curiosità
Il nucleo interno della Terra sta rallentando: Cosa Significa ?
Recenti studi scientifici hanno rivelato che il nucleo interno della Terra sta rallentando rispetto alla superficie, un fenomeno ciclico e naturale che ha implicazioni sulla durata delle giornate terrestri. Questo cambiamento, seppur impercettibile per noi che viviamo sulla crosta, solleva importanti domande sulla dinamica interna del nostro pianeta e sulle sue possibili conseguenze.
La Terra è costituita da diverse strati: la crosta, il mantello e il nucleo. La crosta, dove viviamo, è sottile (fino a 80 chilometri) rispetto al mantello (circa 3.000 chilometri) e al nucleo. Il nucleo è principalmente composto da ferro e nichel, con una parte esterna liquida che contribuisce al campo magnetico terrestre.
Il Fenomeno del Rallentamento del Nucleo Interno:
Recenti studi, inclusi uno pubblicato su Nature, indicano che il nucleo interno della Terra ha iniziato a rallentare il suo movimento intorno al 2010. Questo rallentamento era già stato suggerito in precedenti ricerche, monitorando i terremoti multipli che forniscono indizi sulla velocità di rotazione del nucleo interno.
Gli scienziati hanno studiato dati sismici di terremoti multipli attorno alle Isole Sandwich Australi e integrato queste informazioni con dati di test nucleari degli anni ’70. Questi studi hanno mostrato un chiaro modello di rallentamento, indicando un cambiamento significativo nella dinamica interna del pianeta.
Cause del Rallentamento:
Il rallentamento del nucleo interno potrebbe essere causato dal movimento continuo e dal rimescolamento del nucleo esterno liquido che lo circonda, o dalle forze gravitazionali che influenzano la Terra interna.
Le conseguenze di questo rallentamento potrebbero includere piccole variazioni nella durata delle giornate terrestri, anche se questi cambiamenti sono estremamente sottili e difficili da percepire nella vita quotidiana. Ulteriori ricerche sono necessarie per comprendere appieno la portata e le implicazioni di questo fenomeno.
In sintesi, il rallentamento del nucleo interno della Terra è un fenomeno naturale che solleva domande intriganti sulla geofisica del nostro pianeta. Mentre gli effetti diretti per noi sono minimi, la comprensione di questi processi contribuisce alla nostra conoscenza dell’evoluzione terrestre e delle dinamiche planetarie a lungo termine.
curiosità
Vega E: la nuova frontiera del trasporto spaziale con 350 milioni di euro di investimento Esa
n una mossa rivoluzionaria, l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) ha destinato ben 350 milioni di euro per lo sviluppo del Vega E, un lanciatore di nuova generazione destinato a trasformare il panorama del trasporto spaziale. Questo investimento significativo sottolinea l’impegno dell’ESA nel mantenere il vantaggio competitivo dell’Europa nell’industria spaziale globale.
Il Vega E, evoluzione del Vega C, rappresenta un salto tecnologico monumentale. A differenza del suo predecessore, il nuovo lanciatore presenterà una configurazione a 3 stadi, sostituendo l’attuale design a 4 stadi. Il cuore di questa innovazione è lo stadio superiore a propellente liquido alimentato a metano e ossigeno liquido, che offre prestazioni superiori rispetto ai propellenti solidi utilizzati nel Vega C.
Una delle principali caratteristiche del Vega E è la sua capacità di carico: potrà trasportare fino a 3 tonnellate metriche in orbita bassa terrestre (LEO), un notevole miglioramento rispetto alle 2,3 tonnellate del Vega C. Questo incremento di capacità apre nuove possibilità per missioni spaziali più ambiziose, come il lancio di satelliti per l’osservazione della Terra e per telecomunicazioni.
