Politica
Tajani a Damasco: L’Italia al fianco della Siria per la ricostruzione e le riforme
Il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha ribadito l’impegno dell’Italia nel sostenere il processo di riforme in Siria durante una conferenza stampa a Damasco, dopo l’incontro con il leader siriano Ahmed Al Shara, noto come al-Jolani. “L’Italia è pronta a fare la sua parte per favorire il processo di riforme in Siria, vogliamo essere vicini al popolo siriano e sostenerlo in tutti i settori,” ha affermato Tajani, sottolineando l’intenzione di rilanciare la cooperazione economica e fungere da ponte tra la Siria e l’Unione Europea.
Nel corso della giornata, Tajani ha discusso con il ministro degli Esteri siriano, Hassan Al Shibani, affrontando temi cruciali come la lotta contro i trafficanti di esseri umani e droga. La Farnesina ha inoltre comunicato che il ministro incontrerà rappresentanti delle comunità cristiane, della società civile e delle ONG, evidenziando il ruolo chiave dell’Italia nel processo di transizione post-bellico e la ricostruzione della Siria.
Tajani ha espresso il sostegno del Governo italiano per accompagnare la Siria verso la pacificazione e la stabilizzazione della regione, sottolineando che l’Italia è l’unico Paese del G7 con un’ambasciata operativa a Damasco. Questo impegno si inserisce in una più ampia strategia diplomatica che include incontri con partner regionali come Arabia Saudita e Turchia.
Il ministro ha annunciato un nuovo pacchetto di interventi di cooperazione allo sviluppo, destinato a rafforzare il supporto italiano alla popolazione siriana e ai rifugiati nei Paesi limitrofi. Dal 2019, l’Italia ha stanziato oltre 40 milioni di euro annualmente per questi progetti. Tajani ha anche sottolineato la necessità di un processo politico inclusivo che garantisca i diritti fondamentali di tutti i siriani e valorizzi il ruolo dei cristiani come cittadini a pieno titolo.
Durante la visita, Tajani ha omaggiato la Moschea Omayyadi, uno dei simboli dell’Islam, e la cappella di San Paolo di Damasco. Al termine della missione, il ministro farà tappa a Beirut per incontrare il neopresidente libanese, Joseph Aoun, congratulandosi per la recente elezione che ha posto fine a un lungo periodo di stallo politico in Libano.
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Politica
“Giorgia, salveremmo anche te”: la provocatoria campagna di Open Arms sui migranti
Open Arms ha lanciato una nuova campagna destinata a suscitare un intenso dibattito, trasformando i leader mondiali, inclusa la premier italiana Giorgia Meloni, in migranti naufraghi attraverso immagini generate dall’intelligenza artificiale. Tra i volti noti presenti nella campagna compaiono Donald Trump, Ursula von der Leyen, Marine Le Pen, Viktor Orban, Matteo Salvini, e persino Elon Musk. Tutti sono raffigurati in mare, indossando giubbotti di salvataggio, con la didascalia: “Salveremmo anche te. Quando una vita è in pericolo in mare, la salviamo”.
Con questa iniziativa, Open Arms intende trasmettere un messaggio chiaro: l’importanza di salvare ogni vita in pericolo, indipendentemente dall’identità o dal ruolo della persona coinvolta. Il messaggio accompagna ogni immagine, sottolineando la missione umanitaria dell’organizzazione di soccorso.
Particolarmente significativa è l’immagine di Giorgia Meloni, accompagnata dalla didascalia: “Hai creato centri di detenzione per migranti in Albania, ma sai una cosa? Noi siamo soccorritori e se la tua vita fosse in pericolo non esiteremmo a rischiare la nostra per salvare la tua”. Questo riferimento ai centri di detenzione per migranti in Albania, fortemente voluti dal governo Meloni, rappresenta una critica alle politiche migratorie italiane.
La campagna include anche un video che mette in evidenza Matteo Salvini, ribadendo il messaggio di solidarietà e il dovere umanitario di salvare vite umane, indipendentemente dalle politiche adottate dai leader coinvolti.
La campagna di Open Arms è destinata a suscitare reazioni forti, sia di sostegno sia di critica, mettendo al centro del dibattito pubblico il tema del soccorso in mare e delle politiche migratorie europee. Il messaggio provocatorio punta a sensibilizzare l’opinione pubblica e a stimolare una riflessione sulle conseguenze umane delle decisioni politiche in materia di immigrazione e accoglienza.
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Politica
Scuola, nuove modalità di valutazione: giudizi sintetici e condotta determinante
l sistema scolastico italiano si appresta a cambiare volto con l’introduzione di nuove modalità di valutazione per la scuola primaria e secondaria di primo grado, in seguito all’ordinanza firmata dal ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara. Le modifiche, che entreranno in vigore dall’anno scolastico 2024/2025, riguarderanno i giudizi sintetici per le scuole elementari e il voto in condotta per le scuole medie.
