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Politica

L’ultradestra AfD chiede seduta straordinaria al Bundestag sull’attacco al mercatino di Natale di Magdeburgo

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L’ultradestra tedesca, rappresentata dal partito Alternative für Deutschland (AfD), ha chiesto una seduta straordinaria al Bundestag per discutere dell’attacco al mercatino di Natale di Magdeburgo, che ha suscitato indignazione e preoccupazione in tutta la Germania. La richiesta è stata avanzata dalla leader del partito, Alice Weidel, che ha espresso forti critiche alle autorità tedesche in merito alla gestione della sicurezza nel paese.

In un post pubblicato su X (ex Twitter), Weidel ha sottolineato che il fallimento delle autorità nella prevenzione dell’attacco è “scioccante”. Secondo la politica dell’AfD, mentre le forze di sicurezza sono impegnate a monitorare e prendere di mira le opposizioni politiche e i critici del governo, mancherebbero risorse sufficienti e capacità analitiche per identificare e fermare le minacce reali, come quella che ha colpito il mercatino di Natale di Magdeburgo.

Il mercatino di Natale, uno degli eventi più emblematici delle festività natalizie in Germania, è stato teatro di un attacco che ha scosso la città e tutta la nazione, facendo salire le preoccupazioni per la sicurezza pubblica in occasione di eventi affollati. L’AfD ha accusato il governo di non essere riuscito a garantire la protezione dei cittadini e ha richiesto una risposta immediata e misure più rigorose per evitare che simili attacchi possano ripetersi.

Il partito di ultradestra ha spesso criticato la gestione della sicurezza e l’approccio del governo tedesco nei confronti delle minacce esterne e interne, sostenendo che vi sia una preoccupante negligenza riguardo alla protezione delle infrastrutture e delle persone in occasione di eventi pubblici. La richiesta di una seduta straordinaria al Bundestag è dunque un appello per affrontare con urgenza le carenze nel sistema di sicurezza e migliorare le politiche di prevenzione.

La vicenda ha attirato l’attenzione dei media e ha acceso il dibattito pubblico sulla necessità di rivedere le misure di sicurezza in Germania, in particolare per quanto riguarda i grandi eventi pubblici, che potrebbero essere bersagli di attacchi terroristici o violenze.

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Francesco Paolo Figliuolo nominato vicedirettore dell’AISE

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Francesco Paolo Figliuolo, generale dell’esercito italiano, è stato nominato vicedirettore dell’AISE, l’Agenzia informazione e sicurezza esterna, che si occupa dei servizi segreti italiani per l’estero. La notizia era già stata anticipata da diversi media e si inserisce in un periodo di transizione per Figliuolo, che ha recentemente concluso vari incarichi di alto livello.

Fino ad ora, Figliuolo aveva ricoperto ruoli molto significativi, tra cui quello di commissario per le alluvioni in Emilia-Romagna e di comandante del Comando operativo di vertice interforze (COVI), che coordina tutte le operazioni delle forze armate italiane sia a livello nazionale che internazionale. La sua nomina nell’intelligence esterna segna un cambio di direzione, visto che, pur avendo una carriera militare di alto livello, non aveva mai ricoperto incarichi nel settore dei servizi segreti.

Figliuolo è diventato molto noto al grande pubblico per il suo ruolo di commissario straordinario per l’emergenza Covid-19, incarico che ricoprì tra marzo 2021 e marzo 2022, durante il quale ha gestito la campagna di vaccinazione in Italia. La sua esperienza nella gestione di emergenze e operazioni complesse ha probabilmente contribuito alla sua scelta per il nuovo incarico nell’AISE, dove dovrà affrontare le sfide legate alla sicurezza e all’intelligence a livello internazionale.

La sua nomina solleva anche interrogativi su chi lo sostituirà nei suoi attuali ruoli, con la necessità di individuare nuovi responsabili per proseguire i lavori in corso, soprattutto per quanto riguarda le operazioni in Emilia-Romagna e le attività del COVI.

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Daniela Santanchè indagata per bancarotta fraudolenta: nuovo capitolo per la ministra del Turismo

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Daniela Santanchè, ministra del Turismo e senatrice di Fratelli d’Italia, è indagata per bancarotta fraudolenta in relazione al fallimento di Ki Group, un’azienda di cui era stata amministratrice. La notizia è stata diffusa in esclusiva da La Stampavenerdì scorso, ma al momento Santanchè non ha rilasciato alcun commento ufficiale.

