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Curiosità sul cervello umano

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Il cervello umano è un organo straordinariamente complesso e affascinante, e ci sono molte curiosità e fatti meno noti su di esso. Ecco dieci cose che potresti non sapere sul cervello:

  1. Consuma molta energia: Nonostante rappresenti solo circa il 2% del peso corporeo, il cervello consuma circa il 20% dell’energia totale del corpo, principalmente sotto forma di glucosio.
  2. Numero incredibile di neuroni: Il cervello umano contiene circa 86 miliardi di neuroni, ma le stime variano. Ogni neurone può formare migliaia di connessioni con altri neuroni, creando una rete complessa e densa.
  3. Plasticità cerebrale: Il cervello ha una notevole capacità di adattarsi e riorganizzarsi, un fenomeno noto come plasticità cerebrale. Questa caratteristica è fondamentale per l’apprendimento e la memoria, e può persino aiutare a recuperare funzioni perse a seguito di danni.
  4. Consumo di ossigeno: Il cervello utilizza circa il 25% dell’ossigeno respirato, il che è notevole considerando la sua dimensione relativamente piccola rispetto ad altri organi.
  5. Sogni e attività cerebrale: Durante il sonno REM (Rapid Eye Movement), il cervello è quasi altrettanto attivo come quando è sveglio. È in questa fase che si verificano la maggior parte dei sogni vividi.
  6. La sinestesia: Alcune persone sperimentano una condizione chiamata sinestesia, dove la stimolazione di un senso provoca una risposta in un altro senso. Ad esempio, potrebbero “vedere” colori quando ascoltano musica.
  7. Lieve asimmetria: Sebbene il cervello sembri simmetrico a colpo d’occhio, vi sono leggere asimmetrie tra i due emisferi. Alcune funzioni cognitive e linguistiche sono localizzate preferenzialmente in uno degli emisferi.
  8. Sviluppo cerebrale: Il cervello continua a svilupparsi e maturare fino ai 25 anni circa, quando le funzioni esecutive e il processo decisionale raggiungono la loro piena maturità.
  9. Effetto placebo: L’effetto placebo è reale e dimostra che la percezione e le aspettative possono influenzare la risposta del cervello al trattamento. Studi hanno dimostrato che anche se una persona sa che sta assumendo un placebo, potrebbe comunque sperimentare miglioramenti.
  10. Comunicazione tra i neuroni: I neuroni comunicano tra loro attraverso segnali elettrici e chimici. Le sinapsi, i punti di connessione tra i neuroni, possono modificare la loro forza e numero in risposta all’apprendimento e all’esperienza, un processo chiamato plasticità sinaptica.

Il cervello rimane uno degli organi più misteriosi e studiati della biologia umana, e la ricerca continua a svelare nuovi aspetti delle sue funzioni e capacità.

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SAI CHE… Gli scienziati hanno scoperto quanti passi fare al giorno per stare bene?

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Quanti passi al giorno sono necessari per proteggere la salute? Un team di ricercatori internazionali ha finalmente fornito una risposta dopo un’analisi su 72.174 volontari della Biobanca del Regno Unito, un vasto archivio di dati a lungo termine avviato nel 2006 e progettato per monitorare la salute dei partecipanti per almeno 30 anni.

Hanno scoperto che un range tra 9.000 e 10.000 passi al giorno può contrastare efficacemente gli effetti dannosi di uno stile di vita sedentario, riducendo il rischio di malattie cardiovascolari del 21% e il rischio di mortalità del 39%. Anche accumulare solo 4.000-4.500 passi al giorno ha portato a benefici significativi, indipendentemente dal livello di sedentarietà del partecipante.

I ricercatori hanno osservato che qualsiasi numero di passi al di sopra dei 2.200 al giorno è associato a una riduzione del rischio di mortalità e di incidenti cardiovascolari, sia per chi è poco che per chi è molto sedentario. Tuttavia, accumulare tra 9.000 e 10.000 passi al giorno ha dimostrato di ridurre in modo ottimale il rischio di malattie cardiovascolari e mortalità tra coloro che conducono uno stile di vita altamente sedentario.

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SAI CHE…I lavori notturni favoriscono diabete e obesità?

