Tecnologia
Meta sviluppa un motore di ricerca per il suo Chatbot AI
Meta sta progettando un motore di ricerca indipendente da Google e Microsoft per il suo chatbot AI, utilizzato su piattaforme come Facebook, WhatsApp e Instagram. Questa iniziativa nasce dal desiderio di migliorare l’autosufficienza del chatbot, attualmente supportato dai motori di ricerca di Google e Bing, per rispondere meglio alle esigenze degli utenti.
Secondo quanto riportato da The Information, Meta sta lavorando su un sistema di ricerca interno che permetterà al suo assistente virtuale di rispondere alle richieste senza dipendere da fonti esterne. Il progetto, avviato circa otto mesi fa, è guidato da Xueyuan Su, Engineering Manager di Meta, e prevede la creazione di un database di informazioni che arricchirà le capacità del chatbot. In questo contesto, Meta ha anche introdotto l’utilizzo di un web crawler per raccogliere dati utili all’addestramento dei suoi modelli AI e al miglioramento dei suoi prodotti.
Un altro passo significativo è la collaborazione con Reuters, annunciata nel mese di ottobre, che permetterà al chatbot di rispondere a domande relative alle notizie con riassunti e link ai contenuti dell’agenzia. Questo sviluppo, sebbene iniziato per migliorare l’esperienza dell’utente in ambito informativo, potrebbe ampliare il raggio d’azione del chatbot anche in altri settori, contribuendo a un utilizzo più autonomo e versatile dell’intelligenza artificiale in ambito quotidiano.
Tecnologia
Scienza | Una cuffia può finalmente svelare che cosa pensano i bambini
Una nuova tecnologia all’avanguardia potrebbe rivoluzionare la nostra comprensione dello sviluppo cerebrale infantile: una cuffia hi-tech, sviluppata dai ricercatori dell’University College di Londra e del Birkbeck College, è in grado di monitorare in tempo reale l’attività neuronale dei bambini. Utilizzando onde luminose sicure, questa cuffia offre una visione dettagliata dell’attività cerebrale, mentre i piccoli giocano, apprendono e interagiscono.
Questa innovativa tecnologia rappresenta un’alternativa più accessibile e comoda rispetto alla risonanza magnetica funzionale tradizionale. I risultati preliminari, pubblicati sulla rivista Imaging Neuroscience, sono promettenti: il dispositivo ha già dimostrato la sua efficacia in uno studio condotto su 16 bambini.
La cuffia si basa su una tecnica chiamata tomografia ottica diffusa ad alta densità (Hd-Dot), che permette di mappare le connessioni cerebrali e di distinguere tra sviluppo neurologico normale e atipico. Questo potrebbe avere un impatto significativo nello studio di condizioni come l’autismo, la dislessia e il disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD).
Emily Jones del Birkbeck College sottolinea che il dispositivo offre per la prima volta la possibilità di osservare l’attività cerebrale in una porzione ampia del cervello dei bambini, comprese le aree coinvolte nell’elaborazione di suoni, immagini ed emozioni. Questo approccio consente una visione più naturale e immediata dei processi cerebrali durante le normali attività quotidiane.
Durante i test su bambini tra i cinque e i sette mesi, i ricercatori hanno riscontrato un’attività inaspettata nella corteccia prefrontale, una zona del cervello associata alle emozioni, in risposta a stimoli sociali. Questo suggerisce che i bambini iniziano a processare le esperienze sociali già a cinque mesi, rivelando un livello di consapevolezza e reazione sociale molto precoce.
In sintesi, questa nuova tecnologia offre una finestra unica sull’attività cerebrale infantile, promettendo di migliorare notevolmente la nostra comprensione del sviluppo neurologico nei primi anni di vita.
