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Economia

Sogin, l’assemblea approva il bilancio 2023. Utile di 1,2 milioni

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L’Assemblea degli Azionisti di Sogin ha approvato il Bilancio di Gruppo al 31 dicembre 2023; si tratta del primo Bilancio del Consiglio di Amministrazione che si è insediato il 3 Agosto 2023, guidato dal Presidente Carlo Massagli e dall’Amministratore Delegato Gian Luca Artizzu.
Il bilancio d’esercizio di Sogin chiude con un utile pari a 1,2 milioni di euro (nel 2022 l’utile era pari a 0,9 milioni di euro); il valore della produzione si attesta a circa 212,9 milioni di euro, in diminuzione rispetto ai circa 276,9 milioni di euro realizzato nel 2022 che, tuttavia, presentava un dato eccezionale e non ricorrente dovuto alle attività legate alla gestione del Ciclo del Combustibile. L’EBITDA si attesta circa su 19,1 milioni di euro (nel 2022 pari a 21,8 milioni di euro).
Anche Nucleco, la società controllata del Gruppo, chiude con un utile pari a 2,4 milioni di euro (-0,51 milioni nel 2022) ed il valore della produzione è pari a circa 39,8 milioni di euro, in aumento rispetto all’anno precedente (30,5 milioni nel 2022).
I risultati aziendali complessivi vedono, dunque, il Gruppo Sogin ritornare all’utile di esercizio, pari a 3,6 milioni di euro contro la perdita di 0,926 milioni di euro dell’esercizio precedente. L’EBITDA passa da 22,75 milioni di euro a 25,44 con un incremento di circa l’11,8% e l’EBIT, negativo nell’esercizio 2022, pari a -168 k€, ritorna in positivo a 2,59 milioni di euro.
Nel 2023 Sogin ha realizzato un volume di attività di decommissioning nucleare (costi di avanzamento) pari a circa 104,5 milioni di euro in aumento rispetto al 2022 di circa il 18 %, mentre l’avanzamento fisico cumulato al 31 dicembre 2023 del programma di decommissioning nucleare passa al 43,36 %, avanzando di 3,98 punti percentuali rispetto al 2022.
“Il 2023 è stato un anno di particolare complessità, per un insieme di fatti relativi al settore, da un lato, e, dall’altro, interni all’Azienda che ha vissuto un cambiamento di governance ed una conseguente revisione organizzativa – si legge in una nota -. Per quanto riguarda il settore in cui opera Sogin, si registra una ripresa importante dell’interesse pubblico sul nucleare civile, per effetto degli scenari energetici dettati dall’agenda energetica internazionale e grazie ad una serie di iniziative politiche alle quali si sono aggiunte iniziative da parte di associazioni private di sostenitori e cultori del tema, alle quali Sogin contribuisce per rappresentare il valore delle competenze tecniche che può essere naturalmente messo a servizio di questo rinnovato interesse verso il settore. Per quanto riguarda le attività legate al Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi e al Parco Tecnologico (DNPT), dopo la consegna al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, a luglio 2023, della proposta di Carta Nazionale delle Aree Idonee alla localizzazione del DNPT è seguita, a dicembre 2023, la pubblicazione dell’elenco delle Aree Idonee con conseguente pubblicazione, a febbraio 2024, del decreto che introduceva la possibilità delle autocandidature. Il decreto-legge n.181/2023, inoltre, ha nei mesi precedenti, previsto che fosse Sogin a predisporre un programma di incentivazione diretto a beneficio delle collettività ospitanti il DNPT”.

– Foto ufficio stampa Sogin –

Economia

Imprese italiane, quali sono le difficoltà nel ridurre i costi aziendali

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Sempre più frequentemente, le aziende vanno incontro alla necessità di riduzione dei costi, sia fissi che variabili. Si tratta di una criticità che può riguardare indistintamente tutti i tipi di impresa, dalle piccole alle grandi. Le più colpite, tuttavia, sono le PMI. L’argomento è delicato e molto diffuso: basti pensare che parliamo di circa 211mila aziende che contribuiscono al 41% dell’intero fatturato dell’Italia, oltre che del 33% dell’insieme degli occupati nel privato.

