Politica
Calderoli “Referendum sull’Autonomia dividerebbe il Paese, Sud contro Nord”
“No. Non sono affatto sorpreso dalle dichiarazioni di Antonio Tajani”. Così, in una intervista al Corriere della Sera, il ministro agli Affari regionali, Roberto Calderoli, in merito alle dichiarazioni del leader di Forza Italia che detto che “vigilerà” sull’Autonomia. “Il suo ruolo di bilanciamento tra esigenze del Sud e del Nord richiede questo atteggiamento – sottolinea -. Io, con il testimone della mia coscienza, credo possa stare tranquillo. Le esigenze espresse sono contenute nella legge, modificata con emendamenti e ordini del giorno di Roberto Occhiuto e del suo partito. Io intendo mantenere completamente gli impegni, inclusi quelli degli ordini del giorno”. “Ho letto Tajani con attenzione – aggiunge -. E la mia priorità è appunto quella di fare i Lep il prima possibile: i primi arriveranno entro l’anno”. “Quelli più vicini alla definizione sono ambiente, sanità, tutela dei diritti del lavoro, governo del territorio – annuncia -. Anche istruzione. Poi, oggi non so ancora dire quali matureranno prima”. “Tajani dice che bisogna procedere con il buon senso. E’ quello che applicheremo”, aggiunge Calderoni, che alla domanda se non è che la cautela di Forza Italia trovi più di una sponda in Fratelli d’Italia, risponde: “Se c’è, nei fatti io non l’ho mai trovata. Ogni volta procediamo cum grano salis, di resistenze non ne ho colte”. E sul possibile referendum, “posso dirlo? Non me ne frega niente. Le firme sono state raccolte sulle piattaforme digitali attivate dal governo. Ma questo per me rappresenta un vulnus rispetto a una Costituzione che aveva fissato il numero delle firme quando si dovevano raccogliere in cartaceo, non dal divano”. “Io temo – spiega Calderoli – che, qualunque sia il risultato, la frattura del Paese ce l’avrai. In ogni caso. Ammesso e niente affatto concesso che il referendum si celebri e passi l’abrogazione, diventerebbe automaticamente il referendum del Sud contro il Nord. Qualcuno vuole assumersi la responsabilità di spaccare il Paese? Io sono contrarissimo a uno scontro del genere, credo davvero che sia un esito che non conviene a nessuno”.
In merito al presidente Zaia, che ha chiesto subito alcune materie: “Chiedere è assolutamente legittimo, e la sua battaglia politica è sempre stata chiarissima. Mi faccia peraltro dire che il trasferimento delle competenze non è in blocco, sono singole funzioni dentro una materia. Nessun rischio per il sistema unitario del Paese. Me lo faccia dire: Zaia ha costruito insieme agli altri governatori una legge tutelativa anche del Sud. Ma una parte del Sud, per motivi ideologici, non ha voluto capirlo. Normale che oggi Zaia chieda quello che può chiedere”. Ed a proposito di Veneto ed a Forza Italia che chiede che il candidato presidente, l’anno prossimo, sia Flavio Tosi: “Chiederlo è legittimo – commenta -, non è una proposta fuori dalle righe. Peccato che il Veneto sia guidato dalla Lega e debba rimanere alla Lega. Con un leghista, non un ex leghista”. Mentre sul terzo mandato per i governatori, “alle elezioni manca un anno, e un anno è lungo – dichiara -. Le cose potrebbero cambiare”. “Io sono convinto – aggiunge – che su questo argomento, qualche riflessione in più andrebbe fatta. Zaia è un asso sul territorio, con un consenso popolare che si avvicina all’80%. Perchè rinunciarvi?”.
– foto Agenzia Fotogramma –
Politica
Orban sfida la Corte Penale Internazionale e invita Netanyahu in Ungheria
Il primo ministro ungherese Viktor Orban ha annunciato la sua intenzione di invitare il leader israeliano Benyamin Netanyahu in Ungheria, in aperto contrasto con il mandato di arresto emesso nei confronti di quest’ultimo dalla Corte Penale Internazionale (CPI). Orban ha dichiarato che la decisione della Corte non avrà alcun effetto sul territorio ungherese, segnalando la volontà di sfidare apertamente l’autorità dell’organismo internazionale.
Questo gesto riflette il consolidamento dell’alleanza tra Budapest e Tel Aviv, evidenziando la vicinanza politica tra i due leader e la condivisione di una visione comune su molte questioni globali. L’Ungheria, attualmente alla guida della presidenza di turno dell’Unione Europea, rischia però di alimentare tensioni con gli altri Stati membri, che generalmente appoggiano le decisioni della CPI e considerano l’organismo una componente essenziale del diritto internazionale.
