Il 29 febbraio è una data peculiare che compare solo una volta ogni quattro anni, quando viene inserito un giorno extra nel mese di febbraio per compensare le circa sei ore di differenza tra i 365 giorni di un anno solare. Questo fenomeno è noto come anno bisestile, come nel caso del 2024. Ma da quanto tempo esiste questa pratica?

L’origine degli anni bisestili risale all’adozione del calendario giuliano nel 46 a.C. da parte di Giulio Cesare. In precedenza, altri calendari avevano aggiunto giorni extra per correggere le discrepanze, ma il calendario giuliano istituì una regola specifica: il giorno extra cadeva “il sesto giorno prima delle calende di marzo”. Poiché i Romani non numeravano i giorni del mese ma li identificavano tramite nomi come idus, calendas e nonas, questo significava che negli anni bisestili si aggiungeva un giorno tra il 23 e il 24 febbraio.

Nel 1582, papa Gregorio XIII promulgò una riforma che portò alla creazione del calendario gregoriano, utilizzato ancora oggi e che prende il suo nome. Questa riforma fu necessaria per correggere l’accumulo di giorni in eccesso nel calendario giuliano, che presentava un piccolo errore di calcolo che causava uno scarto di quasi 6 ore ogni anno. Il calendario gregoriano stabilì che il giorno extra fosse il 29 febbraio e definì le regole per gli anni bisestili.

Un effetto collaterale di questa riforma fu che nel corso dei secoli l’accumulo di giorni extra aveva portato a una discrepanza rispetto alla data effettiva. Pertanto, quando il calendario gregoriano fu adottato, la data saltò direttamente dal 4 al 15 ottobre, facendo sì che ottobre avesse solo 21 giorni.

Inspirando profondamente, Varsha Sahu, una donna indiana di 35 anni, ha inavvertitamente inalato una vite del suo piercing al naso. Inizialmente, non ha dato molto peso all’incidente, pensando che il piccolo frammento metallico sarebbe stato eliminato naturalmente attraverso il tratto digerente. Tuttavia, le cose non sono andate così. Come riporta la Bbc, la vite del piercing ha finito per raggiungere i polmoni, causando a Varsha tosse persistente e difficoltà respiratorie, sintomi che inizialmente attribuiva a una precedente lesione al naso. Quando i farmaci prescritti non hanno avuto effetto, ha consultato uno pneumologo e una radiografia ha rivelato la presenza dell’oggetto metallico nei suoi polmoni.

Alla fine, Varsha ha dovuto sottoporsi a un intervento chirurgico. Il dottor Jash, il chirurgo coinvolto, ha spiegato che l’operazione è stata complessa poiché l’oggetto era presente nei polmoni da due settimane e i tessuti si erano già rigenerati attorno ad esso. L’estrazione richiedeva estrema precisione per evitare danni ai tessuti respiratori. Fortunatamente, l’intervento è riuscito con successo e Varsha è stata dimessa dopo alcuni giorni di degenza.

Anche se casi simili sono estremamente rari, Varsha, madre di due figli, ha raccontato di non essersi accorta che la vite del piercing si era allentata. Oggi, tuttavia, non vuole più avere a che fare con i piercing: “Non avrei mai pensato che una cosa del genere potesse accadere, eppure è successo. Non voglio più rischiare”.

La scoperta delle impronte fossilizzate del “megaraptor” nella regione del Fujian, in Cina, è un evento straordinario che offre preziose informazioni sulla diversità e le dimensioni dei dinosauri del tardo Giurassico. Le dimensioni impressionanti di queste impronte, che superano di gran lunga quelle di un normale velociraptor, indicano che potremmo avere a che fare con una nuova specie gigante di raptor finora sconosciuta.

Il Fujianipus yingliangi, come è stato battezzato il dinosauro che ha lasciato queste impronte, potrebbe raggiungere un’altezza complessiva di circa 5 metri, rendendolo uno dei membri più grandi della famiglia dei raptor mai scoperti. Questa scoperta getta nuova luce sulla varietà e la dimensione dei dinosauri carnivori del tardo Giurassico e ci permette di apprezzare meglio la diversità di forme di vita che popolavano il nostro pianeta milioni di anni fa.

È interessante notare come il Fujianipus yingliangi e i raptor presenti nel famoso film Jurassic Park condividano somiglianze sorprendenti nelle dimensioni e nel comportamento. Sebbene i raptor mostrati nel film siano stati rappresentati in modo più grande rispetto alle dimensioni reali, la scoperta di questa nuova specie gigante di raptor suggerisce che l’idea di dinosauri di dimensioni più grandi potrebbe non essere così lontana dalla realtà come potremmo pensare.

In definitiva, la scoperta di queste impronte fossilizzate ci offre un’opportunità unica per ampliare la nostra comprensione della vita preistorica sulla Terra e per apprezzare la meraviglia della diversità e dell’evoluzione delle creature che hanno abitato il nostro pianeta nel passato.