Tecnologia
I social media hanno cambiato il linguaggio: più brevi, poveri e pieni di neologismi
I social media non solo hanno trasformato la vita quotidiana di miliardi di persone, ma hanno anche modificato il linguaggio, riducendo la lunghezza dei testi, impoverendo il vocabolario e introducendo nuovi termini. Questo è quanto emerge da uno studio italiano condotto dal Centro di Data Science and Complexity for Society dell’Università La Sapienza di Roma, pubblicato sulla rivista PNAS.
Lo studio, intitolato Patterns of Linguistic Simplification on Social Media Platforms Over Time, analizza 34 anni di interazioni linguistiche sui social, esaminando circa 300 milioni di commenti in inglese su otto piattaforme (Facebook, Twitter-X, Gab, Reddit, Telegram, Usenet, Voast e YouTube). I dati coprono un arco temporale che va dagli anni ’90 fino ad oggi.
Gli autori hanno raccolto commenti su temi specifici per ogni piattaforma: per esempio, su Facebook si parlava di vaccini e Brexit, su Telegram di teorie cospirazioniste, e su Twitter-X dei cambiamenti climatici. La ricerca si è concentrata sulla ricchezza del vocabolario degli utenti e sulla loro attività online.
Il risultato principale dello studio è che sui social media c’è una semplificazione del linguaggio, che si manifesta in un vocabolario meno ricco e in commenti più brevi. La maggior parte degli utenti utilizza meno di 10 parole uniche, indicando un linguaggio limitato.
Tuttavia, nonostante questa semplificazione, i ricercatori hanno notato anche una costante introduzione di neologismi. Ciò dimostra che, sebbene il vocabolario si riduca, il linguaggio rimane dinamico e in continua evoluzione.
Secondo gli autori dello studio, l’evoluzione del linguaggio sui social non dipende solo da queste piattaforme. L’uso crescente di abbreviazioni, hashtag ed emoticon è un fenomeno che rispecchia un cambiamento più ampio, accelerato dalla digitalizzazione globale. Questo processo di semplificazione linguistica è simile a quello avvenuto nelle lingue romanze che si sono evolute dal latino.
“Comprendere l’impatto delle piattaforme digitali sul comportamento degli utenti presenta sfide, inclusi problemi come la polarizzazione e la disinformazione. Le analisi comparative tra piattaforme e nel tempo possono fornire importanti spunti su questi fenomeni”, spiegano i ricercatori.