Cronaca
Vibo Valentia | Emessa misura cautelare per minacce al Prefetto e a un componente della Commissione d’Accesso
Nella giornata di ieri, la Squadra Mobile di Vibo Valentia, a seguito di un’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Vibo Valentia, ha dato esecuzione a una misura cautelare dell’obbligo di dimora nel comune di residenza, nei confronti di un soggetto accusato di violenza o minaccia a un Corpo politico, amministrativo o giudiziario o ai suoi singoli componenti.
Il caso ha avuto origine da un episodio che ha visto l’indagato recapitare uno scritto contenente minacce nei confronti del Prefetto di Vibo Valentia, il quale presiede il Comitato per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica, e di un membro della Commissione d’Accesso di un comune della provincia. Il documento minaccioso è stato inviato in prossimità della data fissata per una riunione del Comitato, che doveva esaminare le risultanze di un’attività ispettiva su un comune in fase di accertamento.
L’indagine ha preso piede dopo che lo scritto era stato recapitato personalmente dall’indagato presso la Prefettura di Vibo Valentia, in un contesto delicato che riguardava la sicurezza e l’attività amministrativa del comune sotto esame. A seguito di un’attenta attività investigativa, su richiesta del Pubblico Ministero titolare del fascicolo, il G.I.P. ha emesso la misura cautelare.
Il provvedimento ha imposto all’indagato di rimanere nel comune di residenza, come misura preventiva, mentre prosegue l’iter giudiziario. È importante sottolineare che, come previsto dalla legge, l’indagato beneficia della presunzione di innocenza fino a eventuale sentenza definitiva di condanna.
Questo caso evidenzia l’impegno delle autorità nel contrasto a comportamenti che possano compromettere l’operato delle istituzioni, garantendo che le attività pubbliche possano proseguire in sicurezza e nel rispetto della legge.
Cronaca
CALTANISSETTA Sequestrati 1.500 articoli non conformi a Gela: operazione della Guardia di Finanza**
CALTANISSETTA – I finanzieri del Comando Provinciale di Caltanissetta hanno portato a termine un’operazione volta a garantire la sicurezza dei prodotti, sequestrando circa 1.500 articoli non conformi alle normative vigenti. L’attività, condotta dai Baschi Verdi del Gruppo di Gela, rientra nel dispositivo di controllo economico del territorio disposto dal Comando provinciale, in linea con le direttive della Prefettura locale.
Nel corso dell’operazione, le Fiamme Gialle hanno ispezionato un esercizio commerciale situato a Gela e gestito da un cittadino di nazionalità cinese. Durante il controllo, sono stati sequestrati oltre 1.500 prodotti, tra cui gadget di varia natura privi del marchio “CE”, nonché decorazioni e costumi di carnevale sprovvisti delle informazioni minime richieste dal Codice del Consumo per garantire la tutela dei consumatori.
Il titolare dell’attività è stato segnalato alla Camera di Commercio di Caltanissetta per le violazioni amministrative, con sanzioni che possono arrivare fino a un massimo di 25.823 euro. Inoltre, nel corso dell’ispezione, è stato scoperto un addetto alle vendite privo di regolare contratto di lavoro, impiegato completamente “in nero”. Di conseguenza, il datore di lavoro è stato sanzionato con la sospensione dell’attività imprenditoriale, che potrà essere revocata solo previo pagamento di una sanzione pari a 2.500 euro.
Le indagini proseguono per ricostruire la catena commerciale di approvvigionamento di tali prodotti, venduti in elusione delle norme a tutela della salute pubblica.
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Cronaca
Palermo Maxi-sequestro da 3 milioni di euro ai fiancheggiatori di Messina Denaro
PALERMO – La Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Palermo ha eseguito un decreto di sequestro di beni per un valore complessivo superiore ai 3 milioni di euro. Il provvedimento è stato emesso dal Tribunale di Trapani – Sezione Misure di Prevenzione nei confronti di uno dei principali fiancheggiatori di Matteo Messina Denaro, storico boss di Cosa Nostra.
Il sequestro è scaturito da un’indagine avviata subito dopo la cattura del latitante, su delega della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia (D.D.A.) di Palermo. Le indagini hanno permesso di ricostruire il profilo patrimoniale del soggetto colpito dal provvedimento, già condannato in via definitiva a 9 anni e 2 mesi di reclusione, e del suo nucleo familiare. L’obiettivo era anche quello di individuare eventuali flussi di denaro destinati a finanziare la latitanza di Messina Denaro.
Gli accertamenti hanno evidenziato numerosi bonifici e assegni indirizzati a una delle persone più vicine al boss, segno di un sostegno economico concreto attraverso il trasferimento di ingenti somme di denaro. Alla luce di tali elementi, il Tribunale di Trapani ha disposto il sequestro dei seguenti beni:
- Due società operanti nel settore della coltivazione, lavorazione e conservazione di frutti oleosi, frutta e ortaggi, entrambe con sede a Campobello di Mazara (TP);
- Sette immobili (appartamenti e terreni) situati a Campobello di Mazara (TP) e Castelvetrano (TP);
- Tre rapporti bancari;
- Un autoveicolo.
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Cronaca
Zelensky “L’Ucraina ha cercato la pace da subito, la Russia unica ragione per cui la guerra continua”
L’Ucraina ha cercato la pace “sin dal primo istante della guerra”. Lo ha dichiarato il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, in vista dei colloqui di domani, ospitati dall’Arabia Saudita, fra le delegazioni di Ucraina e Stati Uniti.
“Abbiamo sempre detto che l’unica ragione per cui (la guerra) continua è la Russia”, ha aggiunto il capo dello Stato ucraino. “Sono grato a ogni unità e a ogni brigata che difende le posizioni dell’Ucraina, assicurando la distruzione degli occupanti e facendo ogni sforzo per fornire al nostro Paese la forza necessaria per avvicinare la pace”, ha concluso Zelensky.
– foto IPA Agency –
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