Il nuovo stadio superiore a propellente liquido non solo migliorerà le prestazioni del veicolo, ma offrirà anche una maggiore flessibilità operativa, permettendo inserimenti orbitali più precisi e supportando una gamma più ampia di profili di missione. Con l’aumento della domanda di lanci satellitari, il Vega E garantirà che l’Europa rimanga un attore di primo piano nel mercato globale dei lanci spaziali.
Il finanziamento non si limita al lanciatore stesso, ma include anche un potenziamento dei sistemi a terra del Vega C, permettendo fino a sei lanci all’anno. Questo miglioramento incrementerà l’efficienza e la reattività del programma di lancio, riducendo il tempo tra un lancio e l’altro.
Infine, il passaggio a metano e ossigeno liquido per lo stadio superiore rappresenta un passo importante verso sistemi di lancio più ecologici. Il metano, rispetto ai propellenti solidi tradizionali, è un combustibile più pulito, riducendo l’impatto ambientale dei lanci spaziali e rispondendo alle crescenti preoccupazioni per la sostenibilità ambientale.
Il Vega E segna una nuova era per il trasporto spaziale europeo, migliorando capacità, efficienza e sostenibilità, e consolidando il ruolo dell’ESA come protagonista nel settore spaziale globale.
The post Vega E: la nuova frontiera del trasporto spaziale con 350 milioni di euro di investimento Esa first appeared on ADN24.
curiosità
Un container hi-tech per coltivare micro-ortaggi sulla Luna: un passo verso la sostenibilità nelle missioni spaziali
Un’innovazione straordinaria sta catturando l’attenzione del mondo scientifico: un container hi-tech progettato per coltivare micro-ortaggi sulla Luna. Questo progetto pionieristico, sviluppato dal Centro di Ricerca ENEA Casaccia di Roma e finanziato dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), segna un passo fondamentale verso la sostenibilità delle missioni spaziali a lungo termine.
Il container, conosciuto come Hort3, è stato progettato per funzionare in ambienti estremi, come la Luna e i poli terrestri. Utilizzando tecniche avanzate di coltivazione idroponica in un ambiente chiuso e controllato, garantisce la crescita ottimale di micro-ortaggi in condizioni di gravità ridotta e temperature estreme. Con uno spazio di appena 1 m³, il sistema è in grado di coltivare diverse specie di micro-ortaggi, sfruttando luci LED per fornire l’illuminazione necessaria alla crescita delle piante.
Questo progetto non solo riduce la necessità di trasportare grandi quantità di provviste dalla Terra, abbattendo i costi e i rischi associati ai rifornimenti, ma contribuisce anche a migliorare la dieta e la salute degli astronauti durante missioni prolungate. I micro-ortaggi, ricchi di nutrienti essenziali e antiossidanti, potrebbero rappresentare una fonte importante di cibo fresco per gli astronauti.
Il progetto prevede esperimenti con varietà specifiche di ravanelli, come il Daikon e il Rioja, selezionati per la loro capacità di crescere rapidamente e fornire un alto valore nutritivo. Questi ortaggi sono ideali per l’ambiente controllato del container, che permette di ottenere risultati rapidi e sicuri.
Infine, l’uso di tecniche avanzate di realtà virtuale consente di simulare le condizioni di coltivazione lunare, identificando e risolvendo eventuali criticità, ottimizzando così il design e le operazioni del modulo di coltivazione. Un passo significativo verso un futuro in cui la coltivazione di cibo nello spazio potrebbe diventare una realtà quotidiana, riducendo la dipendenza dalle forniture terrestri e migliorando la qualità della vita degli astronauti nelle missioni a lungo termine.
The post Un container hi-tech per coltivare micro-ortaggi sulla Luna: un passo verso la sostenibilità nelle missioni spaziali first appeared on ADN24.
curiosità
Il multiverso e la ricerca di vita extraterrestre: nuove teorie sulla densità di energia oscura
a teoria del multiverso suggerisce che il nostro universo non sia l’unico, ma piuttosto uno tra molti, ciascuno con leggi fisiche e costanti cosmologiche proprie. Sebbene questa idea sia affascinante, resta ancora altamente speculativa e non provata, e pone nuove sfide alla scienza, specialmente nel campo dell’astrofisica e della ricerca di vita extraterrestre.