Il fallimento di Ki Group risale al gennaio 2023, quando il tribunale di Milano ha avviato la procedura di liquidazione giudiziale, che di fatto sancisce il fallimento dell’impresa. Nei mesi successivi, altre aziende collegate a Ki Group sono state messe in liquidazione. Santanchè, che era stata legale rappresentante del gruppo dal 2019 al 2021, è accusata di essere responsabile della bancarotta fraudolenta, un reato che si verifica quando i dirigenti di un’azienda tentano di nascondere o distruggere i beni aziendali per evitare che vengano utilizzati per pagare i creditori.

In passato, Santanchè è stata già coinvolta in un’altra inchiesta per il suo ruolo nella gestione di Visibilia Editore, un’azienda che controllava nel settore della pubblicità e dei media. Per questa vicenda, la ministra è accusata di falso in bilancio e truffa aggravata. La questione giudiziaria, quindi, non è nuova per Santanchè, che si trova ora ad affrontare un nuovo procedimento legale in un momento delicato della sua carriera politica.

Il caso di Ki Group aggiunge un ulteriore capitolo alla lunga vicenda che coinvolge la ministra, con conseguenti sviluppi legali da seguire.

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Politica

Matteo Salvini assolto nel processo Open Arms: la decisione dei giudici e le ipotesi sulle motivazioni

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Venerdì scorso, il tribunale di Palermo ha assolto Matteo Salvini nel processo relativo al caso Open Arms, con la formula “perché il fatto non sussiste”. Il leader della Lega era accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per aver impedito, nel 2019, l’ingresso in Italia della nave Open Arms, che aveva a bordo 147 migranti. Nonostante la sentenza di assoluzione, le motivazioni non sono ancora state depositate, lasciando aperta la questione su quali siano state le ragioni alla base della decisione dei giudici.

Il processo si è concentrato su un episodio che risale ad agosto 2019, quando la nave dell’ONG spagnola aveva soccorso 147 migranti al largo della Libia e aveva chiesto di poter attraccare in un porto italiano. Salvini, all’epoca ministro dell’Interno, aveva bloccato l’ingresso della nave in Italia, invocando il “decreto sicurezza bis”, suscitando una lunga discussione politica e giuridica. L’episodio aveva fatto scalpore, poiché il blocco della nave causò una situazione di stallo, durante la quale i migranti furono costretti a restare in mare per 20 giorni.

Il difensore di Salvini, Giulia Bongiorno, ha costruito la sua difesa attorno all’idea che il processo fosse di natura politica e che la richiesta dell’Open Arms di attraccare in Italia fosse finalizzata a creare difficoltà al governo italiano e a Salvini stesso. La difesa ha sostenuto che la nave aveva avuto numerose opportunità di attraccare in porti diversi da quelli italiani, ma che aveva scelto di continuare a vagare in mare per motivi strategici legati all’opposizione politica al governo.

In assenza delle motivazioni della sentenza, restano due principali ipotesi sulla base della quale i giudici potrebbero aver deciso di assolvere Salvini. Una possibilità è che abbiano condiviso l’interpretazione di Bongiorno, ossia che il caso rappresentasse un processo politico. Un’altra ipotesi è che i giudici abbiano ritenuto che, sul piano giuridico, non fosse possibile dimostrare la responsabilità di Salvini nei reati a lui contestati.

La procura aveva chiesto per Salvini una condanna a sei anni di carcere, accusandolo di non aver compiuto gli atti amministrativi necessari per far sbarcare i migranti, violando così il diritto internazionale e le leggi italiane. La procuratrice aggiunta Marzia Sabella aveva sostenuto che l’Open Arms avesse operato “nel rispetto delle regole”.

Nel 2019, la nave Open Arms aveva chiesto di attraccare in Italia, ma l’allora ministro dell’Interno aveva rifiutato, nonostante la sentenza favorevole del TAR del Lazio che consentiva l’ingresso in acque territoriali italiane. La situazione era diventata insostenibile a bordo, con i migranti stremati dopo giorni in mare. Solo dopo l’intervento del procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, lo sbarco era stato autorizzato, ma nel frattempo alcune persone erano riuscite a scendere autonomamente dalla nave.

La pubblicazione delle motivazioni della sentenza è prevista entro tre mesi. Intanto, il fondatore di Open Arms, Oscar Camps, ha dichiarato che l’ONG valuterà se fare ricorso non appena le motivazioni saranno rese pubbliche.

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