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Come l’Arabia Saudita ha riempito uno stadio vuoto pagando spettatori per assistere alle NextGen Finals

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Lo scorso anno, in occasione delle Next Gen ATP Finals, gli organizzatori dell’evento a Gedda, in Arabia Saudita, si sono trovati a dover affrontare una bassa affluenza di pubblico, nonostante il torneo fosse un’importante vetrina internazionale. L’arena, moderna e ben progettata, appariva stranamente vuota durante le prime fasi del torneo, tanto che gli organizzatori hanno dovuto ricorrere a un espediente per nascondere il deserto degli spalti: abbattere l’illuminazione per rendere l’arena più scura e meno visibile.

Alla fine del torneo, però, l’atmosfera è cambiata drasticamente, con le luci che hanno illuminato uno stadio apparentemente pieno. Questo cambiamento improvviso è stato il risultato di una scelta audace da parte degli organizzatori: reclutare persone pagate per riempire i posti vuoti. L’iniziativa ha coinvolto centinaia di residenti locali, che sono stati assunti tramite gruppi WhatsApp per assistere all’evento in cambio di un compenso di circa 27 dollari per quattro ore di presenza. Questi spettatori “a pagamento” erano istruiti a mantenere il silenzio sugli spalti e a non interagire con le attività promozionali fuori dall’arena.

Questa pratica ha sollevato interrogativi sull’autenticità degli eventi sportivi in Arabia Saudita, dove il tennis è ancora lontano dall’essere uno sport popolare tra la popolazione locale. Nonostante l’investimento economico e il tentativo di attrarre star internazionali, gli eventi tennistici nel paese non sembrano essere riusciti a generare un seguito di pubblico genuino. Tuttavia, l’Arabia Saudita continua a puntare su eventi sportivi di alto livello come strumento per migliorare la propria immagine internazionale e promuovere un processo di modernizzazione, anche se a scapito dell’autenticità dell’esperienza sportiva.

Questo episodio, in cui la folla è stata in parte “costruita” artificialmente, riflette il difficile equilibrio che il paese sta cercando di mantenere tra l’aspirazione a diventare un hub sportivo globale e la realtà di un pubblico che non sempre risponde alla sua offerta.

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