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Economia

Nel 2025 100 nuovi regionali di Trenitalia per 850 milioni di euro

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ADN24

Cento nuovi treni regionali nel 2025, per un investimento economico di 850 milioni di euro e oltre 430 milioni di viaggiatori stimati. In cifre, il 2025 per il Regionale di Trenitalia si apre all’insegna della crescita in linea con quanto previsto dal Piano strategico 2025-2029 del Gruppo FS Italiane.
Grazie ai Contratti di Servizio con le Regioni e Province Autonome, committenti del servizio, nel 2024 sono stati consegnati 540 treni di nuova generazione che, sommati ai 335 già acquistati in precedenza, porta a 875 il numero dei nuovi treni in circolazione. Numero destinato a crescere poichè, con le ulteriori consegne previste fino al 2027, Regionale potrà contare su 1.061 nuovi convogli, pari all’80% dell’intera flotta rinnovata, per un investimento complessivo di sette miliardi di euro.
Tra le principali novità in vigore dal mese di gennaio, l’indennizzo automatico per coloro che hanno acquistato il Biglietto Digitale Regionale: in caso di ritardo del treno, i passeggeri riceveranno automaticamente – senza dover fare alcun tipo di richiesta – l’indennizzo da ritardo entro 30 giorni.
Riprende, inoltre, la nuova edizione di “X-GO”, il programma loyalty che, dopo il successo del 2024 chiuso con oltre un milione di iscritti, quest’anno permetterà di accumulare i punti più facilmente poichè ne verranno assegnati due ogni euro speso per viaggiare.
Infine, l’iniziativa “Viaggi in Regionale” realizzata in collaborazione con Lonely Planet e dedicata ai panorami italiani da scoprire con i collegamenti Line del Regionale. Si tratta di una guida che esplora cinque itinerari (Tuscany Line, Trasimeno Line, Trabocchi Line, Salento Line e Taormina Line) che propongono esperienze eno-gastronomiche e naturalistiche in tipico stile Lonely Planet, da raggiungere comodamente in treno anche grazie alla Promo Italia in Tour che, nelle sue varianti 3 e 5 giorni, consente viaggi illimitati sui treni di Trenitalia.
In occasione del Giubileo 2025, per facilitare gli spostamenti dei pellegrini che raggiungeranno Roma, è stata attivata, in collaborazione con ATAC, la vendita dei biglietti Metrebus sull’APP Trenitalia, per viaggiare sui mezzi pubblici della Capitale e della sua area metropolitana. Inoltre, sono state aggiunte nuove corse al Leonardo Express con partenze da Roma Termini fino alle 23:35 e dall’Aeroporto di Fiumicino fino alle 00:23.
Per incentivare l’utilizzo del Regionale anche in occasione di viaggi spirituali e pellegrinaggi, Trenitalia ha realizzato – in collaborazione con Opera Romana Pellegrinaggi – un travel book sul patrimonio di cattedrali, chiese e santuari che è possibile raggiungere comodamente in treno. L’iniziativa editoriale si concentra in particolare su venti destinazioni tra le principali mete di culto.
Nel 2024 sono stati 415 milioni i passeggeri del Regionale, 8 milioni in più rispetto all’anno precedente. Circa il 45% del totale dei passeggeri ha scelto il Regionale per motivi di svago e turismo.
Tra i traguardi più importanti dell’anno appena trascorso c’è la nascita del nuovo brand Regionale, caratterizzato dal rinnovo della flotta all’insegna della sostenibilità.
Sono aumentati i collegamenti intermodali del servizio Link del Regionale – treno+bus e/o treno+nave – arrivando ad essere circa 200 in tutta Italia, per un servizio ancora più capillare in grado di raggiungere anche le località dove non arriva il treno.
Il 2024, inoltre, ha visto un maggiore utilizzo del Biglietto Digitale, che oggi rappresenta il 43% dei biglietti di corsa semplice venduti e che consente di ricevere informazioni sul viaggio in tempo reale.
Infine, l’attivazione di Tap&Tap – il nuovo sistema di pagamento, rapido e digitale – che, dopo il Veneto, è stato introdotto anche lungo le tratte che collegano con gli aeroporti (Fiumicino, Torino, Cagliari e Palermo) e sulle linee Firenze-Pisa-Livorno e Torino-Bardonecchia.