In ogni impresa, sia grande, media o piccola, i costi incidono in maniera diretta sul profitto: quest’ultimo deriva dalla sottrazione tra fatturato (guadagno) e costi sostenuti dalle aziende. In questo senso, dunque, la necessità di ridurre le spese può emergere per diversi motivi: può essere una risposta immediata a un momento di forte crisi aziendale, ma anche una strategia per aumentare i profitti.

Bisogna tenere presente, però, che ridurre i costi non è necessariamente sinonimo di “taglio”. Ogni costo è destinato a una potenziale risorsa, quindi “tagliare” una spesa equivale a una rinuncia ad alcune risorse, che possono essere di diverso tipo. Per questo motivo, in casi del genere è opportuno agire con la massima cautela e accortezza, in modo da tutelare la propria impresa, i propri dipendenti e la propria reputazione aziendale.

Non è affatto raro, come vedremo, andare incontro a pesanti difficoltà nel decidere quali sono i costi da ridurre. Innanzitutto, occorre sottolineare che esistono diverse aree che possono essere soggette alla riduzione dei costi e – di conseguenza – svariate risorse e processi aziendali possono andare incontro a un decremento di azione, a un depotenziamento o addirittura a un azzeramento.

Tipiche modalità per ridurre i costi: dai dipendenti al marketing

Una delle modalità tipicamente attuate è quella di agire direttamente sui dipendenti, visto che le spese per il costo del personale in Italia sono ingenti. Le azioni intraprese possono corrispondere a un licenziamento oppure alla cassa integrazione. Il ritorno immediato in termini puramente finanziari a breve termine è possibile (anche se c’è da sostenere la spesa del Tfr, che può essere anche molto elevata), ma bisogna sottolineare gli svantaggi che possono determinarsi a medio e lungo termine.

Sacrificare un dipendente che normalmente apporta un contributo ma deve rispondere direttamente della crisi aziendale non è esattamente un comportamento lodevole dal punto di vista etico e professionale, ma soprattutto non corrisponde a un’adeguata strategia manageriale, in quanto l’azienda può perdere in termini di efficacia e reputazione, aumentando malcontento e timore fra gli altri dipendenti, creando dunque ambiente e condizioni di lavoro per niente ottimali.

Altre aree nelle quali si può agire dipendono direttamente dal tipo di impresa in questione. Se l’azienda produce beni tangibili e materiali, si può pensare di utilizzare materie prime più economiche, ma questo comporta un downgrade dal punto di vista della qualità del prodotto.

Un’ulteriore soluzione spesso individuata è quella di tagliare il budget per attività come marketing e comunicazione. Questo tipo di comportamento trova spiegazione nel fatto che gli imprenditori sono consapevoli dell’importanza di queste strategie in termini di visibilità (e si tratta di investimenti inizialmente avallati, d’altronde), ma non è sotto i loro occhi il ritorno immediato in fatto economico di tali attività. Tuttavia, bisogna specificare che un’impresa ben organizzata è in grado di calcolare o stimare i profitti generati grazie alle attività di comunicazione, che – se organizzate e attuate in maniera efficace – ricoprono un ruolo chiave per il profitto aziendale.

Dopo aver elencato alcune soluzioni tipicamente adottate dagli imprenditori per ridurre i costi aziendali, presentandone anche gli svantaggi, si può adesso passare al modo in cui questi problemi possono essere superati e tramite quali modalità, presentando un altro approccio e fornendo alcuni esempi in merito.

