Tecnologia
La storia nascosta del termine “Software”: Dall’enigma ai nostri giorni
Il termine “software” che conosciamo oggi, riferito ai programmi e alle applicazioni informatiche, ha una storia affascinante e non così scontata. Sebbene il matematico e statistico statunitense John W. Tukey abbia coniato il termine nel 1957 per descrivere il concetto di programmi informatici, il termine ha origini ben più lontane e una storia interessante che risale alla Seconda Guerra Mondiale.
Durante la guerra, l’esercito britannico, sotto la guida di Alan Turing, utilizzava il dispositivo Enigma per cifrare le comunicazioni. La macchina Enigma era una delle principali tecnologie per la crittografia utilizzata dai tedeschi per mantenere segrete le loro comunicazioni militari. Tuttavia, il sistema Enigma non permetteva di stampare i messaggi cifrati, costringendo gli operatori a trascrivere a mano i codici su fogli di carta speciali.
Per facilitare la distruzione di questi documenti, i fogli erano realizzati con materiali solubili in acqua. Questi materiali, considerati più “morbidi” o “tenderi”, venivano quindi distrutti con facilità. La parola “software” veniva usata per descrivere questi fogli di carta deperibili, in contrapposizione al termine “hardware”, che indicava le macchine e le attrezzature fisiche coinvolte nella produzione e decodifica dei messaggi.
Questa origine storica del termine rivela un uso molto diverso da quello odierno, ma mette in luce l’evoluzione del linguaggio e della tecnologia nel corso degli anni.
Tecnologia
TikTok introduce nuove misure per proteggere i minori e limitare l’uso dei filtri estetici
TikTok, la piattaforma cinese con oltre 175 milioni di utenti mensili in Europa, ha recentemente introdotto importanti modifiche per tutelare i minori e limitare l’uso di filtri estetici che alterano l’aspetto fisico degli utenti. L’adozione di queste nuove misure arriva in risposta a crescenti preoccupazioni riguardo alla salute mentale dei giovani, influenzata dai contenuti generati sulla piattaforma e dall’algoritmo. La piattaforma ha annunciato che per iscriversi è necessario avere almeno 13 anni, ma sta anche sperimentando un sistema di verifica dell’età che impedisce agli utenti di inserire informazioni false, e limitando la creazione di account con età non verificate. Per quanto riguarda i filtri estetici, TikTok ha messo in atto restrizioni sull’uso di strumenti che modificano l’aspetto fisico degli utenti, come quelli che alterano il colore degli occhi o la lunghezza dei capelli. Questi filtri, pur essendo popolari, possono avere un impatto negativo sulla percezione di sé, in particolare tra gli adolescenti, alimentando insicurezze e problemi legati all’immagine corporea. Le modifiche arrivano anche dopo le cause legali intentate da due famiglie francesi, che hanno accusato TikTok di contribuire ai suicidi delle loro figlie adolescenti, sostenendo che l’algoritmo della piattaforma ha esposto le ragazze a contenuti dannosi per la loro salute mentale. Con queste nuove misure, TikTok cerca di rispondere alle preoccupazioni e alle richieste di maggiore responsabilità da parte delle piattaforme social, cercando di bilanciare l’esperienza degli utenti con la protezione dei più giovani.
Tecnologia
Colpito il network della pirateria streaming, rischi anche per gli utenti
L’operazione “Taken Down” ha portato a un duro colpo contro la pirateria streaming internazionale, coinvolgendo oltre 270 operatori della polizia postale, che hanno eseguito 89 perquisizioni in Italia e 14 all’estero, grazie alla collaborazione delle forze dell’ordine di Regno Unito, Olanda, Svezia, Svizzera, Romania e Croazia. La vasta operazione ha avuto inizio da un’inchiesta della Procura di Catania, che ha scoperto un giro d’affari miliardario legato a servizi di streaming illegali. Gli utenti, che pagavano solo 10 euro per avere accesso a centinaia di canali streaming, sono stati al centro dell’indagine, che ha permesso di sgominare un network pirata con un giro d’affari che raggiungeva i 3 miliardi di euro all’anno.
Le stime parlano di circa 22 milioni di utenti, tra Italia e altri sette paesi, che sono stati colpiti dalla chiusura dei loro accessi ai servizi IPTV illegali. La pirateria, che spesso coinvolgeva contenuti protetti da diritti di piattaforme come Sky, Dazn, Mediaset, Amazon Prime, Netflix, Paramount e Disney+, ha danneggiato gravemente le società che gestiscono questi diritti, con perdite annuali stimate in oltre 10 miliardi di euro.
