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curiosità

SAI CHE… C’è una verità sul mercurio nel tonno?

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Una nuova inchiesta ha rivelato una situazione preoccupante riguardante il mercurio presente nel tonno in scatola, uno dei prodotti alimentari più consumati in Europa. L’ong Bloom ha condotto un’analisi approfondita su 148 campioni di tonno provenienti da vari paesi europei, scoprendo che il 100% di essi era contaminato da mercurio. In particolare, oltre il 57% delle lattine testate superava i limiti di mercurio consentiti per altre specie ittiche, con un campione che ha mostrato un contenuto fino a 13 volte superiore al limite stabilito.

Questa contaminazione solleva interrogativi sulla gestione dei limiti di mercurio nel tonno, che sono significativamente più alti rispetto ad altri pesci, come il merluzzo. Secondo l’inchiesta, non esiste alcuna giustificazione sanitaria valida per queste differenze: le autorità pubbliche, influenzate da forti pressioni economiche, avrebbero fissato soglie di mercurio per garantire la commercializzazione del tonno, ignorando i rischi per la salute.

L’ong ha messo in luce anche possibili conflitti di interesse tra i membri delle organizzazioni internazionali che stabiliscono gli standard di sicurezza alimentare. Questa situazione ha portato alla richiesta di un intervento immediato per modificare le regolamentazioni attuali, al fine di proteggere i consumatori da una sostanza così dannosa per la salute, in particolare per i bambini e le donne in gravidanza.

In risposta a queste preoccupazioni, Bloom e Foodwatch hanno lanciato un’iniziativa per chiedere un abbassamento dei limiti di mercurio nel tonno a livelli simili a quelli di altri pesci, oltre a una serie di misure per tutelare la salute pubblica. Le due organizzazioni stanno mobilitando anche i distributori europei affinché assumano responsabilità e intraprendano azioni concrete per proteggere i consumatori.

La situazione evidenziata dall’inchiesta mette in luce un serio scandalo che coinvolge la salute pubblica e l’integrità delle normative alimentari, richiedendo un’attenzione urgente e un cambiamento significativo per garantire alimenti più sicuri per tutti.

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Il suono dei dinosauri in Jurassic Park è stato creato da un mix di suoni di animali reali.

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Nel film Jurassic Park di Steven Spielberg, i dinosauri non emettevano suoni preesistenti, ma ogni ruggito, grugnito o urlo è stato creato da una combinazione di suoni provenienti da diversi animali reali. Ad esempio, il ruggito del Tyrannosaurus Rex è stato creato mescolando il suono di un elefante che ruggiva con quello di un leone, mentre il suono del velociraptor è stato ottenuto combinando il suono di un pavo reale (un tipo di pavone) con quello di un ghepardo.

Questa tecnica di “creare” i suoni piuttosto che usarli già esistenti è una delle tante innovazioni che hanno contribuito a rendere Jurassic Park un film così iconico. Il mix tra effetti sonori realistici e l’incredibile CGI (computer-generated imagery) ha reso i dinosauri incredibilmente credibili, facendo sembrare la preistoria così vivida e tangibile.

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L’anno senza estate: L’eruzione del Tambora e il romanzo di Frankenstein

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ADN24

Nel 1815, l’eruzione del vulcano Tambora in Indonesia causò uno degli eventi climatici più estremi della storia. L’eruzione, che fu così potente da abbattere l’intera montagna, scatenò un raffreddamento globale che durò per anni. Nel 1816, noto come “l’anno senza estate”, le temperature scesero drasticamente in tutto l’emisfero settentrionale, provocando carestie, fallimenti agricoli e un aumento delle malattie. Questo evento climatico estremo influenzò anche la cultura, poiché l’estate mancata portò Lord Byron, Mary Shelley e Percy Bysshe Shelley a trascorrere un’estate insolitamente fredda in Svizzera, durante la quale Mary Shelley scrisse il celebre romanzo “Frankenstein”.

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LO SAI CHE… I piloti di aerei non potevano avere la barba?

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ADN24

Per molto tempo, ai piloti di linea è stato vietato di portare la barba, sia per motivi estetici che di sicurezza. In passato, la presenza di barba poteva compromettere l’aderenza della maschera per l’ossigeno, essenziale in caso di emergenza aerea.

Inizialmente, la norma rifletteva gli standard militari, in quanto molti piloti provenivano da una formazione militare. Questi standard includevano capelli corti, nessun tatuaggio visibile e niente barba. Tuttavia, la situazione è cambiata nel corso degli anni?

Sì e no. Negli Stati Uniti e in alcuni altri paesi, le compagnie aeree ancora applicano restrizioni rigide sulla presenza di barba nei loro piloti. Questo non è solo per motivi di immagine, ma anche per la sicurezza. La barba troppo fitta potrebbe compromettere l’efficacia delle maschere per l’ossigeno, impedendo un corretto sigillo contro il viso del pilota durante un’evacuazione o un’emergenza.

D’altra parte, in Europa, molte compagnie aeree hanno rivisto le loro politiche, tenendo conto dei progressi nelle tecnologie delle maschere per l’ossigeno. Questo ha permesso ai piloti di mantenere una barba ben curata, purché rispettino determinati standard riguardo lunghezza e cura.

Questa evoluzione riflette un compromesso tra immagine professionale e sicurezza operativa. Mentre alcune compagnie americane come Allegiant e Hawaiian Airlines ora consentono la barba, molte altre continuano a imporre restrizioni. In Europa, invece, la tendenza è verso una maggiore flessibilità, a patto che la sicurezza rimanga sempre una priorità.

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