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I lavori su turni notturni sono stati collegati a un rischio maggiore di sviluppare diabete, obesità e altre malattie metaboliche. La causa principale di queste condizioni è un’alterazione nei meccanismi che regolano il glucosio e il metabolismo energetico, influenzata negativamente dalla sregolazione dei ritmi circadiani. Ecco come questo processo avviene:

  1. Disregolazione dei Ritmi Circadiani:
  • Il corpo umano ha un orologio biologico interno che regola i ritmi circadiani, i quali influenzano molte funzioni fisiologiche, tra cui il metabolismo del glucosio e la produzione di insulina. Lavorare di notte può confondere questo orologio, portando a uno squilibrio nei ritmi biologici naturali.
  1. Alterazione delle Proteine Metaboliche:
  • Uno studio condotto dalla Washington State University ha mostrato che bastano tre giorni di turni notturni per alterare significativamente i ritmi delle proteine che regolano il metabolismo del glucosio, l’energia e i livelli di infiammazione. Queste alterazioni sono visibili già dopo pochi giorni e potrebbero avere conseguenze durature sulla salute.
  1. Stress Metabolico:
  • La sregolazione dei ritmi interni provoca uno stress metabolico continuo. Questo stress influisce sulla regolazione dei livelli di glucosio nel sangue e sulla produzione di insulina, portando a un rischio maggiore di sviluppare diabete e obesità.
  1. Disincronizzazione della Produzione di Insulina:
  • La produzione di insulina e la sensibilità a questo ormone non sono più sincronizzate con l’orologio biologico nei lavoratori notturni. Questo può portare a livelli alterati di glucosio nel sangue, poiché l’organismo cerca di compensare le variazioni glicemiche causate dall’essere svegli e attivi durante la notte.
  1. Impatto a Lungo Termine:
  • Sebbene la regolazione dell’insulina possa inizialmente sembrare un meccanismo di adattamento, nel lungo periodo, questa risposta può risultare dannosa. Livelli alterati di glucosio nel sangue possono danneggiare cellule e organi, aumentando il rischio di malattie metaboliche e cardiovascolari.

Lo studio in questione ha utilizzato un gruppo di partecipanti che hanno simulato turni di lavoro notturni o diurni per tre giorni. Al termine di questo periodo, i volontari sono stati monitorati per 24 ore in condizioni controllate per misurare i ritmi del loro orologio biologico interno senza interferenze esterne. I risultati hanno mostrato che i ritmi delle proteine regolatrici del glucosio si alteravano significativamente nei lavoratori notturni, mentre i ritmi basilari restavano quasi invariati.

Questi risultati suggeriscono che l’impatto dei turni notturni sulla regolazione del glucosio è profondo e rapido, e che interventi preventivi potrebbero essere cruciali per ridurre i rischi di diabete e obesità tra i lavoratori notturni. Ulteriori ricerche su lavoratori notturni veri e propri potrebbero fornire maggiori informazioni su come questi cambiamenti influenzano il metabolismo a lungo termine.

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SAI CHE…Gli Elefanti “si chiamano per nome”?

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Gli esseri umani potrebbero non essere gli unici a utilizzare dei richiami personalizzati per attirare l’attenzione dei membri del proprio gruppo. Uno studio condotto dalla Colorado State University negli Stati Uniti ha rivelato che anche gli elefanti africani selvatici sembrano usare dei veri e propri “nomi” per chiamare i loro simili. Questa incredibile scoperta è stata pubblicata sulla rivista scientifica “Nature”.

Contrariamente ad altre specie che si affidano all’imitazione del ricevente, come i delfini o i pappagalli, gli elefanti africani sembrano utilizzare richiami specifici per rivolgersi l’un l’altro. Mentre il richiamo più comune degli elefanti è il “barrito”, un suono a bassa frequenza usato in vari contesti, gli studiosi hanno individuato altre vocalizzazioni che potrebbero essere considerate dei veri e propri “nomi” personalizzati.

Lo studio si è concentrato sui suoni emessi dagli elefanti nella riserva nazionale di Samburu in Kenya e nel parco di Amboseli tra il 1986 e il 2022. I risultati hanno dimostrato che gli elefanti utilizzano vocalizzazioni specifiche per chiamare individui specifici e che riconoscono e reagiscono a un richiamo rivolto a loro, ignorando quelli indirizzati ad altri.

Secondo Michael Pardo, principale autore dello studio, queste vocalizzazioni non imitativi sono la prova di una capacità di “pensiero astratto” negli elefanti. Frank Pope, Ceo di Save the Elephants, ha sottolineato che questa scoperta non è che l’ultimo punto in comune tra umani ed elefanti, evidenziando le similitudini nei nuclei familiari allargati e nelle dinamiche sociali, supportate da cervelli altamente sviluppati.

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