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Lega Lombarda: Massimiliano Romeo sfida Salvini sulla centralità del Nord

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Durante il congresso regionale della Lega lombarda in corso a Milano, Massimiliano Romeo, capogruppo dei senatori della Lega, ha lanciato un messaggio deciso al leader del partito Matteo Salvini, mettendo in evidenza la necessità di mantenere alta l’attenzione sul Nord Italia. Romeo, che sta per essere nominato nuovo segretario della Lega lombarda, ha sottolineato l’importanza di non dimenticare le radici del Carroccio, che sono storicamente legate alle esigenze e alle aspettative delle regioni settentrionali.

“Matteo, sai che sono sempre stato leale con te, se non parliamo più del Nord, al Nord i voti non li prendiamo più”, ha dichiarato Romeo, scatenando un’ovazione dalla platea. Le sue parole sono state un chiaro richiamo alla necessità di non perdere di vista la base elettorale che ha reso forte il partito in Lombardia e nelle altre regioni settentrionali.

La dichiarazione di Romeo arriva in un momento di forte trasformazione per la Lega, che, sotto la guida di Salvini, ha cercato di espandere il proprio raggio d’azione a livello nazionale, ma senza dimenticare le origini e l’importanza del radicamento sul territorio. La nomina di Romeo alla segreteria della Lega lombarda segna un nuovo capitolo nella leadership del partito, con il leader nazionale che dovrà fare i conti con il crescente protagonismo delle sezioni locali, che rivendicano maggiore visibilità e centralità.

Le parole di Romeo, dunque, sembrano sottolineare un messaggio chiaro e deciso: il Nord non può essere trascurato e la Lega deve continuare a rappresentare le istanze delle regioni settentrionali, rimanendo fedele alle sue origini storiche. Una posizione che potrebbe alimentare nuovi dibattiti interni al partito, ma che sicuramente segnerà la direzione politica della Lega lombarda nei prossimi mesi.

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Meloni e Salvini all’Atreju: tra ringraziamenti, riforme e battaglie politiche

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La tradizionale manifestazione di Fratelli d’Italia, Atreju, ha visto una Giorgia Meloni entusiasta, ma determinata, confermare la compattezza del governo e tracciare la rotta per il futuro. In un intervento energico e carico di determinazione, la presidente del Consiglio ha parlato a una platea calorosa, elogiando l’impegno dei giovani di Gioventù Nazionale e ribadendo la forza della sua compagine politica.

“Grazie per questo entusiasmo contagioso, ne abbiamo bisogno, quanto siete belli, quanta forza ci date”, ha esordito Meloni, subito dopo aver sottolineato l’importanza di Atreju, un appuntamento che per 26 anni ha segnato un punto di riferimento per la politica giovanile di destra in Italia. “Atreju rappresenta una sfida che è iniziata nel 1998, quando eravamo nel parco del Colle Oppio, un’era geologica per la politica italiana”, ha aggiunto, rimarcando come il mondo sia cambiato da allora, ma come sia stato fondamentale non dimenticare da dove si è partiti per poter andare avanti.

Meloni ha fatto anche riferimento alla stabilità del governo, sottolineando che la compattezza della maggioranza è il “più grande elemento di discontinuità” che l’Italia potesse avere in un periodo geopolitico così turbolento. “Molti hanno scommesso sul nostro fallimento, ma hanno puntato sul cavallo sbagliato”, ha dichiarato con determinazione, prima di ribadire che l’Italia sta tornando a correre e che la politica sta diventando un’alleata fondamentale per il bene comune.

La premier ha poi elencato i risultati ottenuti dal governo, tra cui il record di posti di lavoro creati e lo stanziamento record per la sanità, ricordando che “in quasi due anni abbiamo creato quasi un milione di posti di lavoro in più”. Meloni ha anche risposto a chi la criticava, in particolare alla segretaria del Pd Elly Schlein, riguardo ai fondi per la sanità. “Il calcolo non è difficile… prima di noi, l’aumento era di 8 miliardi in 4 anni, noi ne abbiamo messi 10 in due anni. E non sono nemmeno 10, ma 12, se consideriamo i fondi dal Pnrr”, ha detto con una punta di ironia.

Meloni ha poi spaziato su vari temi, confermando l’intenzione di portare avanti riforme ambiziose come quella sul premierato, sull’autonomia differenziata, sulla riforma fiscale e della giustizia. Parlando dell’Europa, ha annunciato la sua intenzione di dimettersi dalla carica di presidente dei Conservatori europei, convinta che la politica italiana abbia bisogno di una guida che possa occuparsi a tempo pieno del Paese. In un passaggio particolarmente ironico, ha commentato le parole di Romano Prodi, facendo riferimento alla sua gestione del governo e sottolineando come, al contrario di quanto sostenuto da Prodi, non essere obbedienti ai poteri forti sia fondamentale per una politica che lavora per l’Italia.