La mossa di Orban solleva interrogativi sull’adesione degli Stati membri dell’UE alle norme della giustizia internazionale e sottolinea le crescenti divisioni all’interno dell’Unione su temi fondamentali. Il caso potrebbe rappresentare un test per la coesione europea e per l’influenza della CPI nel perseguire crimini internazionali in un contesto sempre più polarizzato.
Politica
Lettera Papa anche su Corriere dell’Umbria “Pace, la parola dimenticata”
Il Corriere dell’Umbria e gli altri quotidiani del Gruppo Corriere pubblicano oggi in apertura delle prime pagine, con il titolo “Pace, la parola dimenticata”, la lettera inviata da Papa Francesco al Nunzio apostolico in Ucraina, Visvaldas Kulbokas, per i mille giorni dall’inizio del conflitto Russia-Ucraina, riportata ieri dall’Osservatore Romano.
“Pubblichiamo questa lettera di Papa Francesco – si legge nell’introduzione – non per esprimere una presa di posizione a favore di una dell’altra parte coinvolta nel conflitto” ma “per mantenere alta l’attenzione su una tragedia che, ormai da troppo tempo si sta consumando e che, nelle ultime ore, registrato un aggravamento tale da prospettare scenari drammatici”.
“Papa Francesco – continua il Corriere – ha scelto il nome del santo di Assisi, perchè uomo di pace oltre che uomo di povertà. E’ lo stesso motivo per cui, in questo momento, il Corriere dell’Umbria non può non sottoporre all’attenzione dei suoi lettori parole e valore, anticipati otto secoli fa, dall’umbro più celebre del mondo”.
“Mai come ora – si sottolinea nell’introduzione – si avverte l’urgente necessità di pace di percorsi di dialogo e non è più solo un problema di chi ha ragione o torto”. “Siamo in bilico – conclude il Corriere dell’Umbria – sopra il punto di non ritorno”.
– foto: Agenzia Fotogramma –
Politica
Conte “Il Movimento resti progressista o dovrà trovarsi un altro leader”
“Da oggi a domenica i nostri iscritti potranno votare online e decidere quel che saremo. Abbiamo un obiettivo ambizioso, che culminerà con l’assemblea costituente di sabato e domenica: rigenerarci, scuoterci, dare nuove idee al Movimento, riaccendendo l’entusiasmo e facendo sentire tutti protagonisti del nuovo percorso. Nessuno lo ha fatto con coraggio e umiltà, come stiamo facendo noi. Mi sembra evidente che se dalla costituente dovesse emergere una traiettoria politica opposta a quella portata avanti finora dalla mia leadership, mi farei da parte. Si chiama coerenza”. Lo afferma il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, in un’intervista al quotidiano “La Repubblica”. “Ci teniamo strette le radici, dalle quali discende la radicalità delle nostre battaglie. Ma nel 2021, raccogliendo centinaia di suggerimenti, ho elaborato e messo ai voti una carta dei principi e dei valori approvata a larghissima maggioranza dalla comunità degli iscritti. E’ un manifesto progressista – aggiunge – che marca una distanza netta da questa destra che persegue la frammentazione dell’Italia, la mordacchia ai giudici, l’abbattimento degli equilibri costituzionali con una chiara deriva autocratica”.
Per Conte “se questa scelta di campo progressista venisse messa in discussione, il Movimento dovrà trovarsi un altro leader”. L’indicazione porta a un’alleanza col Partito democratico. “Su questo, la mia linea è stata molto chiara. Non ho mai parlato di alleanza organica o strutturata col Pd, non sarebbe compatibile con il dna del M5S. Ho sempre ragionato di un dialogo da coltivare con le forze del campo progressista per valutare intese, stando sempre attento a difendere la nostra identità e le nostre battaglie. Non possiamo avere paura di confrontarci anche con il Pd. Nessun iscritto al M5S aspira a lasciarsi fagocitare, ma la denuncia di questo rischio non può costituire di per sè un programma politico”. Alla domanda se spera o teme che Beppe Grillo venga al palacongressi di Roma, l’ex premier replica così: “Non lo temo. Se dovesse venire, potrà partecipare liberamente all’assemblea”. “Non mi sento isolato. Perchè io ci metto sì la faccia, ma combatto le nostre giuste battaglie accanto a tanti appassionati attivisti”.
– foto: Agenzia Fotogramma –
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