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Politica

Il mercato sommerso dei crediti fiscali del Superbonus: tra speranze, incagli e guadagni internazionali

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Il Superbonus 110%, nato per incentivare la ristrutturazione degli edifici e migliorare l’efficienza energetica, si è trasformato da promessa rivoluzionaria a un terreno accidentato di crediti fiscali incagliati. L’iniziativa, pensata per permettere ai cittadini di ristrutturare casa “gratis” trasferendo i costi a imprese edili, ha visto la creazione di un meccanismo complesso: i crediti maturati dalle aziende per i lavori effettuati venivano ceduti a banche e istituti finanziari in cambio di liquidità immediata. Tuttavia, il blocco delle cessioni di credito da parte del governo Meloni nel 2023 ha creato una crisi senza precedenti, con miliardi di euro congelati e migliaia di imprese in difficoltà.

Per far fronte a questo blocco, sono nate nuove soluzioni finanziarie: le SPV, o società veicolo. Queste entità, tipicamente utilizzate in operazioni di cartolarizzazione, acquistano i crediti fiscali bloccati dalle aziende edili, li aggregano in pacchetti e li trasformano in obbligazioni da piazzare sui mercati finanziari. Il ricavato viene poi redistribuito lungo la filiera, permettendo alle imprese di recuperare parte della liquidità sperata.

Secondo i dati della Banca d’Italia, nel 2023 si è registrato un boom di queste società: oltre 1.000 SPV sono state create in Italia, con una concentrazione significativa nel Veneto. A Conegliano, in provincia di Treviso, ne sono state censite 285, rendendo la cittadina un vero e proprio epicentro del mercato dei crediti fiscali.

L’emergere delle SPV ha dato vita a un panorama eterogeneo di attori. Non si tratta solo di grandi operatori finanziari, ma anche di profili inaspettati: studenti universitari, wedding planner, cooperative e imprenditori locali. Uno dei casi più emblematici è quello di Francesco Edoardo Barzago, un ventitreenne studente di economia, che è riuscito a gestire pacchetti di crediti per milioni di euro.

Tuttavia, la mancanza di regolamentazione stringente e la fretta di monetizzare i crediti hanno portato a situazioni controverse. Alcuni intermediari sono scomparsi con i soldi delle commissioni, lasciando le imprese ancora più in difficoltà. Altri, pur avendo acquisito ingenti quantità di crediti, non sono riusciti a piazzarli sul mercato, bloccando ulteriormente il flusso di liquidità.

Le SPV utilizzano un processo noto come cartolarizzazione per gestire i crediti fiscali. Questo consiste nell’aggregare i crediti in pacchetti finanziari e convertirli in obbligazioni da vendere a investitori. Tuttavia, il valore effettivo di queste obbligazioni dipende dalla solvibilità del sistema fiscale e dalla capacità dello Stato di riconoscere i crediti.

In molti casi, il prezzo di acquisto dei crediti da parte delle SPV è significativamente inferiore al loro valore nominale, consentendo ai compratori di realizzare un potenziale guadagno. Per le imprese edili, però, questo deprezzamento rappresenta un’ulteriore perdita rispetto a quanto avevano inizialmente previsto.

Il blocco delle cessioni di credito e la difficoltà di smaltire i crediti incagliati stanno avendo ripercussioni su tutta la filiera. Le imprese edili, prive della liquidità necessaria, sono costrette a rallentare o sospendere i lavori, con conseguenze dirette per i cittadini che hanno intrapreso ristrutturazioni basandosi sulla promessa di un sistema che si è rivelato instabile.

Nel frattempo, il mercato sommerso creato dalle SPV solleva interrogativi sulla trasparenza e sulla sostenibilità del meccanismo. Chi guadagna realmente da questo sistema? E a quale costo per lo Stato e per i contribuenti?

Il caso del Superbonus 110% rappresenta un esempio emblematico di come una politica ambiziosa possa degenerare in un problema sistemico senza una pianificazione adeguata. Con miliardi di euro ancora bloccati e migliaia di imprese in difficoltà, il futuro di questo meccanismo appare incerto.

Se da un lato le SPV offrono una possibile via d’uscita per i crediti incagliati, dall’altro rischiano di trasformare il mercato in una giungla finanziaria, dove i guadagni sono concentrati nelle mani di pochi, lasciando imprese e cittadini a fare i conti con le conseguenze.

