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Dipartimento del Tesoro USA Colpito da Attacco Hacker, Cina Nega Coinvolgimento

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Il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti è stato recentemente vittima di un attacco informatico, attribuito a hacker cinesi. L’incidente, avvenuto all’inizio di dicembre, è stato rivelato attraverso una lettera inviata al Congresso, che è stata esaminata dall’agenzia France Presse.

Durante l’attacco, gli hacker hanno ottenuto l’accesso a diversi computer del dipartimento e a documenti non classificati. La situazione ha suscitato preoccupazione a livello governativo, considerando la delicatezza delle informazioni gestite dal dipartimento.

Il governo cinese, tuttavia, ha prontamente respinto queste accuse, definendole “infondate” e sottolineando l’assenza di prove concrete. Il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Mao Ning, ha rilasciato una dichiarazione in cui ribadisce la ferma opposizione della Cina a qualsiasi forma di attacco informatico. “Abbiamo espresso più volte la nostra posizione riguardo ad accuse infondate e prive di prove”, ha affermato Mao Ning.

Questa tensione tra Washington e Pechino si inserisce in un contesto più ampio di frizioni tecnologiche e di sicurezza tra le due superpotenze. Le indagini sull’attacco sono ancora in corso, e le autorità statunitensi stanno valutando l’entità del danno e cercando di implementare misure per prevenire futuri incidenti di questo tipo.

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OpenAI annuncia la riorganizzazione: nel 2025 diventerà una società a scopo di lucro

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OpenAI, la celebre azienda di intelligenza artificiale, ha annunciato che nel 2025 avverrà una riorganizzazione che segnerà una svolta significativa: la società abbandonerà il suo attuale status di organizzazione no-profit e si trasformerà in una società a scopo di lucro. Questo cambiamento permetterà alla compagnia di raccogliere i fondi necessari per continuare a sviluppare la propria tecnologia e perseguire la sua missione di creare un’intelligenza artificiale sicura e utile per l’umanità.

Nonostante il passaggio al modello a scopo di lucro, OpenAI ha precisato che manterrà una divisione non-profit, che continuerà a svolgere un ruolo di supervisione sulle attività commerciali. Inoltre, questa divisione possiederà una quota nella nuova entità a scopo di lucro, assicurando che gli interessi sociali e di pubblico beneficio restino al centro delle operazioni. Secondo OpenAI, la struttura attuale non consente al consiglio di amministrazione di prendere decisioni in modo agile riguardo gli interessi di chi finanzia la missione, il che rende necessario un cambiamento.

La mossa è stata pensata per rendere l’azienda più attraente per gli investitori e per garantire la sostenibilità delle sue operazioni. Fondata nel 2015 con lo scopo di sviluppare un’intelligenza artificiale avanzata ma sicura, OpenAI ha già intrapreso un primo cambiamento nel 2019, passando a una struttura ibrida chiamata “profitto limitato”, per poter raccogliere fondi da grandi investitori, tra cui Microsoft, che ha investito miliardi di dollari nella società. Ora, la decisione di evolversi ulteriormente verso una società completamente a scopo di lucro è vista come un passo necessario per poter sostenere la rapida crescita della tecnologia dell’IA.

Tuttavia, questa trasformazione non è stata accolta positivamente da tutti. Personalità di spicco nel settore tecnologico come Elon Musk e Mark Zuckerberg hanno espresso preoccupazione riguardo a questa decisione. Secondo indiscrezioni, Meta, la compagnia di Zuckerberg, avrebbe chiesto al procuratore della California di bloccare l’iniziativa, sostenendo che permettere a OpenAI di diventare una società a scopo di lucro creerebbe un pericoloso precedente. Meta ha argomentato che questa trasformazione potrebbe incoraggiare altre startup a sfruttare i benefici del non-profit fino a raggiungere una posizione abbastanza solida da diventare redditizie, rischiando così di distorcere le dinamiche di mercato.

