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Verona | Riconosciuto diritto a detenuto di scontare pena vicino alla famiglia
Il magistrato di sorveglianza di Verona ha accettato la richiesta presentata dal difensore di un detenuto calabrese, il quale ha chiesto di poter scontare la pena nella sua regione al fine di essere più vicino alla sua famiglia. Il detenuto, di 43 anni, attualmente si trova nel carcere di Vicenza, dove sta espiando una condanna definitiva per traffico di sostanze stupefacenti, ed è anche imputato in un altro processo a Milano sempre per lo stesso reato.
Il suo avvocato, Adele Manno del Foro di Catanzaro, si è rivolto al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria chiedendo il trasferimento in Calabria, sottolineando che la detenzione in Veneto gli impediva di mantenere i legami familiari, con gravi conseguenze per i suoi figli minori, i quali erano privati del contatto con il padre.
Anche il Garante dell’Infanzia e dell’Adolescenza della Regione Calabria, Antonio Marziale, ha sollecitato il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria ad applicare la normativa prevista in questi casi.
L’avvocato Manno, nel reclamo presentato al magistrato di sorveglianza, ha evidenziato la violazione del diritto del detenuto di avere regolari contatti con la sua famiglia, con gravi conseguenze per i figli ancora giovani. Questo contrasta con le norme dell’ordinamento penitenziario, i protocolli stabiliti tra il Ministero della Giustizia e l’Autorità Nazionale Garante dei Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, nonché con la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo che garantisce il diritto al rispetto della vita privata e familiare.
Il magistrato di sorveglianza ha accolto la richiesta del difensore del detenuto di 43 anni, riconoscendo il diritto del detenuto di essere collocato in un carcere vicino alla residenza della sua famiglia.
L’avvocato Manno ha dichiarato all’ANSA che, in presenza di diritti umani, non si può recedere di un millimetro e che è dovere coltivare ogni questione giuridica che porti al loro rispetto. Ha espresso l’auspicio che il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria dia immediata attuazione all’ordinanza del magistrato di sorveglianza.