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Economia

Il G7 e l’economia globale: prospettive di resilienza e segnali di ottimismo

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L’incontro dei ministri finanziari e dei governatori delle banche centrali del G7 ha messo in luce la resilienza dell’economia globale, con uno scenario di “soft landing” che continua a essere considerato il più probabile. Nonostante ciò, è stato sottolineato che i rischi al ribasso per le prospettive economiche sono rimasti e sono aumentati negli ultimi mesi, indicando che la situazione richiede attenzione e monitoraggio costante.

Il comunicato finale, redatto al termine della riunione presieduta dal ministro dell’Economia italiano Giancarlo Giorgetti e dal governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta, ha evidenziato come l’inflazione abbia mostrato segni di rallentamento grazie a una politica monetaria ben calibrata. Questo risultato è stato accolto con favore, poiché rappresenta un passo importante verso la stabilità economica.

In un contesto di crescente ottimismo, Giorgetti ha commentato che le valutazioni positive da parte delle agenzie di rating sono una testimonianza dell’operato responsabile del governo italiano. Recentemente, l’agenzia Dbrs ha confermato il rating BBB dell’Italia, alzando il trend da stabile a positivo. Anche S&P e Fitch hanno fornito una valutazione simile, con S&P che ha confermato il rating BBB e Fitch che ha migliorato l’outlook a positivo.

Questi riconoscimenti da parte delle agenzie di rating rappresentano un segnale incoraggiante per l’Italia e indicano una crescente credibilità nel panorama economico internazionale. Tuttavia, i leader del G7 rimangono vigili e consapevoli delle sfide che ancora permangono, riconoscendo la necessità di un approccio coordinato per affrontare le incertezze economiche future.

Economia

Il Sud cresce più del doppio del Nord ma preoccupa lo spopolamento

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Nel 2024 i consumi, complessivamente, superano di circa 17 miliardi il livello pre-Covid, ma rispetto al 2023 non mostrano segnali di ripresa significativa (+0,5% contro l’1% del 2023) e risultano in rallentamento in tutte le Regioni ad eccezione di Liguria e Umbria, dove crescono rispettivamente di 7 e 4 decimi di punto, e del Molise dove sono stabili; per quanto riguarda il Pil, nel 2024 la stima è di una crescita dello 0,8% (al ribasso rispetto al +0,9% stimato ad agosto); a livello territoriale, tuttavia, il Mezzogiorno cresce più del doppio rispetto al Nord (nel 2024 +1,2% contro il +0,5%), ma i consumi al Sud mostrano una maggiore debolezza con un +0,4% per il 2024, a fronte dello 0,5% del Nord; l’ampio divario tra le due macro aree è confermato dai dati relativi al Pil pro capite, che registra uno scarto superiore ai 18.000 euro (21.714 euro al Sud contro i 39.786 euro al Nord), e dalla debole dinamica demografica che nel Mezzogiorno rappresenta un ulteriore elemento di criticità strutturale: la popolazione del Sud, infatti, ha subito una riduzione di circa 161.000 unità tra il 2022 e il 2024, a fronte di un incremento di 125.000 unità al Nord, contribuendo a limitare le potenzialità di sviluppo delle regioni meridionali. Questo rallentamento testimonia un tessuto economico ancora fragile, nonostante il contributo positivo del turismo straniero, che ha sostenuto la domanda in alcune regioni di quest’area del Paese. Sono i principali risultati che emergono dall’analisi dell’Ufficio Studi di Confcommercio sulle economie regionali.

L’aggiornamento delle stime regionali relative al prodotto lordo e ai consumi sul territorio (questi ultimi effettuati sia da italiani che da stranieri) e le evidenze statistiche relative ai primi due trimestri del 2024 confermano la sensazione che, in Italia, il circuito redditi-fiducia-consumi si sia in qualche modo inceppato: i maggiori redditi disponibili reali, dovuti alla crescita dell’occupazione, agli effetti dei rinnovi contrattuali e al calo drastico dell’inflazione, non si sono ancora tradotti in maggiori consumi. E’ il punto debole dell’attuale congiuntura economica.
Le criticità nella dinamica dei consumi sul territorio, nonostante il positivo contributo del turismo degli stranieri, si vedono bene dall’esiguo tasso di variazione reale della spesa per il 2024. Una crescita di mezzo punto percentuale non è certo un’indicazione confortante. Questa valutazione è coerente con un abbassamento della stima sulla variazione del PIL per il 2024, a 0,8%, dallo 0,9% di agosto scorso. La distribuzione regionale dei tassi di variazione del PIL evidenzia, sia nel 2023 sia nel 2024, migliori performance del Mezzogiorno rispetto al Nord.
Viene confermato anche per il Sud il problema della scarsa dinamica dei consumi. Infatti, nonostante i consumi siano tornati, complessivamente, ai livelli pre-Covid, nel biennio, in generale, la propensione marginale al consumo sembrerebbe incagliata, mediamente, attorno a valori tra 0,3 e 0,4, calcolata su dati aggregati su base regionale.

Emerge inoltre un certo recupero relativo del PIL, fenomeno, tuttavia, influenzato dalla dinamica negativa della popolazione nel Mezzogiorno: stime preliminari indicano una perdita di popolazione per l’Italia, nel complesso, di 38mila unità nel confronto tra 2024 e 2022, con una crescita, nel medesimo periodo, di 125mila unità al Nord e una riduzione di 161mila unità nel Mezzogiorno.
Pertanto, al di là del risultato del rapporto tra Prodotto e popolazione, “resta il fatto che la demografia nel Mezzogiorno è un fattore strutturale di fragilità – sottolinea Confcommercio -. Affinchè si riducano i divari in termini monetari assoluti, è necessario che il rapporto tra le variazioni del PIL pro capite tra area povera e area ricca sia superiore al rapporto tra i livelli medi della medesima grandezza (sempre il PIL pro capite), cosa che, appunto è verificata sia per il 2023 sia per il 2024. D’altra parte, la riduzione del divario è piuttosto esigua (meno di 350 euro reali pro capite nel biennio come risulta dai dati nella penultima riga) mentre il divario anche nel 2024 resta superiore ai 18mila euro ai prezzi del 2020”.