Un recente studio condotto dall’astrofisico Daniele Sorini e il suo team dell’Università di Durham ha approfondito questa teoria, proponendo un approccio innovativo per la ricerca della vita oltre la Terra. Utilizzando una versione modificata dell’equazione di Drake, famosa per stimare il numero di civiltà extraterrestri nella nostra galassia, i ricercatori hanno ampliato il modello per includere la possibilità che esistano universi paralleli con densità di energia oscura differenti.
L’energia oscura, una forza misteriosa che sembra accelerare l’espansione dell’universo, gioca un ruolo cruciale nel modellare la formazione di stelle e, di conseguenza, la capacità di svilupparsi di vita. Secondo Sorini e il suo team, la densità di energia oscura di un universo potrebbe influenzare la percentuale di materia non oscura che si trasforma in stelle, creando così condizioni favorevoli per la nascita della vita. I ricercatori hanno identificato che un universo con una densità di energia oscura che consente al 27% della materia non oscura di diventare stelle è il più ottimale per sostenere la vita.
Nel nostro universo, attualmente solo il 23% della materia ordinaria si trasforma in stelle, e questo potrebbe essere un fattore che spiega perché non abbiamo ancora trovato prove di vita extraterrestre. Se esistono universi paralleli con condizioni più favorevoli alla formazione di stelle e, quindi, alla vita, potremmo non vivere nell’universo “ottimale” per rilevare civiltà aliene.
Questa teoria potrebbe anche essere la chiave per comprendere il paradosso di Fermi, che solleva la domanda sul motivo per cui, nonostante l’alta probabilità di vita extraterrestre, non abbiamo ancora trovato tracce evidenti di civiltà aliene. Se gli alieni esistono, potrebbero trovarsi in un universo parallelo che non è il nostro, e quindi inaccessibile per la nostra osservazione.
L’idea che gli alieni potrebbero nascondersi nel multiverso è una delle più affascinanti e provocatorie della moderna astrofisica. Seppur altamente speculativa, offre nuove prospettive per la ricerca della vita extraterrestre e potrebbe spingere la scienza verso esplorazioni più audaci, cercando di comprendere meglio il ruolo dell’energia oscura e il suo impatto sul nostro universo.
Come sottolineato dallo stesso Sorini, “Comprendere l’energia oscura e il suo impatto sul nostro universo è una delle sfide più grandi della cosmologia e della fisica fondamentale.” L’ipotesi che il multiverso possa nascondere mondi più favorevoli alla vita potrebbe aprire nuove strade per future ricerche, spingendo l’umanità a esplorare oltre i limiti del nostro universo conosciuto, alla ricerca di risposte che potrebbero rivoluzionare la nostra comprensione dell’universo e della vita.
The post Il multiverso e la ricerca di vita extraterrestre: nuove teorie sulla densità di energia oscura first appeared on ADN24.
-
Cronaca15 ore ago
Tragedia ad Ancona: due coniugi morti in incidente stradale con fuga di gas
-
Attualità23 ore ago
Il Bambinello nel Presepe Vaticano Torna Senza Kefiah
-
Attualità19 ore ago
Ciclone dell’Epifania: Pioggia e Vento in Arrivo in Italia
-
Attualità21 ore ago
L’ANM Critica il Nuovo Sistema di Deposito Telematico degli Atti Penali
-
Attualità19 ore ago
Martusciello chiarisce la posizione su ricorso al TAR e terzo mandato
-
Attualità19 ore ago
Meloni incontra Trump per discutere anche della detenzione di Cecilia Sala in Iran
-
Attualità22 ore ago
Ondata di Freddo Record in Veneto: Temperature Fino a -20°C
-
Attualità14 ore ago
Omicidio Piersanti Mattarella: 45 anni dopo, due indagati per l’esecuzione del delitto