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Cgil e Uil confermano lo sciopero generale del 29 novembre: trasporti ferroviari esclusi

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Roma, 19 novembre 2024 – Cgil e Uil hanno ribadito la loro decisione di procedere con lo sciopero generale del 29 novembre, proclamato contro la manovra economica del governo. L’astensione dal lavoro coinvolgerà tutti i settori, sia pubblici che privati, fatta eccezione per il trasporto ferroviario, che sarà regolarmente operativo.

La decisione arriva dopo l’invito della Commissione di garanzia sugli scioperi, che aveva richiesto l’esclusione dallo stop dei settori cruciali come trasporti, sanità e giustizia per garantire i servizi essenziali. I due sindacati, tuttavia, hanno deciso di accogliere parzialmente l’indicazione, limitando l’esclusione al solo comparto ferroviario.

Cgil e Uil contestano la manovra economica presentata dal governo, ritenuta inadeguata a fronteggiare le difficoltà delle famiglie e dei lavoratori. Tra i principali motivi della protesta ci sono la richiesta di maggiori investimenti in sanità e istruzione, un intervento deciso contro la precarietà del lavoro e una revisione delle misure fiscali considerate insufficienti per sostenere le fasce più deboli della popolazione.

Lo sciopero interesserà quindi trasporto pubblico locale, aereo e marittimo, oltre a uffici pubblici, scuole, sanità e giustizia, con possibili disagi in tutta Italia. Saranno comunque garantiti i servizi minimi essenziali previsti dalla legge, come il pronto soccorso e altre attività urgenti in ambito sanitario e giudiziario.

In un comunicato congiunto, i vertici di Cgil e Uil hanno sottolineato la necessità di un confronto serio con l’esecutivo, auspicando che il governo apra al dialogo per apportare modifiche alla legge di bilancio e rispondere alle esigenze dei lavoratori e dei cittadini.

Lo sciopero del 29 novembre si preannuncia come un evento di forte impatto, volto a richiamare l’attenzione su questioni sociali ed economiche di grande rilevanza, con il rischio di ripercussioni significative sulla quotidianità di milioni di italiani.

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Stefania Proietti eletta presidente dell’Umbria: il centrosinistra torna alla guida della Regione

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Stefania Proietti è ufficialmente la nuova presidente della Regione Umbria. La candidata sostenuta da centrosinistra e liste civiche ha ottenuto il 51,13% dei voti, superando la presidente uscente Donatella Tesei, rappresentante del centrodestra, che si è fermata al 46,17%. Il risultato sancisce una svolta per l’Umbria, confermando la capacità di Proietti di riunire un’ampia coalizione e intercettare un consenso trasversale.

Con il nuovo assetto, il centrosinistra guadagna una solida maggioranza nell’Assemblea legislativa regionale, con 12 consiglieri eletti: nove del Partito Democratico, uno del Movimento 5 Stelle, uno di Umbria Domani e uno di Alleanza Verdi e Sinistra. Il centrodestra avrà sette rappresentanti, così suddivisi: tre per Fratelli d’Italia, due per Forza Italia, uno per la Lega e Donatella Tesei in qualità di consigliere aggiunto come presidente uscente.

Sul fronte delle preferenze di partito, il Partito Democratico si conferma la forza trainante del centrosinistra con il 30,3% dei voti, mentre Fratelli d’Italia guida la coalizione di centrodestra con il 19,44%.

La vittoria di Stefania Proietti segna un ritorno alla guida della Regione per il centrosinistra, che negli ultimi anni aveva perso il controllo dell’Umbria. L’affermazione di Proietti rappresenta anche una testimonianza del crescente peso delle coalizioni civiche in grado di dialogare con i partiti tradizionali.

La nuova presidente ha dichiarato che si impegnerà a lavorare per tutti i cittadini umbri, puntando su temi come il rilancio economico, il potenziamento della sanità pubblica e la sostenibilità ambientale. L’attenzione ora si sposta sulla composizione della giunta regionale e sui primi passi del nuovo governo per affrontare le sfide che attendono l’Umbria nei prossimi anni.

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Politica

Calderoli “L’autonomia verrà modificata, poi l’opposizione smetta di rompere”

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“Io ho arato un campo incolto e se la Corte mi dà suggerimenti, sono contento. E’ stata l’opposizione a chiedere l’esame costituzionale dell’autonomia, quindi se ora applichiamo i suggerimenti costituzionali, nessuno deve più rompermi gli zebedei…”. Lo dice in un’intervista al quotidiano “La Repubblica” il ministro per gli Affari regionali e le autonomie, Roberto Calderoli. “Nonostante qualcuno pensi che io abbia preso negativamente il pronunciamento della Corte, non è così. Ho il massimo rispetto dei giudici costituzionali – aggiunge -. Certo, sarei stato più contento se mi avessero detto “tutto a posto”, ma ho l’umiltà e l’orgoglio di chi, avendo percorso una terra sconosciuta e nuova, possa anche avere commesso qualche errore. Io sono riuscito a fare approvare in Parlamento una legge sull’autonomia e non avevo verità in tasca”.