Sul palco virtuale di Atreju è intervenuto anche Matteo Salvini, che ha ribadito la solidità dell’alleanza tra Lega e FdI, esprimendo soddisfazione per il lavoro comune svolto in questi due anni. “Andiamo avanti fino al 2027, prenotandoci anche fino al 2032”, ha dichiarato con un sorriso, dando un chiaro segnale di unità all’interno della coalizione di governo.

Salvini ha anche parlato del processo Open Arms, che lo vedrà a processo il 20 dicembre. “Sarò lì a testa alta, con orgoglio”, ha affermato, assicurando che difendere i confini non è mai stato un reato per lui. “Chi ha puntato su un processo contro di me ha fatto male, perché il mio dovere è proteggere il nostro Paese”, ha aggiunto.

Un altro tema caldo della giornata è stato quello delle parole di Giorgia Meloni nei confronti di Maurizio Landini, segretario della Cgil, accusato di alzare i toni per motivi politici. “Non fa gli scioperi per i lavoratori, ma per la sinistra”, ha dichiarato la premier, lamentando che il sindacato stia utilizzando toni di rivolta sociale che, secondo lei, non sono mai stati usati prima nella storia sindacale italiana.

In tema di economia, Meloni ha ribadito la posizione del governo sulla gestione di Stellantis, sottolineando che, al contrario della sinistra, l’esecutivo non ha pregiudizi né favoritismi, e che continuerà a difendere la crescita e l’occupazione. “Non abbiamo visto il Pd arrivare a difendere Stellantis”, ha ironizzato.

Infine, la premier ha toccato il tema dell’immigrazione, ribadendo l’importanza dei centri per migranti in Albania come parte della sua strategia per combattere la mafia e il traffico di esseri umani. “Non sono io il nemico, io sono una persona perbene”, ha esclamato, suscitando l’applauso della platea.

Concludendo il suo intervento, Meloni ha confermato che l’anno che verrà sarà quello delle riforme e delle sfide politiche, e che il governo continuerà a lavorare con determinazione per il bene del Paese, affrontando i temi che spaventano molti, come la riforma fiscale e quella della giustizia.

La giornata di Atreju si è così conclusa con un forte messaggio di unità e di continuità da parte di Meloni e dei suoi alleati, pronti ad affrontare insieme i prossimi anni di governo.

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Meloni aumenta gli stipendi per i ministri non eletti, ma chiede maggiori contributi agli italiani per le pensioni

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In vista delle festività natalizie, il governo Meloni ha preparato un emendamento alla Manovra 2025 che ha sollevato non poche polemiche. Si tratta di un intervento che prevede l’aumento delle indennità di otto ministri e una decina tra viceministri e sottosegretari non eletti in Parlamento, con un impatto complessivo di 1,3 milioni di euro. L’emendamento, che mira ad allineare le indennità di questi membri del governo a quelle di coloro che sono anche parlamentari, ha suscitato dibattito sia all’interno che all’esterno della maggioranza.

I beneficiari principali di questo aumento saranno i ministri Andrea Abodi (Sport), Marina Calderone (Lavoro), Giuseppe Valditara (Istruzione), Alessandro Giuli (Cultura), Guido Crosetto (Difesa), Matteo Piantedosi (Interno), Alessandra Locatelli (Disabilità) e Orazio Schillaci (Salute), che vedranno il loro stipendio raddoppiato, con un incremento complessivo che include un rimborso per l’esercizio del mandato (3.690 euro), oltre mille euro per le spese di viaggio e una diaria di 3.500 euro.

Anche una serie di sottosegretari e viceministri, tra cui Alfredo Mantovano (Presidenza del Consiglio), Giuseppina Castiello (Rapporti con il Parlamento), e Giorgio Silli (Affari Esteri), vedranno aumentare significativamente le loro indennità. L’intento del governo è quello di uniformare il trattamento economico tra chi è eletto in Parlamento e chi ricopre incarichi governativi senza un seggio elettivo.

