattutto considerando il rallentamento nelle vendite delle console, che ha visto una diminuzione del 13% nell’anno fiscale 2024.

Black Ops 6 offre una campagna single-player di alta qualità e un’esperienza di gioco che si conferma all’altezza delle aspettative. Tuttavia, per Microsoft, il successo non è solo legato alla qualità del titolo; è essenziale che il gioco attragga un numero sufficiente di nuovi abbonati e generi entrate sostenibili. Questo nuovo approccio al mercato dei videogiochi ricorda il passaggio da un modello di acquisto tradizionale a un sistema in abbonamento, simile a quello di Netflix.

L’aumento del prezzo di Xbox Game Pass a luglio ha reso questo test ancora più cruciale. Gli investitori e i competitor, come Nintendo e PlayStation, osservano attentamente come reagiranno i consumatori a questa nuova proposta di valore. Con la concorrenza che si prepara a lanciare nuove console e titoli, la pressione su Microsoft aumenta per dimostrare che il suo modello di business può realmente prosperare in un mercato in continua evoluzione.

In sintesi, Call of Duty: Black Ops 6 non è solo un gioco: è un esperimento strategico per Microsoft, un tentativo di ridefinire il futuro del gaming e di stabilire nuove norme nel settore. La riuscita di questo progetto potrebbe avere ripercussioni significative sul modo in cui i videogiocatori accedono e fruiscono dei titoli, segnando un cambiamento duraturo nel panorama ludico.

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Google scopre una vulnerabilità grazie all’AI

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Google ha fatto notizia annunciando la prima vulnerabilità informatica identificata da un agente di intelligenza artificiale, noto come Big Sleep, precedentemente conosciuto come Project Naptime. Questo evento rappresenta un passo significativo nel campo della cybersecurity, in quanto si tratta della prima falla documentata scovata da un sistema di intelligenza artificiale.

La vulnerabilità, scoperta all’interno di SQLite, una delle librerie di database più utilizzate al mondo, è di tipo stack buffer underflow. In questo caso, l’errore può verificarsi quando il software tenta di accedere a una posizione di memoria che precede l’inizio di un buffer, portando a potenziali crash del programma o addirittura all’esecuzione di codice non autorizzato.

Nonostante la gravità della situazione, Google ha agito rapidamente, contattando gli sviluppatori di SQLite per informarli della scoperta e consentire loro di correggere il problema in tempo. È importante notare che la vulnerabilità è stata individuata in una versione sperimentale del software, il che riduce significativamente il rischio per gli utenti.

Big Sleep rappresenta un’innovazione nell’ambito della sicurezza informatica, frutto di una collaborazione tra DeepMind e il team Project Zero di Google, dedicato alla ricerca di vulnerabilità in vari software e hardware. Questo strumento è progettato per simulare il comportamento umano nella ricerca di difetti, sfruttando le avanzate capacità dell’intelligenza artificiale nella programmazione. Infatti, Google ha recentemente rivelato che oltre il 25% del codice che produce proviene da AI, dimostrando quanto queste tecnologie possano essere efficaci anche nel campo della sicurezza.

Con questa scoperta, Google non solo segna un traguardo nel mondo dell’AI e della cybersecurity, ma apre anche nuove prospettive sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale nella ricerca di vulnerabilità, contribuendo a rendere il software più sicuro per tutti.

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