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SAI CHE… In Afghanistan le donne non possono far sentire la loro voce?
In Afghanistan, la situazione delle donne continua a deteriorarsi sotto il regime talebano, che ha recentemente imposto nuove restrizioni all’espressione femminile. Il governo ha vietato alle donne di far sentire la propria voce, anche quando si trovano in compagnia di altre donne. Questa misura, annunciata dal ministro per la propagazione della virtù, è parte di una serie di leggi che limitano ulteriormente la libertà di espressione e la presenza pubblica delle donne.
Le donne sono ora obbligate a coprire completamente il corpo e il volto in pubblico e non possono recitare preghiere o esprimere la propria fede ad alta voce. Queste misure sono state descritte da attivisti e organizzazioni per i diritti umani come una forma di “apartheid di genere”, evidenziando l’atteggiamento di controllo crescente che caratterizza il regime talebano.
Negli ultimi anni, i diritti delle donne in Afghanistan sono stati progressivamente erosi, con restrizioni che impediscono l’accesso al lavoro, all’istruzione e alla partecipazione a molte attività sociali. Le donne non possono più frequentare scuole, lavorare in vari settori, o persino svolgere semplici attività quotidiane senza affrontare gravi limitazioni.
Questa escalation di misure repressive sta portando le donne afghane a una condizione di isolamento e privazione, rendendo sempre più difficile la loro vita quotidiana. La comunità internazionale ha denunciato questi regolamenti come gravi violazioni dei diritti umani, ma gli appelli al cambiamento sembrano cadere nel vuoto.
La situazione attuale rappresenta un grave passo indietro per i diritti delle donne e pone l’Afghanistan in una situazione di crescente repressione, mettendo in discussione le libertà fondamentali e i diritti umani in un contesto già di per sé critico. L’indifferenza globale di fronte a queste ingiustizie solleva interrogativi sull’impatto delle azioni internazionali e sulla necessità di intervenire per fermare questa spirale di violenza e discriminazione.