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Genova | Toti non risponde al gip Faggioni in un tribunale off limits, ora si studiano le carte
Tutto come previsto. A tre giorni dal clamoroso arresto il presidente della Regione Liguria Toti ha preferito non rispondere alle domande del gip Paola Faggioni che aveva firmato l’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari. Il governatore è entrato a palazzo di giustizia in auto per evitare di essere visto dai giornalisti presenti. E’ salito al terzo piano, oggi interdetto per lavori, con tanto di cartelli che delimitano l’area. Una situazione che ha suscitato polemiche tra i cronisti i quali sostengono che non ci sia alcun lavoro in corso e che si tratti di una misura di sicurezza per l’interrogatorio mai vista prima.
Ora sarà Stefano Savi, il suo legale, a studiare le carte per dimostrare che la posizione del governatore è regolare. Entrando nel merito il legale aveva già spiegato in questi giorni che “non c’è stata nessuna anomalia nella spesa né a titolo personale né a nessun altro titolo. La tracciabilità dei denari sia in entrata che in uscita è totale. In entrata, sono gli stessi atti che ce lo dicono, non è contestato nulla in relazione a fatti che non siano assolutamente rientranti nelle normative di legge, che prevedono che tutto avvenga nella maniera più trasparente possibile, e così è stato – precisa l’avvocato Savi- abbiamo anche la possibilità di dimostrare che questi denari sono tutti stati spesi per necessità di tipo politico connesse all’attività del presidente e delle persone che lavoravano con lui o che avevano connessioni politiche con lui”.
In questi giorni ai domiciliari Giovanni Toti si è immerso anche lui nella lettura degli atti in modo da conoscerli. “Umanamente è chiaro che queste sono cose che segnano, però l’ho trovato molto reattivo nel senso che si è impegnato fin da subito – dice il legale – Ha avuto una prontezza di spirito non da poco per essere lucido quanto è necessario per affrontare la difesa”.
Nel frattempo tra i soldi per cui è stato chiesto il sequestro preventivo ci sono anche 120 mila euro che Esselunga ha pagato per la pubblicità sulla Terrazza Colombo di Genova. Secondo gli inquirenti, si tratterebbe di un “finanziamento illecito” alla Lista Toti, in cambio dello sblocco di due pratiche pendenti in regione. Per questa vicenda, oltre al governatore, sono indagati il suo capo di gabinetto Matteo Cozzani e il consigliere di amministrazione della società Francesco Moncada.