Tecnologia
L’Italia cresce nel settore tecnologico: investimenti in forte aumento
Nel 2024, il settore tecnologico italiano ha registrato un significativo aumento degli investimenti, raccogliendo ben 900 milioni di dollari. Questo dato rappresenta una parte del panorama più ampio della tecnologia in Europa, che sta vivendo una rapida crescita, con il nostro paese che si conferma tra i protagonisti di questa espansione.
Negli ultimi dieci anni, l’occupazione nel settore tech in Italia è aumentata di sei volte, passando da 26.000 a 167.000 unità, confermando la trasformazione del paese in un polo sempre più rilevante nell’ecosistema digitale europeo. Questo incremento è il risultato di un contesto economico che, seppur con alti e bassi, ha visto le aziende italiane migliorare notevolmente la loro capacità di attrarre investimenti.
Secondo un rapporto del fondo di investimento Atomico, in Italia, gli investimenti nel periodo 2005-2014 ammontavano a circa 600 milioni di dollari. Le prospettive per il prossimo decennio sono ancora più promettenti, con previsioni che indicano un potenziale aumento degli investimenti, arrivando a ben 7,7 miliardi di dollari entro il 2034. Questo segna una crescita straordinaria per il nostro paese, che si sta preparando a diventare un protagonista sempre più importante nel panorama tecnologico globale.
Un altro dato significativo riguarda l’emergere di “unicorni”, ovvero aziende tecnologiche con una valutazione superiore a un miliardo di euro. Dieci anni fa, l’Italia non ne possedeva nessuna, mentre oggi ben sette tech company italiane hanno raggiunto questa soglia: Satispay, Tatatu, ScalaPay, Kong, Technoprobe, Bending Spoon e Gruppo MutuiOnline.
Nonostante questi successi, la competizione con altri paesi del sud Europa rimane intensa. La Spagna, ad esempio, ha raccolto investimenti per 1,4 miliardi di dollari, un dato superiore a quello dell’Italia. Tuttavia, il nostro paese è nettamente in vantaggio rispetto a Portogallo e Grecia, che si fermano rispettivamente a 100 milioni di euro.
Il panorama tecnologico in Europa, nel complesso, sta vivendo una crescita senza precedenti. Si stima che il settore possa raggiungere un valore complessivo di 8 trilioni di dollari entro il 2034, creando circa 20 milioni di nuovi posti di lavoro. Tuttavia, il rapporto evidenzia anche delle criticità. Le startup europee, infatti, faticano a raccogliere capitali per le fasi di crescita, con molte aziende che si rivolgono agli Stati Uniti per finanziare i loro progetti. Le differenze tra le opportunità di finanziamento in Europa e negli Stati Uniti sono evidenti: le aziende americane hanno il doppio delle probabilità di ottenere round di finanziamento superiori ai 15 milioni di dollari rispetto a quelle europee, una condizione che ha portato a una “fuga di capitali” dal continente europeo.
In questo contesto, i principali hub tecnologici europei stanno continuando a espandersi. Londra si conferma al secondo posto nella lista globale delle città con i migliori finanziamenti per startup, seguita da Berlino e Parigi, che sono entrambe entrate nella top ten mondiale. L’Europa sta anche emergendo come il principale centro per i fondatori di startup, con ben 35.000 nuove imprese tech che sorgono ogni anno, un numero superiore a qualsiasi altra regione del mondo.
Un altro dato interessante riguarda l’orientamento delle aziende tecnologiche europee verso la sostenibilità: il 20% degli investimenti in tecnologia è dedicato a progetti legati alla sostenibilità, un impegno che sta crescendo in modo esponenziale in tutta Europa.
In sintesi, l’Italia si inserisce in un contesto europeo in rapida evoluzione, con una crescente capacità di attrarre investimenti e innovazioni. Se da un lato ci sono ancora sfide da affrontare, dall’altro il panorama tecnologico italiano si prepara a giocare un ruolo sempre più importante nella trasformazione digitale globale.