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Giorgia Meloni si dimette dalla presidenza ECR: “Una comunità che merita un leader a tempo pieno”

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Giorgia Meloni ha annunciato le sue dimissioni dalla presidenza dei Conservatori e Riformisti Europei (ECR) durante il discorso conclusivo di Atreju, la manifestazione di Fratelli d’Italia a Roma. La premier ha spiegato di non poter più dedicare l’energia necessaria a questa carica, che richiede un impegno a tempo pieno. “Questa splendida comunità politica merita un presidente che possa occuparsene con maggiore energia di quella che ora posso dare”, ha dichiarato.

Meloni ha sottolineato che la sua decisione arriva dopo aver prolungato il suo mandato fino alle elezioni europee, compito che ora ritiene di aver concluso. “Apriremo le candidature, presumo che fra i candidati ci sarà anche il mio amico Mateusz Morawiecki”, ha aggiunto, facendo intendere che l’ex primo ministro polacco potrebbe essere uno dei suoi successori. La sua scelta è stata accolta con un applauso, a conferma del sostegno che Morawiecki riceve all’interno della sua coalizione politica.

Nel suo intervento, la premier ha anche fatto il punto sugli impegni del governo italiano. Ha confermato l’intenzione di perseguire importanti riforme, come quella dell’autonomia differenziata, della giustizia e della fiscalità. Meloni ha ribadito anche la politica migratoria, annunciando che i centri per i migranti in Albania, attualmente vuoti, rimarranno aperti, sottolineando l’importanza di combattere il traffico di esseri umani. In merito alla politica estera, ha rivendicato il successo dell’accordo con l’Albania, sottolineando che il Piano Mattei e l’approccio italiano alla gestione dei flussi migratori stanno influenzando le politiche di altri paesi europei.

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Lega Lombarda: Massimiliano Romeo sfida Salvini sulla centralità del Nord

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Durante il congresso regionale della Lega lombarda in corso a Milano, Massimiliano Romeo, capogruppo dei senatori della Lega, ha lanciato un messaggio deciso al leader del partito Matteo Salvini, mettendo in evidenza la necessità di mantenere alta l’attenzione sul Nord Italia. Romeo, che sta per essere nominato nuovo segretario della Lega lombarda, ha sottolineato l’importanza di non dimenticare le radici del Carroccio, che sono storicamente legate alle esigenze e alle aspettative delle regioni settentrionali.

“Matteo, sai che sono sempre stato leale con te, se non parliamo più del Nord, al Nord i voti non li prendiamo più”, ha dichiarato Romeo, scatenando un’ovazione dalla platea. Le sue parole sono state un chiaro richiamo alla necessità di non perdere di vista la base elettorale che ha reso forte il partito in Lombardia e nelle altre regioni settentrionali.

La dichiarazione di Romeo arriva in un momento di forte trasformazione per la Lega, che, sotto la guida di Salvini, ha cercato di espandere il proprio raggio d’azione a livello nazionale, ma senza dimenticare le origini e l’importanza del radicamento sul territorio. La nomina di Romeo alla segreteria della Lega lombarda segna un nuovo capitolo nella leadership del partito, con il leader nazionale che dovrà fare i conti con il crescente protagonismo delle sezioni locali, che rivendicano maggiore visibilità e centralità.

Le parole di Romeo, dunque, sembrano sottolineare un messaggio chiaro e deciso: il Nord non può essere trascurato e la Lega deve continuare a rappresentare le istanze delle regioni settentrionali, rimanendo fedele alle sue origini storiche. Una posizione che potrebbe alimentare nuovi dibattiti interni al partito, ma che sicuramente segnerà la direzione politica della Lega lombarda nei prossimi mesi.

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Meloni e Salvini all’Atreju: tra ringraziamenti, riforme e battaglie politiche

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La tradizionale manifestazione di Fratelli d’Italia, Atreju, ha visto una Giorgia Meloni entusiasta, ma determinata, confermare la compattezza del governo e tracciare la rotta per il futuro. In un intervento energico e carico di determinazione, la presidente del Consiglio ha parlato a una platea calorosa, elogiando l’impegno dei giovani di Gioventù Nazionale e ribadendo la forza della sua compagine politica.

“Grazie per questo entusiasmo contagioso, ne abbiamo bisogno, quanto siete belli, quanta forza ci date”, ha esordito Meloni, subito dopo aver sottolineato l’importanza di Atreju, un appuntamento che per 26 anni ha segnato un punto di riferimento per la politica giovanile di destra in Italia. “Atreju rappresenta una sfida che è iniziata nel 1998, quando eravamo nel parco del Colle Oppio, un’era geologica per la politica italiana”, ha aggiunto, rimarcando come il mondo sia cambiato da allora, ma come sia stato fondamentale non dimenticare da dove si è partiti per poter andare avanti.

