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Roma | Lo ‘Squalo’ Capogna: La Testimonianza del Super Pentito e la Paura dei Re della Droga

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Nel processo per l’omicidio di Fabrizio Piscitelli, conosciuto come ‘Diabolik’, spicca la testimonianza di Fabrizio Capogna, detto lo ‘Squalo’. Il collaboratore di giustizia ha rivelato dettagli cruciali sulle dinamiche del narcotraffico romano, scatenando timori tra i principali narcos della Capitale.

La Testimonianza

Durante la sua testimonianza, collegato da una località protetta, Capogna ha descritto le alleanze e le rivalità nel mercato della droga. La sua dichiarazione è stata fondamentale nel processo che vede imputato Raul Esteban Calderon, accusato dell’omicidio di ‘Diabolik’, con l’aggravante del metodo mafioso e la detenzione abusiva di armi.

Gli Inizi di Capogna

Capogna ha raccontato di aver iniziato nel mondo dello spaccio a soli 18 anni, riuscendo presto a controllare una propria piazza. Ha citato diverse figure chiave come Leandro Bennato, Giuseppe Molisso, l’albanese Lolli (un grosso fornitore basato ad Amsterdam), ed Elvis Demce, descrivendo i loro ruoli e le loro ambizioni.

Il ‘Metodo Capogna’

Nel suo resoconto, Capogna ha parlato del ‘metodo Capogna’, il sistema di gestione delle piazze di spaccio che aveva sviluppato a Tor Bella Monaca. Ha anche descritto episodi di violenza legati al controllo del mercato della droga, tra cui rapine e minacce di morte.

Un episodio significativo narrato da Capogna riguarda una rapina di 10 chilogrammi di cocaina, avvenuta tra il 2017 e il 2018. Ha spiegato come, durante un appuntamento per una compravendita, tre persone armate hanno rubato droga e denaro, per un valore di 260.000 euro. Questa rapina, secondo Capogna, era legata ai conflitti tra diversi fornitori di droga.

Capogna ha descritto come i rapporti con alcuni personaggi, come Bennato e Molisso, si siano evoluti e deteriorati nel tempo. Ha parlato delle tensioni con Bennato, che cercava di imporre il proprio controllo, e della relativa stabilità nei rapporti con Molisso, anche se non esenti da conflitti.

Capogna e suo fratello Simone hanno deciso di collaborare con la giustizia nell’ottobre 2023, dopo essere stati minacciati e aggrediti. La paura di essere uccisi li ha spinti a diventare pentiti, fornendo dettagli preziosi sui meccanismi del narcotraffico romano.

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