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Cronaca

Rovigo | Prodotto ittico illegalmente pescato, sequestro di 431 kg

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Il 12 novembre, le forze di polizia del Comando Provinciale di Rovigo, durante una serie di controlli mirati sul territorio, hanno intercettato quattro veicoli che trasportavano prodotti ittici pescati illegalmente nel Fiume Po. L’operazione, condotta dalla Tenenza di Loreo e dalla Sezione Operativa Navale di Porto Levante, ha visto la collaborazione con il Servizio Veterinario dell’ULSS 5 Polesana per verificare la sicurezza igienico-sanitaria dei prodotti, e si è svolta alle prime luci dell’alba nel comune di Porto Viro, località Donada.

I controlli hanno rivelato che i veicoli erano destinati al trasporto di oltre 400 chilogrammi di pesce d’acqua dolce, che, pur risultando idoneo al consumo umano, non rispettava le normative di tracciabilità e sicurezza alimentare. I pesci sono stati quindi sottoposti a ispezione sanitaria, e successivamente inviati al Mercato Ittico di Porto Viro per essere messi in vendita, con l’obbligo che i ricavi derivanti dalla vendita venissero versati all’Erario.

Oltre alla violazione in ambito sanitario e di tracciabilità, sono state riscontrate irregolarità anche sul piano del trasporto: una delle autovetture utilizzate per il trasporto risultava priva di revisione biennale, motivo per cui tutti e quattro i mezzi sono stati sottoposti a fermo amministrativo. A carico dei conducenti sono state elevate sanzioni per un totale di oltre 5.500 euro, con l’accusa di utilizzo improprio dei veicoli.

L’operazione ha avuto l’obiettivo di tutelare l’ambiente e garantire la sicurezza del commercio ittico, intervenendo contro attività illegali che potrebbero danneggiare l’ecosistema del Delta del Po e mettere a rischio la salute pubblica. Le forze di polizia hanno sottolineato come l’azione dimostri il continuo impegno nel contrastare il commercio illecito e garantire che le pratiche commerciali siano svolte nel rispetto delle normative ambientali e sanitarie.

Cronaca

Bari | Contestato danno erariale di 81.000 euro a due dipendenti pubblici

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Un’inchiesta della Guardia di Finanza di Bari ha portato all’emissione di un invito a dedurre nei confronti di un dirigente e di un funzionario della Regione Puglia, accusati di aver causato un danno erariale di circa 81.000 euro. Il caso riguarda lavori di messa in sicurezza delle aree esterne della sede regionale, in particolare la realizzazione di un parcheggio. L’appalto per i lavori, aggiudicato nel 2017 per un importo di oltre 727.000 euro, ha visto l’emissione di una perizia di variante che ha incrementato la spesa di circa 200.000 euro. Tuttavia, questa perizia non è stata rinvenuta nella documentazione ufficiale, sollevando dubbi sulla corretta gestione delle procedure.

Secondo le normative previste dal Codice dei contratti pubblici, la documentazione relativa agli appalti deve essere custodita e giustificare tutte le decisioni prese in ogni fase della procedura. In questo caso, però, sono emerse gravi lacune, come la mancanza di motivazioni e la carenza di documentazione giustificativa riguardante l’urgenza dei lavori aggiuntivi e l’assenza di relazioni preliminari che potessero supportare l’incremento dei costi.

I lavori extra, che dovevano essere complementari al progetto iniziale, sono stati affidati alla stessa impresa già incaricata dell’appalto principale, ma una revisione della documentazione tecnica ha rivelato discrepanze importanti tra quanto previsto e quanto effettivamente eseguito, con importi superiori e lavorazioni non giustificate.

In particolare, l’indagine ha portato alla configurazione di un danno erariale che ha comportato un incremento non giustificato dei costi, pari a quasi 200.000 euro. Tuttavia, alcuni pagamenti effettuati nel 2019 sono stati considerati prescritti dalla Procura Regionale, che ha escluso la possibilità di recupero del danno derivante da questi.

I responsabili del danno erariale hanno ora l’opportunità di esaminare le prove a carico e presentare le proprie deduzioni o richiedere di essere ascoltati dall’Autorità Giudiziaria contabile. L’inchiesta dimostra un monitoraggio continuo e un impegno a garantire che i fondi pubblici vengano gestiti in modo corretto e trasparente.