Meloni ha fatto anche riferimento alla stabilità del governo, sottolineando che la compattezza della maggioranza è il “più grande elemento di discontinuità” che l’Italia potesse avere in un periodo geopolitico così turbolento. “Molti hanno scommesso sul nostro fallimento, ma hanno puntato sul cavallo sbagliato”, ha dichiarato con determinazione, prima di ribadire che l’Italia sta tornando a correre e che la politica sta diventando un’alleata fondamentale per il bene comune.

La premier ha poi elencato i risultati ottenuti dal governo, tra cui il record di posti di lavoro creati e lo stanziamento record per la sanità, ricordando che “in quasi due anni abbiamo creato quasi un milione di posti di lavoro in più”. Meloni ha anche risposto a chi la criticava, in particolare alla segretaria del Pd Elly Schlein, riguardo ai fondi per la sanità. “Il calcolo non è difficile… prima di noi, l’aumento era di 8 miliardi in 4 anni, noi ne abbiamo messi 10 in due anni. E non sono nemmeno 10, ma 12, se consideriamo i fondi dal Pnrr”, ha detto con una punta di ironia.

Meloni ha poi spaziato su vari temi, confermando l’intenzione di portare avanti riforme ambiziose come quella sul premierato, sull’autonomia differenziata, sulla riforma fiscale e della giustizia. Parlando dell’Europa, ha annunciato la sua intenzione di dimettersi dalla carica di presidente dei Conservatori europei, convinta che la politica italiana abbia bisogno di una guida che possa occuparsi a tempo pieno del Paese. In un passaggio particolarmente ironico, ha commentato le parole di Romano Prodi, facendo riferimento alla sua gestione del governo e sottolineando come, al contrario di quanto sostenuto da Prodi, non essere obbedienti ai poteri forti sia fondamentale per una politica che lavora per l’Italia.

Sul palco virtuale di Atreju è intervenuto anche Matteo Salvini, che ha ribadito la solidità dell’alleanza tra Lega e FdI, esprimendo soddisfazione per il lavoro comune svolto in questi due anni. “Andiamo avanti fino al 2027, prenotandoci anche fino al 2032”, ha dichiarato con un sorriso, dando un chiaro segnale di unità all’interno della coalizione di governo.

Salvini ha anche parlato del processo Open Arms, che lo vedrà a processo il 20 dicembre. “Sarò lì a testa alta, con orgoglio”, ha affermato, assicurando che difendere i confini non è mai stato un reato per lui. “Chi ha puntato su un processo contro di me ha fatto male, perché il mio dovere è proteggere il nostro Paese”, ha aggiunto.

Un altro tema caldo della giornata è stato quello delle parole di Giorgia Meloni nei confronti di Maurizio Landini, segretario della Cgil, accusato di alzare i toni per motivi politici. “Non fa gli scioperi per i lavoratori, ma per la sinistra”, ha dichiarato la premier, lamentando che il sindacato stia utilizzando toni di rivolta sociale che, secondo lei, non sono mai stati usati prima nella storia sindacale italiana.

In tema di economia, Meloni ha ribadito la posizione del governo sulla gestione di Stellantis, sottolineando che, al contrario della sinistra, l’esecutivo non ha pregiudizi né favoritismi, e che continuerà a difendere la crescita e l’occupazione. “Non abbiamo visto il Pd arrivare a difendere Stellantis”, ha ironizzato.

Infine, la premier ha toccato il tema dell’immigrazione, ribadendo l’importanza dei centri per migranti in Albania come parte della sua strategia per combattere la mafia e il traffico di esseri umani. “Non sono io il nemico, io sono una persona perbene”, ha esclamato, suscitando l’applauso della platea.

Concludendo il suo intervento, Meloni ha confermato che l’anno che verrà sarà quello delle riforme e delle sfide politiche, e che il governo continuerà a lavorare con determinazione per il bene del Paese, affrontando i temi che spaventano molti, come la riforma fiscale e quella della giustizia.

La giornata di Atreju si è così conclusa con un forte messaggio di unità e di continuità da parte di Meloni e dei suoi alleati, pronti ad affrontare insieme i prossimi anni di governo.

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