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Rientro dei Satelliti Starlink e Altri Frammenti Spaziali verso la Terra
Una pioggia di detriti spaziali si sta dirigendo verso la Terra, ma non c’è motivo di allarme nonostante la quantità significativa. Infatti, tutti i 20 satelliti Starlink, destinati alle connessioni Internet globali, sono in fase di rientro dopo essere stati rilasciati su un’orbita sbagliata il 12 luglio a causa di un guasto al motore dello stadio superiore del lanciatore Falcon 9, anch’esso di proprietà dell’azienda di Elon Musk, SpaceX.
Situazione dei Satelliti Starlink
Secondo i dati del Comando di Difesa Aerospaziale del Nord-America (NORAD), due dei 20 satelliti sono già rientrati nell’atmosfera. Per gli altri, il rientro è previsto a breve, anche se c’è il sospetto che alcuni siano già rientrati tra il 12 e il 13 luglio senza essere catalogati. L’astrofisico Jonathan McDowell, dell’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics, ha confermato su X che si tratta di un rientro legato alla missione Starlink 9-3, con avvistamenti di frammenti nei cieli di Cile e Argentina.
Altri Rientri di Detriti Spaziali
Oltre ai satelliti Starlink, anche il grande cargo Cygnus della Northrop Grumman sta rientrando in modo controllato dopo la sua missione sulla Stazione Spaziale Internazionale per conto della NASA. Invece, lo stadio superiore del lanciatore cinese Lunga Marcia è rientrato in modo incontrollato il 12 luglio, con frammenti che sono caduti sul nord della Thailandia.
Gli Starlink, lunghi 2,8 metri, larghi 1,4 metri e pesanti circa 260 chili, non sono satelliti di grandi dimensioni. La procedura seguita in caso di rilascio su un’orbita sbagliata prevede il loro rientro immediato per ridurre i rischi di collisione. Luciano Anselmo, esperto in dinamica spaziale dell’Istituto di Scienza e Tecnologie dell’Informazione del CNR, ha spiegato che il rientro controllato non è prescritto per i satelliti Starlink, poiché SpaceX certifica che il rischio di vittime è sotto la soglia di attenzione di 1 su 10.000.
Il cargo Cygnus, invece, è programmato per un rientro controllato, con frammenti che cadono in luoghi non popolati, come l’oceano Pacifico. Questo metodo minimizza il rischio per le aree abitate. I frammenti spaziali, come quelli del lanciatore cinese, cadono frequentemente verso la Terra, disintegrandosi nell’impatto atmosferico nella maggior parte dei casi.