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Cronaca

Roma | Detenzione di sostanza stupefacente, incastrato 32enne da un mazzo di chiavi

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Un’operazione della Polizia di Stato ha portato all’arresto di un trentaduenne italiano, gravemente indiziato di detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio, e alla denuncia di un ventunenne per resistenza a pubblico ufficiale. L’intervento è avvenuto nel quartiere Appio Nuovo di Roma, dove gli agenti hanno fermato un’auto per un normale controllo.

Il ventunenne, alla guida del veicolo, ha ignorato l’ordine di fermarsi, tentando una fuga in retromarcia e tamponando un altro veicolo. Nonostante il tentativo di evasione, i due occupanti del veicolo sono stati fermati e, durante la perquisizione, sono stati trovati con una somma di denaro considerevole e un mazzo di chiavi con l’etichetta “BOX 16”. Questo rinvenimento ha suscitato i sospetti degli agenti, che hanno immediatamente avviato delle indagini.

Individuato il box associato alle chiavi, la Polizia ha scoperto, all’interno, un frigorifero, un trolley, una macchina per il sottovuoto e materiale per il confezionamento, elementi che hanno suggerito la presenza di sostanze stupefacenti. Poco dopo, un uomo di 32 anni si è diretto verso il box, ma, accortosi della presenza degli agenti, ha cercato di allontanarsi rapidamente insieme alla figlia minorenne. Raggiunti e fermati, l’uomo ha ammesso di detenere droga, e durante la perquisizione sono stati trovati circa 32 grammi di cocaina e 191 grammi di hashish.

L’ispezione del box ha portato al rinvenimento di oltre 6 kg di hashish, suddivisi in panetti con logo riconoscibile, e 40 grammi di cocaina. Inoltre, sono stati trovati un bilancino di precisione e altro materiale per il confezionamento. L’uomo, visibilmente agitato, è stato arrestato con l’accusa di detenzione ai fini di spaccio, mentre il ventunenne è stato denunciato per resistenza.

Il trentaduenne arrestato è stato posto a disposizione dell’Autorità Giudiziaria, che ha convalidato l’arresto. L’indagine è ancora in corso, e l’uomo è da considerarsi presunto innocente fino a sentenza definitiva. L’operazione dimostra l’impegno costante delle forze dell’ordine nel contrastare il traffico di sostanze stupefacenti e garantire la sicurezza pubblica.

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Cronaca

Teramo | Falso cieco beccato in bicicletta, truffa da oltre 98.000 euro

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La Guardia di Finanza di Giulianova ha eseguito un sequestro preventivo di beni nei confronti di un sessantenne di origini foggiane, domiciliato a Martinsicuro (TE), accusato di aver percepito indebitamente pensioni di invalidità civile e indennità di accompagnamento, per un totale superiore ai 98.000 euro. Il soggetto, che si era dichiarato cieco assoluto, avrebbe ricevuto i benefici statali dal 2017 su un conto bancario a San Benedetto del Tronto, ma le indagini hanno rivelato che non soffriva di alcun deficit visivo che giustificasse il riconoscimento dello status di disabilità.

A far scattare le indagini è stata una segnalazione anonima al numero “117” della Guardia di Finanza. Gli accertamenti, anche supportati da filmati, hanno dimostrato che l’indagato era perfettamente in grado di svolgere attività quotidiane, come camminare autonomamente senza ausili, attraversare strade trafficate, fare la spesa da solo e addirittura guidare la bicicletta per diversi chilometri, condotte incompatibili con la condizione di cecità assoluta.

La truffa ai danni dello Stato è stata quindi confermata, con il risultato di un deferimento alla Procura della Repubblica di Ascoli Piceno per truffa aggravata finalizzata al conseguimento di erogazioni pubbliche. Oltre al sequestro preventivo dei beni, il caso è stato segnalato alla Corte dei Conti per il danno erariale causato.

Questa operazione evidenzia il continuo impegno della Guardia di Finanza nella tutela delle risorse pubbliche e nella lotta contro gli abusi ai danni delle fasce più vulnerabili della società, per garantire che i fondi siano utilizzati esclusivamente per i fini previsti dalla legge.

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