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curiosità

SAI CHE… Le piante scelgono colori e disegni per attirare gli insetti impollinatori?

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Uno studio condotto dall’Università di Cambridge ha rivelato come i fiori non creino casualmente i colori e le trame dei loro petali. Le piante, infatti, seguono schemi prestabiliti che permettono loro di massimizzare l’attrazione verso gli insetti impollinatori, come le api. I colori vivaci servono a catturare l’attenzione, mentre le trame fungono da guida, indirizzando gli insetti verso il centro del fiore, dove si trova il nettare.

La ricerca ha anche evidenziato che le api preferiscono fiori con disegni centrali più grandi, che visitano con maggiore rapidità. Tuttavia, nonostante i progressi, restano ancora molti interrogativi su come le piante siano riuscite a sviluppare una tale varietà di forme e colori nel corso dell’evoluzione. Lo studio rappresenta un passo avanti nella comprensione delle complesse interazioni tra piante e impollinatori, offrendo spunti per future ricerche nel campo.

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SAI CHE… Scoperta la vera causa della scomparsa della civiltà di Rapa Nui?

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Un nuovo studio internazionale, guidato dall’Università di Copenhagen, ha portato alla luce nuove informazioni sulla fine della civiltà di Rapa Nui, l’isola nota per i suoi misteriosi moai. Contrariamente alle teorie precedenti, secondo le quali la popolazione sarebbe stata decimata dal sovrasfruttamento delle risorse naturali, la ricerca ha dimostrato che gli abitanti dell’Isola di Pasqua continuarono a prosperare fino alla fine del XIX secolo.

L’analisi del DNA antico, prelevato dai resti di 15 individui, ha svelato che il collasso della società locale non fu legato a fattori interni, ma piuttosto alle incursioni degli schiavisti provenienti dal Perù. Questi eventi devastanti, avvenuti nel XIX secolo, provocarono un declino drastico della popolazione. Lo studio ha inoltre rivelato che gli abitanti di Rapa Nui avevano stabilito contatti con popolazioni dell’America del Sud già tra il 1250 e il 1450 d.C., ben prima dell’arrivo di Cristoforo Colombo, dimostrando la loro capacità di navigare lunghe distanze.

Questa scoperta, pubblicata sulla rivista Nature, rappresenta un importante passo avanti nella comprensione della storia dell’isola e della sua popolazione, mettendo in discussione ipotesi consolidate e aprendo nuove prospettive sugli scambi culturali e commerciali precolombiani nel Pacifico.

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SAI CHE… Effetto hanno le microplastiche nel nostro organismo?

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Un recente studio condotto dall’Università di San Paolo, in Brasile, ha rivelato un dato allarmante: le microplastiche sono presenti nel corpo umano. Questi piccoli frammenti, con dimensioni che variano tra 5,5 e 26,4 micrometri, sono stati trovati in diverse parti del nostro organismo, inclusi tessuti, bulbi olfattivi, placenta, reni e fegato.

Le microplastiche sono costituite principalmente da polipropilene, un materiale che fino a poco tempo fa era considerato sicuro per l’uso umano. Tuttavia, i nuovi studi sollevano dubbi sulla sua innocuità. Tra le varie fonti di microplastiche, si possono includere i prodotti di consumo, i rifiuti plastici e persino le attività quotidiane, come il lavaggio di vestiti sintetici.

Particolarmente preoccupante è la presenza di microplastiche nei bulbi olfattivi. Questi frammenti possono facilmente entrare nel cervello e in altre parti del corpo attraverso il naso, aumentando il rischio di effetti nocivi sulla salute. La ricerca, pubblicata sulla rivista JAMA Network Open, evidenzia l’urgenza di indagare ulteriormente sugli effetti delle microplastiche sul nostro organismo e sulla necessità di misure preventive per ridurre l’esposizione a questi contaminanti.

Questa scoperta mette in luce un problema ambientale e sanitario di rilevanza globale, richiedendo un’azione concertata per affrontare la diffusione della plastica nell’ambiente e, di conseguenza, nel nostro corpo. È fondamentale aumentare la consapevolezza riguardo alle fonti di microplastiche e promuovere alternative più sostenibili nella nostra vita quotidiana.

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SAI CHE…. Ci sono novità sul monitoraggio della co2 nell’atmosfera?

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La lotta ai cambiamenti climatici sta per ricevere un potente alleato grazie a una nuova generazione di satelliti progettati per monitorare l’anidride carbonica (CO2) presente nell’atmosfera. Questi dispositivi, noti come “sentinelle della CO2”, sono attualmente in fase di sviluppo presso i laboratori di Thales Alenia Space a Cannes, Francia.

Il programma europeo Copernicus, commissionato dalla Commissione Europea e dall’Agenzia Spaziale Europea, si propone di migliorare la comprensione della diffusione di CO2, distinguendo tra le emissioni generate dalle attività umane e quelle di origine naturale. Questo approccio innovativo rappresenta un passo significativo nella lotta contro i cambiamenti climatici, fornendo dati cruciali per implementare strategie di riduzione delle emissioni.

Il primo lancio di questi satelliti è previsto per la fine del 2024, e si attende che possano offrire informazioni dettagliate e tempestive sull’andamento delle concentrazioni di anidride carbonica, contribuendo così a migliorare le politiche ambientali e a promuovere pratiche più sostenibili. La capacità di monitorare le emissioni in tempo reale potrebbe avere un impatto significativo nel rendere più efficaci le iniziative di contenimento delle emissioni di gas serra a livello globale.

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