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SAI CHE… Servirebbe più cibo vegetale negli ospedali?

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Una crescente coalizione di oltre venti organizzazioni nel Regno Unito sta promuovendo l’adozione di un menù a base vegetale come prima opzione nei contesti ospedalieri, sostenendo i numerosi benefici per la salute e l’ambiente. L’iniziativa, sostenuta da più di mille professionisti del settore sanitario, mira a rendere il cibo vegetale non solo una scelta, ma la scelta principale per i pazienti.

Il 16 ottobre 2024, è stata inviata una lettera al Servizio Sanitario Nazionale (NHS) e ad altre autorità sanitarie, richiedendo un cambiamento radicale nell’offerta alimentare negli ospedali. Sebbene rimanga la possibilità di optare per pasti a base di carne, l’obiettivo è prioritizzare le opzioni vegetali, garantendo così un’alimentazione più sana per i pazienti.

La lettera si basa su evidenze scientifiche che dimostrano come una dieta vegetale possa migliorare significativamente la salute, riducendo il rischio di malattie croniche come le malattie cardiache, il diabete di tipo 2 e alcune forme di tumore. Non solo, ma questa transizione alimentare potrebbe anche contribuire a una maggiore equità nel sistema sanitario e a obiettivi di sostenibilità, un aspetto sempre più cruciale nell’attuale contesto globale.

In aggiunta ai benefici per la salute, il cambiamento proposto ha anche importanti implicazioni ambientali. Infatti, i pasti a base vegetale richiedono significativamente meno risorse naturali, come terra e acqua, e hanno un impatto inferiore sulla biodiversità rispetto ai pasti a base di carne. Considerando che l’agricoltura è responsabile di una grande percentuale delle emissioni di gas serra, ridurre il consumo di carne è essenziale per la lotta contro il cambiamento climatico.

Dal punto di vista economico, l’implementazione di un menù vegetale potrebbe portare a risparmi significativi per il NHS, stimati in circa 74 milioni di sterline all’anno. Se l’intera Inghilterra adottasse una dieta vegetale, si prevede un beneficio netto per il sistema sanitario di circa 18,8 miliardi di sterline all’anno.

In conclusione, la coalizione chiede che nel 2024 il NHS si impegni ad adottare un menù “Plant-based by Default”, creando un ambiente alimentare più sano e sostenibile sia per i pazienti che per il personale. Questo cambiamento non rappresenterebbe solo un passo avanti per la salute pubblica, ma anche un impegno concreto per un futuro più sostenibile.

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Il suono dei dinosauri in Jurassic Park è stato creato da un mix di suoni di animali reali.

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Nel film Jurassic Park di Steven Spielberg, i dinosauri non emettevano suoni preesistenti, ma ogni ruggito, grugnito o urlo è stato creato da una combinazione di suoni provenienti da diversi animali reali. Ad esempio, il ruggito del Tyrannosaurus Rex è stato creato mescolando il suono di un elefante che ruggiva con quello di un leone, mentre il suono del velociraptor è stato ottenuto combinando il suono di un pavo reale (un tipo di pavone) con quello di un ghepardo.

Questa tecnica di “creare” i suoni piuttosto che usarli già esistenti è una delle tante innovazioni che hanno contribuito a rendere Jurassic Park un film così iconico. Il mix tra effetti sonori realistici e l’incredibile CGI (computer-generated imagery) ha reso i dinosauri incredibilmente credibili, facendo sembrare la preistoria così vivida e tangibile.

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L’anno senza estate: L’eruzione del Tambora e il romanzo di Frankenstein

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Nel 1815, l’eruzione del vulcano Tambora in Indonesia causò uno degli eventi climatici più estremi della storia. L’eruzione, che fu così potente da abbattere l’intera montagna, scatenò un raffreddamento globale che durò per anni. Nel 1816, noto come “l’anno senza estate”, le temperature scesero drasticamente in tutto l’emisfero settentrionale, provocando carestie, fallimenti agricoli e un aumento delle malattie. Questo evento climatico estremo influenzò anche la cultura, poiché l’estate mancata portò Lord Byron, Mary Shelley e Percy Bysshe Shelley a trascorrere un’estate insolitamente fredda in Svizzera, durante la quale Mary Shelley scrisse il celebre romanzo “Frankenstein”.

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LO SAI CHE… I piloti di aerei non potevano avere la barba?

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Per molto tempo, ai piloti di linea è stato vietato di portare la barba, sia per motivi estetici che di sicurezza. In passato, la presenza di barba poteva compromettere l’aderenza della maschera per l’ossigeno, essenziale in caso di emergenza aerea.

Inizialmente, la norma rifletteva gli standard militari, in quanto molti piloti provenivano da una formazione militare. Questi standard includevano capelli corti, nessun tatuaggio visibile e niente barba. Tuttavia, la situazione è cambiata nel corso degli anni?

Sì e no. Negli Stati Uniti e in alcuni altri paesi, le compagnie aeree ancora applicano restrizioni rigide sulla presenza di barba nei loro piloti. Questo non è solo per motivi di immagine, ma anche per la sicurezza. La barba troppo fitta potrebbe compromettere l’efficacia delle maschere per l’ossigeno, impedendo un corretto sigillo contro il viso del pilota durante un’evacuazione o un’emergenza.

D’altra parte, in Europa, molte compagnie aeree hanno rivisto le loro politiche, tenendo conto dei progressi nelle tecnologie delle maschere per l’ossigeno. Questo ha permesso ai piloti di mantenere una barba ben curata, purché rispettino determinati standard riguardo lunghezza e cura.

Questa evoluzione riflette un compromesso tra immagine professionale e sicurezza operativa. Mentre alcune compagnie americane come Allegiant e Hawaiian Airlines ora consentono la barba, molte altre continuano a imporre restrizioni. In Europa, invece, la tendenza è verso una maggiore flessibilità, a patto che la sicurezza rimanga sempre una priorità.

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