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Come diventare esperto di profumi

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La professione di “maestro profumiere” o più comunemente definito “naso” è a tutti gli effetti un lavoro del passato, diffuso in Francia già nel XVII secolo, attraverso la corporazione di artigiani guantai-profumieri. Dal passato al presente, questa ricercatissima figura professionale si è specializzata grazie alle moderne tecniche industriali riuscendo comunque a mantenere quella tipica impronta artigianale dell’attività di profumeria.

L’elemento vincente di un buon naso è rappresentato dalla solida memoria olfattiva che permette di memorizzare all’incirca trecento aromi, contro un massimo di cento di una persona normale e che riesce abilmente a combinare tra loro creando nuove fragranze. Alla particolare inclinazione naturale si aggiunge spesso l’essere cresciuto in un contesto di profumieri e aver fiutato le essenze sin da piccolo, oltre che ad aver ultimato gli studi accademici in materia di cosmetica. Non è comunque certo che la componente genetica sia la dote più importante: alcuni esperti di profumo diventano dei veri e propri intenditori puntando unicamente sulla loro sensibilità olfattiva. Vediamo a questo punto come diventare esperto di profumi.

Diventare esperto di profumi: caratteristiche necessarie

Di fatto, per aspirare alla professione di maestro profumiere si dovrà essere dotati di un eccellente senso dell’olfatto,  oltre che dalla capacità di saper scegliere, miscelare e dosare le essenze a disposizione; addestrarsi a riconoscere gli effluvi e i profumi presenti in natura con possibili combinazioni deve divenire nel tempo un’abitudine prevalente.

Un esperto di profumi è in grado di percepire le note di testa, le note dell’anima e quelle di base di una fragranza, in modo da accostare gli estratti naturali nelle giuste dosi, dando vita a composizioni aromatiche uniche e di pregio. L’esperto di profumi deve unire, altresì, la propria creatività alle esigenze di un mercato sempre più in evoluzione.

Il profumo rappresenta uno strumento di comunicazione: esso dovrà mostrare al pubblico le caratteristiche e i valori del brand che lo identificano, ma allo stesso tempo dovrà rispondere alle richieste di una clientela attenta ed esigente. Quello del maestro profumiere è dunque un talento acquisito sin dalla nascita, ma che necessita di studio e conoscenze tecniche che solo alcune delle scuole specializzate di oggi sono in grado di offrire.

Scuole riconosciute per intraprendere il mestiere di maestro profumiere

Le scuole riconosciute come vere e proprie eccellenze sono qui di seguito elencate:

  • Isipca, con sede a Parigi, fondata nel 1970 da Jean-Jacques Guerlain, in assoluto la miglior scuola al mondo nel campo della profumeria e della cosmetica, La scuola garantisce la formazione di figure professionali richieste in tutto il mondo per impegno, precisione e creatività;
  • École Supérieure du Parfum, inaugurata di recente a Parigi, offre ai propri allievi un corso formativo che si sviluppa in quattro anni, intervallati a due stage, oltre ad un quinto anno conclusivo. Una volta terminato il percorso di studio, se nello studente si intravede del talento creativo e un’ottima preparazione, lo stesso verrà inserito in un laboratorio, in affiancamento ad un profumiere Senior che lo accompagnerà nel consolidamento di tecniche e conoscenze specifiche in materia di essenze.
  • L’Università di Padova, dove si potrà accedere ad un master in business e management in fragranze e cosmetici (organizzato in collaborazione con Isipca); esistono anche corsi tenuti direttamente da aziende del settore. Nella città di Novara, in Piemonte, è celebre quello di Mouillettes & Co. fondato dalla maestra profumiera Maria Grazia Fornasier, la quale, dopo aver maturato una significativa esperienza in campo, ha deciso di mettere a disposizione le proprie conoscenze a tutti coloro che desiderano far parte della categoria degli specialisti profumieri.

Dove lavora un esperto di profumi

I laboratori che ingaggiano gli esperti di profumo sono molti, ma pochi si mostrano attenti alla loro personalità, in quanto sempre più interessati a gestire la comunicazione e la diffusione del brand e poco avvezzi a trasmettere i valori culturali di queste figure altamente specializzate. Dobbiamo considerare che prima di essere esperti di profumo, queste figure professionali sono ambasciatori nel mondo e viaggiatori instancabili, alla ricerca di nuove appaganti sensazioni.

L’esperto di profumi è un vero e proprio esploratore in grado di portare alla luce le nostre capacità olfattive e le nostre emozioni più recondite. In ultimo è bene citare alcune importanti dinastie di maestri profumieri, per cui il destino era già risultato segnato alla nascita, come Polge, Creed, Ellena, intere famiglie che da generazioni si occupano della creazione e della diffusione nel mondo delle migliori essenze e dei benefici che ne derivano ogni volta che si compie un semplice “snif, snif”.

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Il silenzio dello spazio: perché non possiamo ascoltare nulla nello spazio

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Nel vasto vuoto dello spazio, una delle peculiarità più affascinanti riguarda la totale assenza di suono. A differenza di quello che sperimentiamo quotidianamente sulla Terra, dove le onde sonore viaggiano attraverso l’aria e raggiungono i nostri orecchi, nello spazio queste onde non hanno un mezzo attraverso cui propagarsi.

Il suono, infatti, è una vibrazione che si diffonde in un materiale come aria, acqua o metallo, ma nel vuoto interplanetario non c’è nulla che possa permettere alle vibrazioni di muoversi. Questo significa che se ci trovassimo nello spazio, anche se qualcuno ci parlasse o ci fosse un’esplosione, non potremmo sentire nulla. Sarebbe come trovarsi in una stanza completamente silenziosa, ma a una scala cosmica.

