Politica
Partite Iva, Irpef e canone Rai: novità e tensioni politiche su tasse e manovra 2025
Arrivano buone notizie per i titolari di partita IVA: anche nel 2024 sarà possibile rateizzare il pagamento del secondo acconto delle imposte sui redditi. Gli autonomi con un volume d’affari fino a 170.000 euro potranno iniziare a versare gli importi da gennaio 2025, suddividendoli in comode rate, un’opportunità già sperimentata lo scorso anno.
Sul fronte politico, però, non mancano le tensioni, soprattutto tra Lega e Forza Italia. La spaccatura riguarda il taglio del canone Rai: il Carroccio ha proposto un emendamento al decreto fiscale per prorogare la riduzione da 90 a 70 euro, ma gli azzurri restano contrari. D’altra parte, Forza Italia è stata costretta a rinunciare a un’altra misura chiave, la riduzione dell’aliquota Irpef per il secondo scaglione dal 35% al 33%.
La manovra 2025 conferma il sistema a tre scaglioni per l’Irpef, introducendo tuttavia modifiche alle detrazioni per i lavoratori dipendenti e un nuovo “bonus” che sostituirà il precedente taglio del cuneo fiscale. Nonostante queste novità, il meccanismo potrebbe avere un effetto paradossale: per alcuni lavoratori del ceto medio, superata una certa soglia di reddito, la situazione economica potrebbe peggiorare rispetto a quella attuale.
Questi nodi economici si intrecciano in un quadro politico sempre più complesso, con partiti della maggioranza che faticano a trovare un’intesa sulle priorità fiscali. Tra riforme, sgravi e proposte in bilico, il 2025 si preannuncia un anno cruciale per le tasche degli italiani e per gli equilibri politici interni alla coalizione.
Politica
Decreto fisco: scontro sul 2 per mille ai partiti, il Quirinale dice no
Un emendamento del governo al decreto Fisco mira a riformare il 2 per mille, la quota dell’Irpef che i contribuenti possono destinare ai partiti politici, riducendo formalmente l’aliquota allo 0,2 per mille ma introducendo un cambiamento significativo: anche la quota di chi non esplicita una scelta verrebbe automaticamente destinata ai partiti.
Se l’emendamento fosse approvato, dal prossimo anno il finanziamento pubblico ai partiti potrebbe quasi raddoppiare, arrivando a oltre 40 milioni di euro rispetto agli attuali circa 20 milioni. Tuttavia, il provvedimento ha sollevato critiche e ostacoli, con un intervento deciso del Quirinale. Il testo, infatti, rischia di non superare il vaglio degli uffici del Colle per diversi motivi.
Innanzitutto, la proposta appare slegata dalla materia fiscale a cui il decreto dovrebbe essere limitato, risultando dunque fuori contesto. Inoltre, la forma dell’emendamento è giudicata inappropriata, sollevando dubbi sia sul metodo sia sul contenuto. Il punto più controverso, però, riguarda il principio di libertà di scelta: la redistribuzione automatica delle quote dei contribuenti che non esprimono preferenze viene considerata una forma di imposizione, in contrasto con il diritto alla libera destinazione di tali fondi.
Il dibattito è già acceso: sostenitori dell’emendamento sostengono che garantirebbe maggiori risorse per il funzionamento dei partiti, visti come pilastri della democrazia. Dall’altra parte, i critici lo vedono come un tentativo di finanziare indirettamente i partiti, bypassando la volontà dei cittadini.
Lo stop del Quirinale segna una battuta d’arresto per il governo, che potrebbe essere costretto a ritirare o riformulare l’emendamento. Nel frattempo, la questione alimenta polemiche politiche e suscita perplessità tra i contribuenti, che vedono in questo provvedimento un’ingerenza nella gestione delle proprie scelte fiscali.
Politica
M5S: nuovo voto online per il futuro del movimento e del garante
Due settimane dopo la precedente votazione, il Movimento 5 Stelle si prepara a tornare alle urne online dal 5 all’8 dicembre. Giuseppe Conte, leader del M5S, ha accettato la richiesta di Beppe Grillo di ripetere il voto sulla Costituente senza ricorrere a vie legali, confidando nella partecipazione degli iscritti. “Questa comunità risponderà a tono a Grillo”, ha dichiarato Conte, lanciando un appello a mobilitarsi.
La consultazione avrà due punti chiave: il mantenimento del ruolo di Garante, che era stato eliminato nel precedente voto, e la possibilità di modificare il simbolo del Movimento. Grillo, pur rimanendo in silenzio pubblico, ha usato il suo diritto statutario per richiedere la ripetizione del voto, aprendo un confronto serrato con Conte.
La strategia dei sostenitori di Grillo sembra puntare sull’astensione, sperando che non si raggiunga il quorum del 50% più uno degli 89 mila iscritti necessari per validare il voto. Danilo Toninelli, vicino al fondatore, ha invitato gli scontenti a non votare, alimentando così l’incertezza sull’esito.
Conte, da parte sua, ha avviato una campagna elettorale intensa per scongiurare il sabotaggio, consapevole che un eventuale fallimento potrebbe minare anche la sua leadership. Sul simbolo, Conte ha dichiarato: “Appartiene al Movimento, non a Grillo né a Conte”, ma il nodo potrebbe restare aperto.
Il leader ha ribadito la linea progressista del M5S, ma ha sottolineato la necessità di alleanze per realizzare i progetti, tracciando un equilibrio tra pragmatismo e ideali. Anche il tema immigrazione divide: “Accogliere tutti è insostenibile”, ha detto Conte, invitando a trovare soluzioni senza alimentare odio o razzismo.
Il voto sarà cruciale per definire il futuro del Movimento e i rapporti di forza interni.
Politica
Sciopero del 29 novembre, Salvini firma la precettazione
Il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini ha firmato la precettazione per lo sciopero del 29 novembre, riducendolo a 4 ore.
“In 25 mesi di governo 1.342 scioperi proclamati e 949 effettuati, 38 al mese, di cui 518 proclamati e 374 effettuati a livello nazionale, più di uno sciopero al giorno. Esiste il diritto allo sciopero per i sindacalisti, esiste anche il diritto alla mobilità, alla salute ed al lavoro di tutti gli altri italiani”, afferma Salvini.
– Foto ufficio stampa Mit –
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