Tecnologia
Annurca Campana prima mela certificata in blockchain
La Melannurca Campana Igp dell’azienda agricola Feolfruit è la prima varietà di mele al mondo certificata in blockchain. La tracciabilità della filiera, realizzata da Authentico, consente ai consumatori di poter riconoscere velocemente, tramite un QR Code, l’autenticità delle mele IGP, il luogo di produzione e le procedure di arrossamento a terra nei “melai” dove vengono periodicamente rigirate dalle mani sapienti delle donne per completare la maturazione dei frutti accuratamente scelti, conferendogli quei valori di tipicità che nessun’altra mela può vantare. Distinguere una vera melannurca è semplice per i produttori e gli esperti del settore, meno per i consumatori che la confondono con altre varietà, come le Fuji rosse di piccolo calibro. Perciò è importante tutelare questa eccellenza e aiutare il consumatore a riconoscere i prodotti autentici IGP e ad apprezzare le molteplici qualità di questo delizioso frutto dalle proprietà nutraceutiche.
La Melannurca Campana IGP, dopo la Mozzarella di Bufala Campana DOP e la Pasta di Gragnano IGP, è la denominazione che apporta la maggior parte del valore economico del comparto agroalimentare della Regione Campania. La campagna di raccolta 2024 della “regina delle mele” è stata eccellente per qualità e quantità. Con una produzione di poco superiore alle 6.000 tonnellate medie annue, la “Melannurca Campana” IGP rappresenta l’80% circa della produzione campana di mele e il 5% circa di quella nazionale.
Pur contando su di una superficie di oltre 3.000 ettari, la superficie iscritta al sistema di certificazione dell’IGP è di soli 500 ettari, diffusa sul territorio di 137 comuni della regione Campania, quindi è importante avere strumenti, come la certificazione in blockchain, per riconoscere la qualità.
Le mele annurche certificate IGP seguono un disciplinare rigoroso e sono più sicure perchè ogni lotto viene controllato con l’analisi multiresiduale. Ad esempio, non sono ammessi trattamenti fitosanitari alle mele durante la fase di arrossamento. Inoltre, il controllo della durezza e il grado brixgarantiscono un prodotto dalle elevate qualità organolettiche. La certificazione scelta dall’azienda Feolfruit è un modo per proteggere questa varietà di mele.
Per Vincenzo Feola, amministratore di Feolfruit “nonostante gli sforzi degli ultimi anni, la Melannurca Campana IGP è ancora poco conosciuta al Nord Italia dove viene venduta meno del 20% della produzione e ancor meno all’estero dove ci sono ampi spazi di crescita, soprattutto in Germania, Francia, Spagna e paesi del Nord Europa. Da tempo cercavamo un sistema innovativo in grado di tutelare il nostro prodotto e, nel contempo, valorizzarlo. Con la certificazione di Authentico riusciamo a soddisfare entrambi gli obiettivi e grazie alla traduzione dei contenuti in 88 lingue possiamocomunicare in modo efficace le peculiarità delle nostre mele ai consumatori e ai nostri partner anche durante le fiere estere”.
“Secondo una recente ricerca della Luiss Business School solo la metà dei consumatori è in grado di riconoscere e associare un prodotto Dop e Igp al territorio di origine. Con la certificazione di Authentico attraverso un semplice QR Code aiutiamo allo stesso tempo le aziende a rendere immediatamente riconoscibili le caratteristiche di un prodotto e i consumatori a conoscere laprovenienza, come nel caso della vera Melannurca Campana IGP, e raccontare l’unicità di questo frutto, le caratteristiche organolettiche e soprattutto gli aspetti nutraceutici che la rendono particolarmente adatta ai bambini ed anziani, come pure ai diabetici. Con Feolfruit abbiamo aziendaattenta all’innovazione abbiamo avviato un ambizioso progetto di crescita”, aggiunge Giuseppe Coletti, CEO di Authentico.
– foto ufficio stampa Feolfruit –
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