Cronaca
Treviso | Furto e uso fraudolento di carta Bancomat: denunciata una donna
La Polizia di Stato di Treviso ha concluso un’indagine che ha portato alla denuncia di una donna, classe 1981, accusata di furto pluriaggravato e indebito utilizzo di carta Bancomat. La presunta responsabile avrebbe compiuto una serie di crimini ai danni di un’anziana di 84 anni, sfruttando la sua fiducia per rubarle denaro e beni.
Tutto è iniziato con la denuncia di furto da parte della vittima, che, dopo aver creduto di aver smarrito il proprio bancomat, aveva ottenuto un nuovo dispositivo per effettuare i prelievi. Tuttavia, la signora non riusciva a utilizzarlo correttamente, il che l’aveva spinta a contattare la sua banca. Scoprendo con grande dispiacere che il vecchio bancomat era stato utilizzato per prelievi e acquisti per un totale di oltre 5.000 euro, la donna ha inizialmente sospettato della sua collaboratrice domestica, che lavorava presso di lei da circa due anni, anche in relazione alla sparizione di alcuni gioielli.
Le indagini della Squadra Mobile, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Treviso, hanno confermato i sospetti, rivelando che la donna delle pulizie aveva sottratto il bancomat e, avendo familiarità con il PIN della vittima, lo aveva utilizzato più volte per prelevare denaro e fare acquisti in vari punti della provincia. Il totale dei prelievi e acquisti illeciti ha superato i 5.500 euro.
Inoltre, la donna è stata trovata responsabile della vendita di alcuni gioielli rubati presso un negozio di “compro oro” in città. A seguito delle prove raccolte, è stato emesso un avviso di conclusione indagini nei suoi confronti per furto pluriaggravato, indebito utilizzo di carte di pagamento e auto-riciclaggio.
L’indagine della Polizia di Stato ha permesso di fare luce su un crimine che ha colpito un’anziana, approfittando della sua vulnerabilità e fiducia nei confronti di una persona che aveva scelto per l’assistenza quotidiana. Le autorità competenti continueranno a seguire il caso, e la donna dovrà rispondere delle accuse davanti all’Autorità Giudiziaria.
Cronaca
La Spezia | Indagine sulla frode fiscale e truffa pubblica: nuove misure cautelari e sequestro di oltre 1 milione di euro
Prosegue l’intensa attività investigativa della Guardia di Finanza di La Spezia che, su disposizione del Giudice per le indagini preliminari, ha eseguito un’ulteriore ordinanza di misure cautelari personali e reali, a seguito dell’operazione avviata lo scorso ottobre. Le indagini, condotte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria, hanno fatto luce su un’articolata rete di reati tributari e truffe ai danni dello Stato, coinvolgendo 24 individui e 13 società dislocate in Liguria, Toscana ed Emilia Romagna.
Gli indagati sono accusati di aver emesso fatture per operazioni inesistenti e di aver omesso la dichiarazione dei redditi, violando il Decreto Legislativo 74/2000, e di aver commesso truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Le indagini hanno individuato una rete associativa che si occupava di operazioni illecite, con lo scopo di evadere il fisco e ottenere finanziamenti pubblici in maniera fraudolenta.
Due dei principali responsabili, Yuri Fergemberger, 41 anni, residente a Rapallo, e Paolo Spadoni, 54 anni, spezzino, erano già stati arrestati e sottoposti alla misura della custodia cautelare in carcere lo scorso mese. Inoltre, è stato disposto il sequestro preventivo di beni per un valore equivalente a circa 1 milione di euro, inclusi conti correnti, immobili, imbarcazioni e altri beni mobili registrati, ritenuti proventi illeciti delle attività fraudolente.
Nel mese di novembre, il Giudice delle indagini preliminari ha interrogato 22 indagati, cui sono state applicate misure interdittive, impedendo loro di esercitare attività professionali o imprenditoriali. Inoltre, è stato disposto il sequestro di altri beni e denaro per un valore che supera il milione di euro.
L’inchiesta ha visto il coinvolgimento di numerose forze di polizia e si configura come un’importante operazione contro la criminalità economica, finalizzata a garantire la trasparenza e la legalità nel sistema fiscale e nelle erogazioni pubbliche. Le indagini proseguono per fare piena luce su tutte le implicazioni dell’inchiesta e sui responsabili coinvolti.