Nonostante le polemiche, OpenAI sembra determinata a perseguire il suo obiettivo di garantire la crescita sostenibile dell’intelligenza artificiale, mirando a bilanciare la ricerca del profitto con un impegno a lungo termine per il bene collettivo. L’azienda, infatti, continuerà a lavorare per sviluppare soluzioni innovative che possano avere un impatto positivo sulla società.

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MotoGP contro la pirateria: Allarme per il crescente fenomeno del pezzotto

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Mentre la lotta contro l’IPTV illegale e il pezzotto continua a intensificarsi da parte delle autorità italiane e della Guardia di Finanza, arriva un nuovo allarme anche dalla MotoGP. Il direttore sportivo della categoria, Carlos Ezpeleta, ha recentemente evidenziato la portata esponenziale del fenomeno della pirateria televisiva, che sta danneggiando gravemente il settore.

In un’intervista con AS, Ezpeleta ha dichiarato che i numeri relativi agli accessi illegali alle gare di MotoGP sono allarmanti, soprattutto in Italia, Spagna e Francia. Il dirigente ha affermato: “Lavoriamo insieme a LaLiga per implementare un sistema molto robusto contro la pirateria, ma i numeri sono drammatici. In alcuni paesi, come Spagna, Francia e Italia, si dice che ci siano più persone che guardano la MotoGP illegalmente, rispetto a coloro che la vedono attraverso i canali ufficiali”.

Ezpeleta non ha fornito ulteriori dettagli sui dati precisi, ma è chiaro che la crescita della pirateria televisiva sta influenzando anche uno sport come la MotoGP, che in Italia è trasmesso da Sky Sport. Il fenomeno è sicuramente alimentato dall’enorme popolarità di piloti come Pecco Bagnaia, che ha vinto i campionati del mondo nel 2022 e 2023, oltre al trionfo del 2018 in Moto2.

La MotoGP, come molti altri sport, è stata gravemente danneggiata dalla pirateria, che non solo sottrae introiti legittimi, ma mette anche a rischio la sostenibilità economica dei diritti televisivi e degli accordi di trasmissione. Nonostante ciò, Ezpeleta ha dichiarato che la MotoGP continuerà a combattere per ridurre la pirateria, collaborando con altre organizzazioni e autorità per trovare soluzioni efficaci a questo crescente problema.

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AGCOM: Crescita per le piattaforme di streaming, ma Netflix perde utenti

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Nel quarto Osservatorio sulle comunicazioni del 2024, AGCOM ha fornito dati aggiornati sul panorama delle comunicazioni in Italia, con particolare attenzione alle piattaforme di streaming a pagamento. Nel mese di settembre 2024, ben 15 milioni e 867mila utenti unici si sono collegati a siti e app di video on demand, segnando un incremento di 567mila unità rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.

Tra le piattaforme più popolari, Netflix continua a registrare un andamento negativo. La piattaforma ha perso 700mila utenti rispetto a settembre 2023, scendendo da 8,8 milioni a 8,1 milioni di utenti unici mensili, un dato ben distante dal picco di 8,9 milioni raggiunto nel 2022.

In controtendenza, altre piattaforme hanno visto crescere la loro base utenti. Amazon Prime Video è salita da 6,5 a 7 milioni di utenti unici mensili, mentre Disney+ ha registrato una crescita più modesta, con un incremento di 100mila utenti, arrivando a 3,6 milioni. Anche Now di Sky ha registrato un buon risultato, passando da 1,1 milioni di utenti unici mensili nel 2023 a 1,4 milioni nel 2024. Resta stabile il dato di DAZN, utilizzato principalmente per le partite di Serie A, con 2,1 milioni di utenti unici, lo stesso numero dell’anno precedente.

Non solo il numero di utenti, ma anche il tempo trascorso sulle piattaforme evidenzia tendenze significative. Le ore di navigazione su Netflix sono scese da 272 a 256 milioni, mentre Amazon ha visto un’impennata, passando da 40 a 57 milioni di ore. Disney+ ha incrementato il suo tempo di visione da 18 a 26 milioni di ore, e Now ha registrato un incremento da 3 a 4 milioni di ore.

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