“L’economia italiana è in una fase complessa: il Sud cresce più del Nord, ma il divario resta ancora ampio. Preoccupano, in generale, la crisi demografica e la debolezza dei consumi: c’è un problema di fiducia, nonostante l’aumento dei redditi reali – spiega il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli -. Occorre più coraggio nella revisione della spesa pubblica, per poter alleggerire il peso fiscale che penalizza famiglie e imprese”.

– foto: Agenzia Fotogramma –

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Economia

Le polizze vita sotto accusa: il monito di Beppe Scienza per i risparmiatori

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Beppe Scienza, noto docente di matematica all’Università di Torino e ombudsman dei risparmiatori italiani, ha recentemente espresso critiche incisive nei confronti delle polizze vita, che considera inadeguate e potenzialmente dannose per i risparmiatori. Secondo Scienza, questi prodotti finanziari, pur essendo molto popolari, offrono più illusioni di sicurezza che reali benefici economici.

Le polizze vita, in particolare, sono frequentemente commercializzate come strumenti di risparmio sicuri. Tuttavia, Scienza sottolinea che non forniscono la protezione tipica di un’assicurazione tradizionale, come quella contro incendi o spese sanitarie. Questa confusione terminologica potrebbe portare i risparmiatori a credere erroneamente che tali polizze garantiscano una sicurezza che in realtà non possiedono.

Un altro aspetto critico evidenziato da Scienza è la mancanza di trasparenza. Molti risparmiatori si trovano di fronte a costi e vincoli temporali poco chiari, che possono rendere difficile comprendere esattamente come funziona il proprio investimento. A tale proposito, Scienza fa riferimento a un esempio specifico, in cui un risparmiatore ha perso il 10% del suo investimento in una polizza unit-linked, evidenziando come tali perdite possano essere comuni.

Scienza si sofferma anche sulle polizze rivalutabili, generalmente considerate più sicure. Egli sostiene che, sebbene appaiano più vantaggiose, queste polizze non proteggono dall’inflazione e, nel 2022, hanno subito perdite reali significative. Inoltre, le compagnie assicurative spesso si appropriano della maggior parte degli utili, lasciando ai risparmiatori rendimenti minimi.

La ragione del successo di queste polizze, secondo Scienza, è legata alle strategie di marketing dei venditori, che incentivano l’acquisto di prodotti costosi e complessi. Per questo motivo, ha collaborato con l’Università di Torino e l’Adusbef per organizzare un webinar il 30 ottobre, con l’obiettivo di chiarire le dinamiche delle polizze vita e fornire ai risparmiatori gli strumenti per prendere decisioni informate.

In un panorama in cui la trasparenza e la consapevolezza finanziaria sono sempre più importanti, le dichiarazioni di Beppe Scienza rappresentano un appello per una maggiore responsabilità e chiarezza nel settore delle assicurazioni e degli investimenti.

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Scadenza per il contributo a fondo perduto: ultima opportunità per i contribuenti a basso reddito

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Il 31 ottobre segna l’ultimo giorno utile per richiedere il contributo a fondo perduto destinato ai contribuenti a basso reddito, relativo alle spese per interventi edilizi detraibili al 70%. Questo incentivo, secondo quanto comunicato dall’Agenzia delle Entrate, è parte delle misure del Superbonus e si applica a spese per efficienza energetica, sisma bonus, impianti fotovoltaici e colonnine di ricarica per veicoli elettrici.

È importante notare che i costi devono essere stati sostenuti al di fuori dell’ambito di un’attività imprenditoriale, artistica o professionale. La domanda di accesso al contributo può essere inviata direttamente dal richiedente o tramite un intermediario con delega per la consultazione del cassetto fiscale, utilizzando la procedura specifica disponibile nell’area riservata del sito dell’Agenzia delle Entrate.

Le modalità di attribuzione del contributo sono state stabilite da un decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze del 6 agosto scorso. Possono accedere al contributo i contribuenti con un reddito di riferimento per l’anno d’imposta 2023 non superiore a 15.000 euro. Le spese ammissibili devono essere state sostenute tra il 1° gennaio e il 31 ottobre 2024 e riguardare interventi edilizi detraibili dall’Irpef con una percentuale del 70%. Questi interventi possono riguardare l’unità immobiliare di proprietà del richiedente, nonché le parti comuni dell’edificio condominiale.

Per poter accedere al contributo, è necessario che gli interventi edilizi abbiano raggiunto, entro il 31 dicembre 2023, uno stato di avanzamento dei lavori di almeno il 60%, certificato e oggetto di opzione per lo sconto in fattura o per la cessione del credito. Il contributo erogabile ammonta al 70% dei costi sostenuti dal richiedente, fino a un massimo di spesa di 96.000 euro. Se più soggetti aventi diritto condividono le spese, il limite sarà ridotto proporzionalmente.

Il contributo richiesto non può superare il 30% delle spese ammesse, con un importo massimo di 28.800 euro, equivalente al 30% di 96.000 euro. Questa è un’opportunità importante per chi ha necessità di realizzare interventi di ristrutturazione e miglioramento energetico della propria abitazione, e i contribuenti sono invitati a non perdere questa scadenza fondamentale.

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