Cronaca
Riesi (CL) | Sospese attività commerciali e denunce per irregolarità
Un’operazione congiunta tra la Polizia di Stato, l’Ispettorato Territoriale del Lavoro e i Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Caltanissetta ha portato alla scoperta di diverse irregolarità in attività di somministrazione e vendita nel comune di Riesi, nella provincia di Caltanissetta. L’operazione, che ha visto il coordinamento della Divisione Polizia Amministrativa e Sociale della Questura, aveva l’obiettivo di monitorare la regolarità delle attività commerciali, con particolare attenzione alla vendita di alcolici ai minori, alla situazione dei lavoratori impiegati e alla gestione dei permessi necessari per l’esercizio delle attività.
Nel corso dei controlli, i militari e gli ispettori hanno scoperto due lavoratori impiegati in nero all’interno di un locale, in quanto il titolare non aveva effettuato la preventiva comunicazione di instaurazione del rapporto di lavoro. Per questa violazione, è stata disposta la sospensione dell’attività imprenditoriale, con effetto dal 16 dicembre. Il provvedimento potrà essere revocato solo a condizione che i lavoratori vengano regolarizzati e che venga effettuato il pagamento di una sanzione amministrativa di 2.500 euro.
Oltre alla scoperta dei lavoratori irregolari, i controlli hanno messo in evidenza anche gravi violazioni in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Per queste irregolarità, il titolare dell’esercizio commerciale è stato denunciato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Caltanissetta. Inoltre, in un altro locale, è stata interrotta un’attività di intrattenimento musicale che non rispettava le normative vigenti.
Le forze dell’ordine hanno annunciato che i controlli continueranno e si intensificheranno nel resto della provincia, per garantire il rispetto delle leggi e la sicurezza dei lavoratori e dei consumatori.
Cronaca
Chieti | Frode fiscale e indebita percezione di finanziamenti pubblici: tre persone denunciate dalla GdF
La Guardia di Finanza di Chieti ha recentemente concluso un’inchiesta che ha portato alla denuncia di tre individui accusati di reati tributari e di aver indebitamente percepito finanziamenti pubblici. L’operazione, condotta dalla Tenenza di Ortona e coordinata dal Tenente Giancarlo Passeri, ha messo in luce una complessa truffa che ha coinvolto una società di capitali apparentemente con sede in provincia di Chieti, operante nel settore delle pulizie specializzate.
L’indagine ha rivelato che la società, amministrata da un sessantenne aquilano, aveva falsificato bilanci e documenti aziendali per ottenere due distinti finanziamenti pubblici, per un totale di quasi 1,4 milioni di euro. La prima agevolazione, di circa 656.000 euro, era stata concessa dalla società SIMEST S.p.a., destinata a finanziare iniziative promozionali in Paesi come Azerbaigian, Sud Africa e Canada. La seconda, di oltre 720.000 euro, era stata erogata da istituti di credito con garanzia della Banca del Mezzogiorno – MedioCredito Centrale S.p.a., destinata a supportare le imprese colpite dalla crisi derivante dalla pandemia di COVID-19.
Una volta ricevuti i fondi, gli indagati hanno utilizzato il denaro per acquistare beni, come auto aziendali, e per effettuare pagamenti fittizi a soggetti giuridici, simulando rapporti commerciali inesistenti. L’operazione mirava a esaurire i fondi ricevuti, mascherando le transazioni dietro una facciata di apparente attività economica.
L’inchiesta ha anche portato alla segnalazione della società alla Corte dei Conti della Regione Abruzzo, per il danno erariale provocato dalla frode. Le autorità stanno ora proseguendo con le indagini per accertare l’entità del danno causato e per adottare le necessarie misure legali.
Il comandante provinciale della Guardia di Finanza, Col. Michele Iadarola, ha sottolineato come l’azione delle Fiamme Gialle sia volta a contrastare i circuiti fraudolenti, tutelando così le risorse pubbliche destinate al sostegno di famiglie e imprese. Come previsto dalla legge, gli indagati sono considerati innocenti fino a una eventuale sentenza irrevocabile di condanna.
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