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Forza Italia: “La Lega si calmi, Salvini è un ‘furbetto’”

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Tensioni alle stelle nella maggioranza. Il portavoce nazionale di Forza Italia, Raffaele Nevi, ha definito Matteo Salvini un “paraculetto”, un termine colorito che in romanesco indica un “furbetto”, riferendosi alla strategia del leader leghista sul canone Rai. L’uscita sottolinea il clima teso tra Forza Italia e Lega, acuito dagli scontri sul decreto fiscale.

Nonostante i tentativi di mediazione all’interno della coalizione, il livello di scontro è alto, tanto che la premier Giorgia Meloni avrebbe deciso di evitare di affrontare apertamente la questione durante il Consiglio dei ministri. Tuttavia, il tema sarebbe stato trattato nel colloquio tra Meloni e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, avvenuto ieri dopo un incontro con Antonio Tajani durante i Med Dialogues.

LA SPACCATURA SUL CANONE

Nel voto sul canone Rai, Fratelli d’Italia si è schierata a fianco della Lega, creando una frattura con Forza Italia. Secondo voci di coalizione, Meloni starebbe cercando di bilanciare le pressioni degli alleati: da un lato, contenendo le critiche di Forza Italia; dall’altro, moderando le iniziative della Lega. Tuttavia, la spaccatura rischia di lasciare segni profondi sulla maggioranza in un momento cruciale, con la manovra economica in discussione in Parlamento.

TAJANI INVITA ALLA CALMA

Antonio Tajani, leader di Forza Italia, ha minimizzato la portata dello scontro, sottolineando che “non ci sono litigi”. Con i suoi fedelissimi, ha ribadito l’unità del partito e annunciato un Consiglio nazionale per il 13 dicembre, auspicando che le tensioni si plachino. Intanto, Raffaele Nevi ha invitato la Lega ad “abbassare i toni” e a favorire un dialogo più costruttivo tra alleati.

LE SCUSE DI NEVI

Dopo ore di polemiche, Nevi ha rilasciato una nota di scuse, chiarendo che il termine usato non intendeva essere offensivo verso Salvini. Tuttavia, l’episodio evidenzia quanto i rapporti tra le forze della coalizione siano attualmente fragili.

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Question Time alla Camera con i ministri Tajani, Nordio, Pichetto e Bernini

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Oggi, alle 15, si è svolto il Question Time trasmesso in diretta televisiva dalla Rai, con la partecipazione di vari ministri.

Antoni Tajani, ministro degli Esteri, ha risposto a una domanda sulla decisione della Corte Penale Internazionale (CPI) riguardo i mandati di arresto per il primo ministro israeliano Netanyahu e l’ex ministro della difesa Gallant. Tajani ha dichiarato che il governo italiano ha preso atto della decisione della Corte, ma ha sottolineato la necessità di esaminare in dettaglio le motivazioni alla base di tali mandati. Ha anche rimarcato che l’Italia sta conducendo approfondimenti giuridici insieme ad altri Paesi dell’Unione Europea, in relazione alla prevalenza del diritto internazionale generale sulle immunità. Il ministro ha ribadito che il ruolo della CPI deve rimanere giuridico, non politico, e ha ribadito che la via per la pace in Medio Oriente è quella della diplomazia, non dei mandati di arresto.

Carlo Nordio, ministro della Giustizia, ha risposto a interrogazioni relative a diverse questioni, tra cui la permanenza in carica del sottosegretario Delmastro Delle Vedove, e le misure a favore dei detenuti e degli agenti di polizia penitenziaria, in relazione alle condizioni di vita e di lavoro nelle carceri italiane. Ha anche parlato di proposte per semplificare l’elezione dei componenti degli organi territoriali e nazionali dell’Ordine dei giornalisti.

Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, ha risposto a una interrogazione sulla Conferenza COP29 sui cambiamenti climatici e sulle iniziative per favorire misure energetiche che rispettino la neutralità tecnologica. Ha sottolineato l’importanza di diversificare le fonti energetiche e di continuare a lavorare per una transizione ecologica equilibrata.

Anna Maria Bernini, ministra dell’Università e della Ricerca, ha risposto a una domanda riguardante il confronto accademico e il contraddittorio in ambito universitario, in particolare in relazione a corsi e eventi riguardanti le cosiddette teorie di genere. Bernini ha chiarito la posizione del governo sull’importanza di un ambiente accademico libero e pluralista.

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Nuova fumata nera del Parlamento per l’elezione dei giudici della Consulta

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Il Parlamento ha registrato la decima fumata nera nella seduta comune per l’elezione dei giudici della Corte Costituzionale. Anche la votazione per l’elezione di altri tre giudici, prevista per la prima volta nella stessa seduta, ha visto un esito negativo, con nessuno dei candidati che ha raggiunto il quorum richiesto. La maggior parte delle schede è risultata bianca, con due voti dispersi.

Durante la seduta, i quorum per l’elezione dei giudici erano differenti: per il primo giudice, che dovrebbe sostituire Silvana Sciarra, il quorum richiesto era di tre quinti, mentre per gli altri tre, in scadenza a fine dicembre (il presidente Augusto Antonio Barbera, Franco Modugno e Giulio Prosperetti), il quorum era di due terzi. Sono state allestite due urne separate per le votazioni, una con schede gialle e una con schede azzurre.

Nonostante i tentativi di trovare un accordo tra i partiti, che prevede probabilmente la nomina di due giudici in quota centrodestra, uno in quota opposizione e un tecnico, il Parlamento non è riuscito a raggiungere un’intesa. Si stanno anche valutando le tempistiche per il possibile via libera, con l’ipotesi di spostare il voto a un altro scrutinio per riallineare i quorum per tutti i giudici della Consulta.

Il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, ha annunciato che la convocazione del Parlamento in seduta comune per l’elezione dei giudici continuerà ogni settimana finché non si raggiunga un accordo.

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Emendamento del governo sul 2 per mille ai partiti: i dubbi del Quirinale

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L’emendamento del governo al decreto Fisco, che ridisegna il sistema del 2 per mille ai partiti politici, ha sollevato perplessità da parte del Quirinale. La proposta prevede che anche la quota non scelta dai contribuenti vada a finanziare i partiti, in modo analogo all’8 per mille destinato alle confessioni religiose, e aumenta il tetto dei finanziamenti a 42,3 milioni di euro, rispetto agli attuali 25,1 milioni.

Tuttavia, secondo fonti del Quirinale, il provvedimento rischia di essere giudicato non conforme per due motivi principali: disomogeneità rispetto al decreto fiscale, che richiede misure di necessità e urgenza, e la natura della riforma, che avrebbe bisogno di un intervento normativo più articolato. Inoltre, il cambiamento impatta sia sulle finanze pubbliche sia sulla libertà di scelta dei cittadini.

Se approvato, l’emendamento permetterebbe alla politica di raddoppiare i fondi percepiti dal 2 per mille, portando complessivamente i contributi a oltre 40 milioni di euro annui. Attualmente, i partiti ricevono poco più di 24 milioni, con il Pd che raccoglie la quota maggiore (circa 30,45% del totale).

L’opposizione ha reagito con toni critici: il M5s ha definito l’iniziativa un “colpo di mano” del governo, mentre Avs ha annunciato che non accetterà la riformulazione proposta. Il Pd, più cauto, attende gli sviluppi del dibattito parlamentare.

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