Questa assenza di suono nello spazio è una delle prime cose che gli astronauti notano quando eseguono le loro missioni. Sebbene all’interno delle navette spaziali o delle stazioni orbitanti ci sia aria e quindi sia possibile sentire i suoni, una volta fuori, nello spazio aperto, il silenzio è assoluto.

Anche se il concetto di vuoto spaziale può sembrare inquietante, in realtà questa mancanza di suono ci offre una meravigliosa opportunità: un ambiente completamente privo di interferenze sonore, dove si può concentrarsi sul panorama mozzafiato e sul mistero infinito che ci circonda.

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Vega E: la nuova frontiera del trasporto spaziale con 350 milioni di euro di investimento Esa

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n una mossa rivoluzionaria, l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) ha destinato ben 350 milioni di euro per lo sviluppo del Vega E, un lanciatore di nuova generazione destinato a trasformare il panorama del trasporto spaziale. Questo investimento significativo sottolinea l’impegno dell’ESA nel mantenere il vantaggio competitivo dell’Europa nell’industria spaziale globale.

Il Vega E, evoluzione del Vega C, rappresenta un salto tecnologico monumentale. A differenza del suo predecessore, il nuovo lanciatore presenterà una configurazione a 3 stadi, sostituendo l’attuale design a 4 stadi. Il cuore di questa innovazione è lo stadio superiore a propellente liquido alimentato a metano e ossigeno liquido, che offre prestazioni superiori rispetto ai propellenti solidi utilizzati nel Vega C.

Una delle principali caratteristiche del Vega E è la sua capacità di carico: potrà trasportare fino a 3 tonnellate metriche in orbita bassa terrestre (LEO), un notevole miglioramento rispetto alle 2,3 tonnellate del Vega C. Questo incremento di capacità apre nuove possibilità per missioni spaziali più ambiziose, come il lancio di satelliti per l’osservazione della Terra e per telecomunicazioni.

Il nuovo stadio superiore a propellente liquido non solo migliorerà le prestazioni del veicolo, ma offrirà anche una maggiore flessibilità operativa, permettendo inserimenti orbitali più precisi e supportando una gamma più ampia di profili di missione. Con l’aumento della domanda di lanci satellitari, il Vega E garantirà che l’Europa rimanga un attore di primo piano nel mercato globale dei lanci spaziali.

Il finanziamento non si limita al lanciatore stesso, ma include anche un potenziamento dei sistemi a terra del Vega C, permettendo fino a sei lanci all’anno. Questo miglioramento incrementerà l’efficienza e la reattività del programma di lancio, riducendo il tempo tra un lancio e l’altro.

Infine, il passaggio a metano e ossigeno liquido per lo stadio superiore rappresenta un passo importante verso sistemi di lancio più ecologici. Il metano, rispetto ai propellenti solidi tradizionali, è un combustibile più pulito, riducendo l’impatto ambientale dei lanci spaziali e rispondendo alle crescenti preoccupazioni per la sostenibilità ambientale.

Il Vega E segna una nuova era per il trasporto spaziale europeo, migliorando capacità, efficienza e sostenibilità, e consolidando il ruolo dell’ESA come protagonista nel settore spaziale globale.

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Un container hi-tech per coltivare micro-ortaggi sulla Luna: un passo verso la sostenibilità nelle missioni spaziali

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Un’innovazione straordinaria sta catturando l’attenzione del mondo scientifico: un container hi-tech progettato per coltivare micro-ortaggi sulla Luna. Questo progetto pionieristico, sviluppato dal Centro di Ricerca ENEA Casaccia di Roma e finanziato dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), segna un passo fondamentale verso la sostenibilità delle missioni spaziali a lungo termine.

Il container, conosciuto come Hort3, è stato progettato per funzionare in ambienti estremi, come la Luna e i poli terrestri. Utilizzando tecniche avanzate di coltivazione idroponica in un ambiente chiuso e controllato, garantisce la crescita ottimale di micro-ortaggi in condizioni di gravità ridotta e temperature estreme. Con uno spazio di appena 1 m³, il sistema è in grado di coltivare diverse specie di micro-ortaggi, sfruttando luci LED per fornire l’illuminazione necessaria alla crescita delle piante.

Questo progetto non solo riduce la necessità di trasportare grandi quantità di provviste dalla Terra, abbattendo i costi e i rischi associati ai rifornimenti, ma contribuisce anche a migliorare la dieta e la salute degli astronauti durante missioni prolungate. I micro-ortaggi, ricchi di nutrienti essenziali e antiossidanti, potrebbero rappresentare una fonte importante di cibo fresco per gli astronauti.

Il progetto prevede esperimenti con varietà specifiche di ravanelli, come il Daikon e il Rioja, selezionati per la loro capacità di crescere rapidamente e fornire un alto valore nutritivo. Questi ortaggi sono ideali per l’ambiente controllato del container, che permette di ottenere risultati rapidi e sicuri.

Infine, l’uso di tecniche avanzate di realtà virtuale consente di simulare le condizioni di coltivazione lunare, identificando e risolvendo eventuali criticità, ottimizzando così il design e le operazioni del modulo di coltivazione. Un passo significativo verso un futuro in cui la coltivazione di cibo nello spazio potrebbe diventare una realtà quotidiana, riducendo la dipendenza dalle forniture terrestri e migliorando la qualità della vita degli astronauti nelle missioni a lungo termine.

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