Economia

Anno difficile per Stellantis: drastico calo della produzione in Italia

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Il 2024 è stato segnato come un anno particolarmente negativo per Stellantis, con un significativo calo della produzione nei suoi stabilimenti italiani, il più basso dal 1956. Secondo il report della Fim-Cisl, la produzione complessiva di auto e furgoni si è ridotta del 36,8%, passando da 751.384 unità nel 2023 a soli 475.090 nel 2024. La situazione è stata particolarmente grave a Mirafiori con un calo del 69,8%, seguito da Melfi con una riduzione del 63,5%.

Questa riduzione ha avuto impatti diretti anche sulle immatricolazioni che hanno visto un decremento del 9,9% rispetto all’anno precedente, con una conseguente riduzione della quota di mercato del 3%. Le previsioni non sembrano promettenti, con attese di continui cali di produzione anche per il 2025, come confermato dal responsabile europeo del gruppo, Jean Philippe Imparato.

Il sindacato ha messo in luce la necessità urgente di prorogare gli ammortizzatori sociali per mitigare l’impatto sui lavoratori, stimando che circa 25.000 posti di lavoro tra Stellantis e l’indotto sono a rischio. Il calo della produzione è stato accompagnato da numerosi stop produttivi presso vari stabilimenti, con il settore automobilistico che subisce le pressioni della transizione verso l’energia elettrica e la digitalizzazione.

In risposta a questa situazione critica, Stellantis ha promesso investimenti per due miliardi di euro e acquisti per sei miliardi di euro dai fornitori italiani per il 2025. Tuttavia, permangono incertezze riguardo iniziative cruciali come la Gigafactory e il rilancio di Maserati, con il sindacato che richiede un dialogo approfondito sia con l’azienda che con il governo.

A livello europeo, la crisi del settore automobilistico sarà al centro di una manifestazione a Bruxelles il prossimo 5 febbraio, organizzata da IndustriAll Europe, per sollecitare risposte coordinate alla crisi che affligge tutti i produttori di automobili. La Fim-Cisl critica inoltre la decisione del governo di ridurre i fondi destinati al settore auto, sottolineando l’insufficienza delle misure nazionali di fronte a una crisi di portata continentale.

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Nel III trimestre deficit/Pil in calo al -2,3%

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Nel terzo trimestre 2024 l’indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche in rapporto al Pil è stato pari al -2,3% (-6,3% nello stesso trimestre del 2023). Lo rileva l’Istat.
Il saldo primario delle AP (indebitamento al netto degli interessi passivi) è risultato positivo, con un’incidenza sul Pil dell’1,7% (-2,8% nel terzo trimestre del 2023).
Il saldo corrente è stato anch’esso positivo, con un’incidenza sul Pil dell’1,9% (1,6% nel terzo trimestre del 2023).
La pressione fiscale è stata pari al 40,5%, in aumento di 0,8 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è cresciuto dello 0,6% rispetto al trimestre precedente, mentre i consumi sono cresciuti dell’1,6%.
La propensione al risparmio delle famiglie consumatrici è stata pari al 9,2%, in diminuzione di 0,8 punti percentuali rispetto al trimestre precedente.
A fronte di un aumento dello 0,2% del deflatore implicito dei consumi, il potere d’acquisto delle famiglie è cresciuto rispetto al trimestre precedente dello 0,4%.
La quota di profitto delle società non finanziarie, pari al 42,4%, è diminuita di 0,3 punti percentuali rispetto al trimestre precedente.
Il tasso di investimento delle società non finanziarie, pari al 21,7%, è diminuito di 0,4 punti percentuali rispetto al trimestre precedente.
-foto ufficio stampa Istat –

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Gas, Pichetto “Stoccaggi sfiorano l’80%, per l’Italia nessun problema”

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“Per quanto riguarda la quantità di gas tranquillizzo tutti: non abbiamo problemi, in questo momento abbiamo uno stoccaggio che sfiora l’80%, pertanto riusciamo a fare fronte al passaggio invernale”. Così il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, a Radio Radicale. Per quanto riguarda i prezzi “ci sono alcuni rischi di speculazione, ma secondo molti analisti li abbiamo già scontati nell’ultimo mese”, aggiunge.
“Credo che l’Ue dovrebbe a questo punto rinnovare l’eventuale price cap, e lo abbiamo chiesto, non a 180 euro come era in precedenza ma a 50-60. Questo significa anche porre un freno ad operazioni puramente finanziarie che non c’entrano nulla con la materia prima ma che poi pesano su famiglie e imprese”, sottolinea il ministro.

– Foto Agenzia Fotogramma –

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