Il piano di gestione dei costi

Il primo passo da compiere consiste in un cambio di prospettiva ad ampio raggio: l’opzione ideale, infatti, non corrisponde al taglio indiscriminato e “cieco” dei costi (cost cutting), ma ad attente riflessioni sugli ambiti nei quali le spese vengono dirottate, con l’individuazione di punti di forza e punti deboli (cost management). In questo senso, è indispensabile non agire in maniera impulsiva, bensì adottare un piano di gestione e riduzione dei costi aziendali, sviscerando e analizzando con attenzione tutte le branche e le specificità della propria impresa, insieme alle spese che vengono abitualmente sostenute.

Il lavoro di pianificazione è complesso, ma – rispetto all’approccio precedente – le prospettive saranno più vantaggiose a lungo termine. Innanzitutto, serve un preciso calcolo di tutte le spese sostenute con le varie tipologie: fissi, variabili, di gestione. Già dopo questo passo, sarà possibile individuare le aree in cui si spende più del necessario, oppure inutilmente. Ovviamente, però, non si tratta di un’azione semplice e a questo proposito esistono dei professionisti che affiancano le aziende e i datori di lavoro proprio in questo tipo di operazioni, con studi finalizzati a verificare i margini di miglioramento e a far sì che tutti i processi aziendali mantengano la loro efficienza. Fra queste, Profitalia è esperta nelle strategie che consentono di gestire al meglio i costi, tramite un servizio di affiancamento costante alle aziende volto a garantirne tanto il successo quanto la crescita sostenibile.

Il potenziale delle PMI italiane, d’altronde, esiste ma è per larga parte inespresso. Secondo il report “A microscope on small business” (maggio 2024) realizzato da un pool di esperti del McKinsey Global Institute, è emerso che se si portasse la produttività delle Pmi italiane allo stesso livello di quelle dei “campioni” di produttività degli altri Paesi, si otterrebbe un incremento del Pil del +6,4%. Si tratta, dunque, di trovare la strategia giusta per ottimizzare le proprie risorse.

Conclusioni

Spesso si identifica in maniera affrettata la necessità di riduzione dei costi aziendali con i tagli drastici al personale o ad alcuni processi chiave, perdendo così in termini di risorse e di efficacia. Questo può avere un ritorno economico nell’immediato, ma a medio e lungo termine – se non c’è uno studio approfondito alla base – le conseguenze negative possono essere devastanti in termini di efficienza aziendale e condizioni di lavoro.

La strada migliore è quella di ottimizzare i costi, con un piano di gestione efficace degli stessi, in modo da avere prospettive più vantaggiose a lungo termine. Così facendo, sarà possibile individuare alcune aree in cui si verificano palesi sprechi in termini economici, riducendo i costi in quel settore oppure decidendo di reindirizzare il budget verso aspetti aziendali ritenuti più strategici, implementando un piano per attuare processi migliorativi tanto per l’azienda, quanto per i dipendenti.

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Fava “INPS cambierà con welfare generativo, IA e silver economy”

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Ogni giorno più di 5 milioni di cittadini entrano in contatto con l’INPS, che serve oltre 52 milioni di utenti e gestisce la quasi totalità della previdenza italiana, assicurando la maggior parte dei lavoratori autonomi e dei dipendenti del settore pubblico e privato. In futuro “i servizi dell’Inps cambieranno in positivo: andremo sempre più verso la personalizzazione e un welfare ‘generativò durante tutto il ciclo di vita dei cittadini. L’idea che stiamo portando avanti, anche grazie alla tecnologia, è fornire servizi sempre più efficienti, facili, intuitivi e soprattutto contestualizzati. L’INPS deve essere aperto, facile e accogliente, il core business è settare servizi a regola d’arte” e “questo sarà il focus del mio mandato: cercheremo di rispondere alle esigenze di tutti”. Lo ha detto il presidente dell’Inps, Gabriele Fava al Tg1 Mattina.