Calderoli osserva che “il pronunciamento della Corte mi serve per correggere una legge in modo che sia corrispondente a quanto la Costituzione prescrive”.
“Se faccio un mea culpa? “Rispetto alle censure della Consulta a mia discolpa ho il fatto di avere usato una prassi consolidata dal passato e di muovermi in un territorio incognito. Ad esempio. Sui livelli essenziali di prestazione. i lep, nel caso della sanità sono stati definiti con un decreto del presidente del Consiglio dei ministri e sempre dpcm sono stati utilizzati per le misure anti Covid nel governo Conte. Però – spiega – questo strumento è considerato inidoneo per la definizione dei lep nell’autonomia differenziata. Se vogliono una fonte di rango primario, una legge del Parlamento o una legge delega, lo faremo”. “La mia legge”, rivendica Calderoli, “è fatta di 11 articoli e 45 commi, le Regioni di centrosinistra hanno contestato 43 dei 45 commi. La Consulta ha riscontrato 7 motivi su 60 di incostituzionalità che provvederemo a rimuovere. Risultato? L’impianto della legge ha retto”. E sul referendum spiega: “L’autonomia è solidale, forse anche troppo rispetto al comportamento di alcune Regioni.

A me il referendum non fa paura, perchè non ho mai creduto che fosse ammissibile. A Meloni manda a dire che senza autonomia niente premierato? E’ una competizione inesistente. I percorsi sono ampiamente separati e tali restano. Il premierato è una riforma costituzionale, richiede più tempo, ma vogliamo realizzarli entrambi”, conclude.

– foto: Agenzia Fotogramma –

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Politica

Alemanno “Con Trump presidente possiamo uscire dall’Europa”

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“Yes we can, il vecchio slogan di Barack Obama sarà utilizzato nella nostra campagna per uscire dall’Unione Europea. Non è più un percorso impossibile, ma una reale opportunità dopo l’elezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti e la nascita dei Brics nel mondo multipolare. Ma è anche una necessità, perchè la nuova austerità imposta dalla Germania, la transizione green, gli ostacoli al rimpatrio dei migranti irregolari, l’ostinazione nel continuare la guerra in Ucraina, i dazi che saranno imposti da Usa e Cina contro la Ue, rischiano di trascinare l’Italia in una irreversibile crisi economica, politica e finanziaria. Per questo noi lanciamo un appello al presidente del Consiglio, al Governo e al Parlamento per aprire una vertenza complessiva con le istituzioni dell’Unione Europea, sull’esempio del rebate di Margaret Thatcher nel 1984. Una vertenza che parta dalla nostra condizione di Paese contributore netto alla UE e dalla preminenza delle nostre norme costituzionali rispetto ai Trattati europei, scorporando dal Patto di stabilità europeo tutte le spese necessarie a garantire i diritti sociali previsti nella nostra Carta”. Così Gianni Alemanno, segretario del Movimento Indipendenza.

“Ugualmente devono essere rigettati tutti quei regolamenti della UE sulla transizione green, la direttiva Bolkestein, le norme sanitarie che impongono campagne vaccinali e quelle educative che promuovono le teorie gender. Vanno revocate le sanzioni e le forniture di armi che stanno impegnando l’Italia in prima linea nel conflitto in Ucraina, invece di collaborare con la nuova Amministrazione Trump e con i paesi Brics per giungere a un rapido cessate il fuoco. Su questa base negoziale il Governo italiano può costruire un chiarimento radicale con l’Unione Europea che porti al sostanziale superamento di questa burocrazia sovranazionale o all’uscita unilaterale dell’Italia
Questo appello è l’inizio di una grande mobilitazione del Movimento Indipendenza per far intraprendere all’Italia la stessa strada che ha portato la Gran Bretagna fuori dalla UE, una mobilitazione su cui chiamiamo a raccolta tutte le forze politiche sovraniste italiane. Il 30 novembre all’Università Gregoriana di Roma, il Movimento Indipendenza ha organizzato una grande manifestazione per coinvolgere la cittadinanza in questa battaglia”, ha concluso Alemanno.

-Foto: Agenzia Fotogramma-

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