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Bari | Sfruttavano lavoratori vantando legami con affiliati ai clan camorristici
Nel corso degli anni, sarebbero stati reclutati e sfruttati 68 lavoratori (66 italiani e 2 stranieri), pagati approssimativamente 4,60 euro l’ora (in nero, contravvenendo agli 11 euro l’ora stabiliti dalla legge) per svolgere mansioni nelle campagne della provincia di Bari.
Secondo quanto evidenziato dai carabinieri in un comunicato, questi lavoratori erano soggetti a minacce da parte dei caporali, i quali vantavano legami con affiliati ai clan camorristici di Bari. Per questo motivo, due persone – un uomo e una donna – sono state arrestate e 12 titolari di azienda sono stati indagati per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro nell’ambito dell’indagine “Caporalis”, che ha coinvolto le campagne baresi nel periodo tra maggio e luglio 2021.
Le indagini hanno rivelato “l’esistenza di una struttura ben organizzata di soggetti”, cioè i due arrestati e i 12 titolari di dieci aziende agricole (sanzionate), che avrebbero collaborato tra di loro per reclutare e impiegare manodopera mediante intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, violando le norme di sicurezza nei luoghi di lavoro.
Le aziende si sarebbero rivolte ai due caporali per reclutare manodopera da sfruttare nelle campagne, coinvolgendo i comuni baresi di Cassano Murge, Turi, Acquaviva delle Fonti e Rutigliano. Le indagini sono scattate a seguito della denuncia di una donna, vittima dello sfruttamento, ai carabinieri di Cassano Murge. Queste indagini hanno permesso di documentare trasferimenti di denaro tra i caporali e i titolari d’azienda e di sequestrare i libri mastro usati dagli intermediari per registrare la presenza dei lavoratori, “note indispensabili – come riportato dai carabinieri – per contabilizzare la loro attività illecita”.