Solo nel 2023 sono stati effettuati 625 milioni di servizi in digitale e “l’INPS è uno degli istituti più avanzati: stiamo implementando e migliorando sempre di più l’introduzione dell’intelligenza artificiale nella nostra struttura a favore dei cittadini. E’ uno strumento evoluto, migliorabile, che renderà i dati certi” e “sarà un acceleratore e un facilitatore dei servizi e delle competenze, perchè sarà utilizzata su attività ripetitive. Più si occuperà di attività ripetitive, più le risorse che abbiamo saranno valorizzate, perchè si occuperanno di attività complesse, in tempi ragionevoli e accettabili”. Nel 2050, gli over 65 saranno oltre il 35% della popolazione. “Ci stiamo attivando proprio per scongiurare proiezioni” negative: “sarà importante la ‘Silver Economy’, l’economia degli over 60-65, che genererà servizi per questa categoria dei ‘diversamente giovanì che vogliono restare ancora attivi, ma contemporaneamente creerà occupazione e nuovi mestieri”, ha aggiunto Fava.

L’Inps ha “totale consapevolezza” del tema della denatalità e “stiamo puntando tantissimo sui giovani: se vogliamo arrivare ad un sistema pensionistico sostenibile, dobbiamo aumentare la base occupazionale quindi andare sulle politiche attive. Partirà a breve una campagna di educazione previdenziale, perchè i giovani saranno i nostri futuri contribuenti. Più contribuenti, più contributi”. L’Istituto “funziona e servirà sempre meglio i nostri 52 milioni di utenti”. Al momento, i conti “sono assolutamente in equilibrio, abbiamo chiuso con un saldo positivo. Questa cosa ci dà parecchia fiducia e ci sprona a migliorare sempre di più l’Istituto, anche sotto il profilo finanziario”, ha concluso.

foto: Agenzia Fotogramma

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Economia

Acea festeggia 115 anni di storia, Palermo “Investire sull’acqua”

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Un lavoro “lungo 115 anni che non si è mai interrotto, anche durante le guerre”. Con queste parole la presidente di Acea, Barbara Marinali, ha aperto le celebrazioni al Salone delle Fontane dell’Eur a Roma per i 115 anni dell’azienda, alla presenza tra i molti del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. “In futuro non cambieremo mentalità – ha promesso la presidente – spirito di servizio e senso di responsabilità”. Le celebrazioni sono state impreziosite dal coro del Teatro dell’Opera di Roma e dalla presentazione del nuovo logo Acea.
“Acea rappresenta una straordinaria realtà italiana ed è orgoglio di Roma”, ha aggiunto il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, che ha ricordato come l’azienda abbia “accompagnato lo sviluppo dell’economia e la modernizzazione della nostra città.

Anche oggi resta l’intento duplice: la spinta verso l’innovazione e la garanzia di accesso per tutti sui beni comuni”.
Dal ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, sono arrivati i complimenti: “Acea è cresciuta fino a diventare una delle multiutility di riferimento nel panorama italiano, è fortemente coinvolta e impegnata nella transizione ecologica. Da ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica non posso che plaudire all’impegno che l’azienda pone per la sostenibilità in tutti i settori di sua competenza”. Anche il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida ha lodato Acea, “punto di riferimento per lo sviluppo del sistema idrico, portatore di idee e proposte che possono migliorare ciò che abbiamo”.

L’amministratore delegato e direttore generale Acea, Fabrizio Palermo, ha invece ricordato alcuni numeri dell’azienda: primo operatore idrico in Italia, secondo in Europa, 12 milioni di clienti in Italia, quasi 25mila km di rete fognaria e più di 1300 depuratori.
“L’acqua – ha sostenuto – è oggi diventata la risorsa principale. Per l’intera Europa nei prossimi anni sarà priorità rispetto ad altre geografie mondiali. Purtroppo oggi c’è mano acqua ma ogni euro investito nel settore idrico ha un moltiplicatore di tre volte”.

– foto ufficio stampa Acea –

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