Mentre alcuni membri del governo, come il ministro della Difesa Crosetto, hanno difeso la norma, altri come Andrea Abodi hanno manifestato una certa riservatezza, ammettendo che l’emendamento potrebbe non passare inosservato, soprattutto in un periodo di crescenti difficoltà economiche per le famiglie italiane. Da Palazzo Chigi, però, filtra un certo nervosismo, e Meloni sembra essere intenzionata a rimodulare la proposta, decidendo eventualmente di posticipare l’entrata in vigore della norma alla prossima legislatura.

Le opposizioni hanno già alzato la voce contro questa misura, accusando il governo di concentrarsi sugli aumenti salariali per i propri membri mentre il paese affronta questioni più urgenti, come l’aumento delle disuguaglianze e la gestione dei fondi pubblici. La polemica è destinata a crescere man mano che la legge di bilancio entrerà nel vivo del dibattito parlamentare.

Oltre all’aumento degli stipendi per i membri del governo, la Manovra 2025 include altre proposte significative, tra cui una modifica dei contributi previdenziali per i neoassunti. Questi potranno versare una percentuale più alta del proprio stipendio alla previdenza, con un beneficio fiscale che permetterà di dedurre metà dell’importo versato. Questa misura ha come obiettivo quello di incrementare le pensioni future, ma rappresenta anche un aumento dei contributi per i lavoratori.

Inoltre, il governo ha previsto un aumento del contributo per gli over 70 con pensioni inferiori a 660 euro, e per gli invalidi over 18, destinando un contributo più consistente che va da 136 a 402 euro.

Tra gli emendamenti che potrebbero interessare direttamente i cittadini italiani, spicca il nuovo bonus per la rottamazione dei vecchi elettrodomestici. Il contributo, che varia tra i 100 e i 200 euro, sarà destinato a chi acquista elettrodomestici ecologici, come frigoriferi, lavatrici e forni, e si aggiunge alla proroga del bonus mobili ed elettrodomestici per chi ristruttura la prima casa.

In sintesi, la Manovra 2025 si preannuncia ricca di novità, ma anche di polemiche, con la maggioranza alle prese con la necessità di giustificare aumenti per i propri membri mentre l’opposizione critica la mancanza di interventi più incisivi per le fasce più deboli della popolazione. Il dibattito è appena iniziato e si prevede che sarà uno dei temi caldi delle festività natalizie.

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Francia: François Bayrou è il nuovo premier in un contesto di caos politico

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François Bayrou, leader del partito centrista MoDem, è stato nominato primo ministro francese da Emmanuel Macron. A 73 anni, Bayrou affronta il compito di guidare un governo in un momento di grave instabilità politica, caratterizzato da un parlamento frammentato e dall’assenza di una maggioranza chiara.

La nomina arriva dopo la caduta del governo di Michel Barnier, durato appena tre mesi. Macron ha promesso un nuovo premier in 24 ore per affrontare una crisi politica senza precedenti, innescata dalle elezioni anticipate di giugno che hanno lasciato il parlamento diviso in tre blocchi: l’alleanza di sinistra, il centrista Ensemble di Macron, e il Rassemblement National di estrema destra.

Bayrou è una figura di lungo corso nella politica francese. Ex ministro dell’Istruzione negli anni ’90, sindaco di Pau dal 2014, e alleato chiave di Macron dal 2017, è noto per la sua esperienza e resilienza. Nel 2007 ha fondato il MoDem, ma la sua carriera è stata segnata da alti e bassi, inclusa una vicenda giudiziaria legata a presunti incarichi di lavoro fittizi nel suo partito, dalla quale è stato recentemente scagionato.

La scelta di Bayrou ha sollevato critiche, soprattutto dalla sinistra radicale de La France Insoumise (LFI), che lo considera una figura di continuità con le politiche di Macron, viste come distanti dal risultato elettorale che ha premiato l’alleanza di sinistra. Mathilde Panot, leader degli Insoumis, ha annunciato una mozione di sfiducia contro il nuovo governo, accusando Macron di ignorare il messaggio delle urne.

Più prudente, invece, la reazione dell’estrema destra del Rassemblement National, che ha scelto di valutare l’operato di Bayrou prima di decidere se sfiduciarlo. Jordan Bardella, leader del partito, ha criticato la scelta di Macron, definendolo un “presidente in bunker” che tenta di salvaguardare la propria linea politica.

Il compito di Bayrou sarà complesso. Dovrà trovare un equilibrio tra le pressioni dei diversi blocchi parlamentari e la necessità di stabilizzare il governo, evitando nuove crisi. Sul tavolo ci sono questioni cruciali, come la definizione del bilancio 2025, la situazione economica e le politiche sociali. La sua esperienza sarà determinante, ma il rischio di una nuova impasse politica è ancora elevato.

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