Oltre agli arresti e alle sanzioni per i pirati che gestivano i canali illegali, anche gli utenti che si sono avvalsi di questi servizi rischiano delle punizioni. Il procuratore Francesco Curcio, durante una conferenza stampa, ha sottolineato che gli utenti che usufruivano dei canali IPTV illegali potrebbero essere colpiti da sanzioni amministrative. Secondo quanto emerso, la pirateria informatica è un’attività che genera guadagni simili a quelli del traffico di cocaina, ma con un rischio inferiore.
Le autorità hanno anche lanciato un monito: non solo i pirati, ma anche chi usufruisce di contenuti protetti illegalmente deve essere consapevole delle potenziali conseguenze legali, che possono tradursi in multe e altre sanzioni economiche.
Le indagini, infatti, sono dirette a combattere il fenomeno in modo sempre più deciso, e le forze dell’ordine hanno annunciato che continueranno a monitorare e perseguire chiunque faccia parte di questa rete di illegalità, compresi coloro che accedono ai contenuti attraverso canali non autorizzati.
Le aziende di pay-tv, come Dazn e Sky, hanno accolto con favore l’operazione, ringraziando le forze dell’ordine per l’efficace azione contro la pirateria che, oltre a danneggiare i diritti d’autore, compromette anche l’integrità del mercato. La speranza è che la maggiore consapevolezza pubblica possa disincentivare l’utilizzo di questi servizi illegali e promuovere l’adozione di piattaforme legali, evitando così ulteriori danni al settore.
L’operazione “Taken Down” non solo segna una vittoria contro la pirateria digitale, ma invita anche alla riflessione sul rischio di essere coinvolti in attività illegali, consapevoli che le sanzioni per gli utenti sono ormai un’eventualità concreta.
Tecnologia
Cybertruffe e intelligenza artificiale: come i criminali clonano voci in pochi secondi
Le truffe online sono in continua crescita, alimentate dalla sempre più avanzata tecnologia, in particolare l’intelligenza artificiale. I cybercriminali riescono a ingannare le persone con modalità sempre più sofisticate, tra cui l’uso del phishing, una tecnica che sfrutta l’inganno per rubare dati sensibili. Un aspetto particolarmente preoccupante di queste truffe riguarda la clonazione vocale, che può avvenire grazie all’intelligenza artificiale, anche con solo pochi secondi di registrazione audio.
Secondo uno studio recente, i giovani tra i 18 e i 24 anni sono più vulnerabili a questi tipi di truffa. La dottoressa Katie Paxton-Fear, hacker «etica» e docente di sicurezza informatica, ha spiegato al Daily Mail che gli hacker hanno bisogno di soli tre secondi di audio della segreteria telefonica per riuscire a clonare la voce di qualcuno. Questo dato evidenzia quanto sia semplice per i truffatori utilizzare l’intelligenza artificiale per creare inganni estremamente credibili.
Il processo di truffa inizia con una fase di ricognizione, in cui i truffatori esaminano i social media della vittima per raccogliere informazioni utili. In particolare, cercano contenuti audio o video, come messaggi vocali o clip in cui la vittima parla, che possano essere utilizzati per ricreare la sua voce. Con l’ausilio dell’intelligenza artificiale, l’hacker può analizzare e riprodurre il timbro vocale della persona, imitando perfettamente il suo stile di parola. Basti pensare che, con soli tre secondi di registrazione, la clonazione vocale è possibile.
I giovani risultano particolarmente vulnerabili a queste truffe anche per la loro attività sui social media, dove tendono a condividere più informazioni personali. Ciò rende più facile per i truffatori raccogliere materiale da utilizzare per ingannare le loro vittime. Inoltre, la mancanza di consapevolezza sui pericoli legati a queste nuove tecnologie aumenta il rischio di cadere vittima delle truffe.
Per proteggersi da queste minacce digitali, è fondamentale prestare attenzione alla propria privacy online e limitare la condivisione di informazioni personali sui social media. È anche consigliato utilizzare strumenti di sicurezza, come l’autenticazione a due fattori, per proteggere i propri account. L’intelligenza artificiale, sebbene offra opportunità positive, può essere sfruttata in modi pericolosi, e conoscere questi rischi è essenziale per difendersi dai cybercriminali sempre più sofisticati.
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