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Palermo | Confisca di beni per un milione di euro a esponente del mandamento mafioso di passo di rigano
La Polizia di Stato ha eseguito un’importante operazione di confisca di beni nei confronti di S.G., un esponente di spicco della famiglia mafiosa dell’Uditore, parte del mandamento di Passo di Rigano – Boccadifalco. Il valore totale dei beni sequestrati ammonta a circa un milione di euro.
Il provvedimento, emesso dal Tribunale di Palermo – Sezione Misure di Prevenzione, ha colpito un’azienda edile di proprietà del figlio di S.G., situata nel comune di Palermo, nella zona Uditore. La confisca ha riguardato l’intero patrimonio aziendale, inclusi diversi rapporti finanziari e sei autovetture. Contestualmente, a S.G. è stata applicata la sorveglianza speciale di pubblica sicurezza con obbligo di soggiorno per quattro anni e sei mesi.
La figura di S.G. è nota alle forze dell’ordine fin dagli anni ’90, quando fu condannato per associazione mafiosa. La sua stretta collaborazione con Salvatore Riina, per il quale agiva anche come autista durante la latitanza, ha consolidato il suo ruolo all’interno della mafia. Dopo la cattura di Riina nel 1993, nell’abitazione dove il boss si nascondeva furono trovati appunti che facevano riferimento anche alla famiglia di S.G.
Negli anni, S.G. è stato al centro di numerose indagini che hanno messo in luce la sua partecipazione attiva alla spartizione degli appalti pubblici gestiti da Cosa Nostra. Già negli anni ’90, S.G. e suo fratello erano stati soggetti a misure di prevenzione, inclusa la confisca di beni, a causa del loro coinvolgimento in attività imprenditoriali legate alla mafia.
Le indagini recenti, comprese quelle dell’operazione “New Connection” del luglio 2019, hanno ulteriormente confermato il ruolo preminente di S.G. all’interno della struttura mafiosa. In seguito a queste indagini, S.G. è stato condannato in primo grado a 11 anni e 8 mesi di reclusione per intestazione fittizia di beni e associazione mafiosa.
La società edile al centro della confisca odierna era stata costituita nel 2006 da S.G. insieme alla moglie e trasferita al figlio nel 2008. Nonostante il passaggio di proprietà, S.G. ha continuato a gestire l’azienda, occupandosi di procurare lavori, acquistare beni strumentali, assumere operai e mantenere i rapporti con clienti e fornitori.
Le indagini patrimoniali condotte dalla Questura di Palermo hanno permesso di individuare i beni sequestrati, formalmente intestati ai familiari di S.G., ma di fatto riconducibili a lui. Grazie alla sua posizione di rilievo in Cosa Nostra, S.G. ha potuto investire ingenti capitali di provenienza illecita per l’acquisizione di questi beni.