Nelle scuole elementari, i tradizionali voti numerici saranno sostituiti da giudizi sintetici che andranno da “Ottimo” a “Non sufficiente”. A questi giudizi si affiancheranno descrizioni dettagliate dei livelli di apprendimento per ogni disciplina, compresa l’educazione civica. Questa nuova modalità mira a rendere più chiaro e comprensibile il percorso formativo degli studenti, migliorando la comunicazione tra scuola e famiglie.
Il ministro Valditara ha sottolineato l’importanza di questa riforma per la crescita formativa degli studenti, dichiarando che “i giudizi sintetici permettono di tracciare con maggiore chiarezza il percorso formativo degli alunni, migliorando la comunicazione con le famiglie e l’efficacia della valutazione”.
Nella scuola secondaria di primo grado, il voto di condotta sarà espresso in decimi. Gli studenti che otterranno un voto inferiore a 6/10 non saranno ammessi alla classe successiva o all’esame conclusivo del ciclo. Questo cambiamento intende promuovere una maggiore responsabilità individuale e il rispetto delle regole tra gli studenti.
Valditara ha evidenziato che la valutazione della condotta sarà particolarmente attenta alle esigenze degli studenti con disabilità e disturbi specifici dell’apprendimento, garantendo un approccio inclusivo e personalizzato.
Le scuole avranno tempo fino alla fine dell’anno scolastico in corso per adeguarsi a queste nuove disposizioni, assicurando che le famiglie siano pienamente informate dei cambiamenti.
Questa riforma rappresenta un passo significativo verso un sistema educativo più chiaro e trasparente, volto a migliorare il percorso formativo degli studenti e a promuovere un ambiente scolastico più responsabile e inclusivo.
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Politica
Renzi compie 50 anni: una carriera tra successi e rimpianti
Matteo Renzi celebra oggi il suo cinquantesimo compleanno, un traguardo che segna la distanza temporale dalla sua esperienza come presidente del Consiglio, una posizione oggi occupata da Giorgia Meloni. Mentre l’attuale panorama politico è dominato dalla prima donna premier nella storia repubblicana, Renzi resta il più giovane ad aver ricoperto quell’incarico, nel 2014, un’epoca politica ormai lontana.
La sua ascesa nel Partito Democratico, da sindaco di Firenze a leader nazionale, fu osservata con interesse anche da coloro che non appartenevano al centrosinistra. Renzi portò una ventata di novità, promettendo di “rottamare” la vecchia classe dirigente, una promessa che sembrò affascinare molti nel periodo di declino dell’era berlusconiana. Il suo periodo al governo è stato caratterizzato da una serie di riforme importanti, tra cui la Buona Scuola, il Jobs Act, le unioni civili, e l’Industria 4.0, oltre alla scelta di Sergio Mattarella come presidente della Repubblica.
Tuttavia, Renzi ha anche accelerato il ritmo della politica italiana, trasformando le discussioni collegiali e lunghe in dichiarazioni rapide, spesso ridotte a tweet e kermesse come la “Leopolda”. Questo approccio ha polarizzato l’opinione pubblica, creando più divisioni che unità all’interno del suo partito.
Renzi ha cercato di emulare Silvio Berlusconi sul piano comunicativo, ma non ha assorbito alcune delle sue lezioni fondamentali di diplomazia interna. La sua strategia di rottamazione lo ha lasciato spesso circondato da nemici, sia all’interno che all’esterno del Partito Democratico. La personalizzazione del Referendum Costituzionale del 2016 e la promessa non mantenuta di ritirarsi dalla politica hanno segnato profondamente la sua credibilità. Nonostante alcuni successi, come il ruolo di primo piano durante il governo di Mario Draghi, Renzi non è riuscito a riunire il centrosinistra sotto la sua guida.
Renzi resta un abile politico, capace di catturare l’attenzione mediatica e di manovrare abilmente nelle dinamiche parlamentari. È spesso il più rapido nel reagire e nel proporre controproposte, un tratto che lo rende ancora uno dei leader più efficaci a sinistra. Tuttavia, il suo consenso è ormai ridotto a una piccola percentuale, e molti si chiedono se sia il momento per lui di passare il testimone e mettere a frutto il suo talento in altri ambiti.
Renzi ha incarnato il sogno di una grande stagione riformista, ma non è riuscito a portare a termine la sua visione. Con il suo cinquantesimo compleanno, si apre forse una nuova fase della sua carriera, una che potrebbe vederlo allontanarsi dalla politica attiva per esplorare nuovi orizzonti.
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