Cronaca
Roma | Scoperto albergo diffuso abusivo nel quartiere Esquilino: cessazione immediata e sequestro
In vista del Giubileo e nell’ambito dei controlli intensificati nelle aree a vocazione turistica, la Polizia di Stato ha scoperto un albergo “diffuso” abusivo nel cuore del quartiere Esquilino a Roma. L’albergo in questione operava aggirando le normative relative agli affittacamere e ad altre forme di ospitalità, accorpando diverse strutture residenziali e gestendole come un’unica attività ricettiva.
Il titolare, originario del Bangladesh, aveva unificato quattro strutture situate in un palazzo e in alcune palazzine limitrofe, creando una realtà che di fatto funzionava come un albergo senza rispettare le leggi e i regolamenti. In seguito a questa scoperta, il Questore di Roma ha ordinato la cessazione immediata dell’attività abusiva. Inoltre, due delle quattro strutture erano già state oggetto di provvedimenti di sospensione a settembre, a seguito di irregolarità emerse durante i controlli.
Durante le operazioni di ispezione, condotte in collaborazione con il Servizio di Prevenzione e Sicurezza Ambienti di Lavoro (S.Pre.Sal.) della ASL, sono state riscontrate gravi violazioni della normativa sulla sicurezza sui luoghi di lavoro in una delle strutture. Questo ha portato al sequestro penalmente convalidato di una delle sedi. L’attività investigativa, coordinata dalla Procura della Repubblica, ha permesso di avviare i provvedimenti necessari per tutelare la sicurezza dei cittadini.
Per rafforzare la sicurezza e prevenire ulteriori irregolarità, il Questore ha disposto la sospensione delle quattro strutture autorizzate per un periodo di 30 giorni, e gli agenti della Divisione Amministrativa e Sociale della Questura di Roma hanno eseguito il provvedimento. Questo intervento si inserisce in una serie di misure messe in atto per contrastare le attività abusive nel settore turistico e garantire la sicurezza pubblica in vista dell’afflusso di turisti durante il Giubileo.
Cronaca
Incidente aereo in Kazakistan: oltre 30 vittime e mistero sulle cause
Un volo passeggeri della Azerbaijan Airlines, partito da Baku in Azerbaijan e diretto a Grozny in Cecenia, è precipitato vicino all’aeroporto di Aktau, in Kazakistan. A bordo dell’Embraer 190 c’erano 62 passeggeri e 5 membri dell’equipaggio. Al momento, il bilancio delle vittime è incerto, ma il vice primo ministro kazako ha confermato che 38 persone hanno perso la vita, mentre 29 sono sopravvissute. I soccorritori hanno recuperato 4 corpi e la scatola nera dell’aereo.
Tra i passeggeri si trovavano cittadini di vari paesi, tra cui 16 russi, 37 azerbaigiani, 6 kazaki e 3 kirghizi. I feriti, ricoverati in ospedale, sono stati descritti in condizioni varie, con 11 persone in gravi condizioni. L’incidente ha scatenato un’imponente operazione di salvataggio, con 150 vigili del fuoco impegnati a spegnere l’incendio derivante dallo schianto.
Le cause dell’incidente sono ancora oggetto di indagine. Inizialmente, la compagnia aerea aveva parlato di una collisione con uno stormo di uccelli, ma successivamente ha smentito questa versione, sostenendo che si trattava di un atterraggio di emergenza. Il Ministero della Sanità kazako ha invece parlato di un’esplosione di pallone a bordo, senza entrare nei dettagli. Tuttavia, alcune teorie alternative stanno prendendo piede: tra i passeggeri sopravvissuti, infatti, qualcuno ha riferito di aver sentito colpi contro la fusoliera, e le immagini della carlinga sembrano mostrare fori che potrebbero essere stati causati da un missile.
Secondo alcuni esperti e fonti ucraine, il velivolo potrebbe essere stato abbattuto da un sistema di difesa aerea russo. La presenza di fori nella parte posteriore della carlinga ha alimentato tali sospetti, alimentando la speculazione che il velivolo sia stato colpito da un missile terra-aria. In risposta, il presidente dell’Azerbaigian, Ilham Aliyev, ha ordinato un’indagine approfondita sull’accaduto.
Cronaca
Parto in auto durante il tragitto verso l’ospedale: nasce Federico a pochi chilometri da Frosinone
Un episodio incredibile si è verificato nel tardo pomeriggio di ieri lungo la Strada Regionale che collega Frosinone a Latina. Giulia, una donna incinta di Patrica, ha dato alla luce il suo secondo figlio, Federico, mentre si trovava in auto con la suocera, diretta verso l’ospedale Spaziani di Frosinone. La situazione, che sembrava sotto controllo all’inizio, ha preso una piega inaspettata quando le contrazioni, improvvise e ravvicinate, hanno reso chiaro che il parto stava per avvenire prima del previsto.
Giulia, che aveva appena rotto le acque, era pronta per dirigersi in ospedale, ma non immaginava che sarebbe diventata protagonista di un parto d’emergenza. Con il supporto della suocera, la donna è salita in auto e ha iniziato il tragitto verso l’ospedale, distante solo pochi chilometri. Nel frattempo, ha chiamato suo marito Leonardo per informarlo e dirgli di raggiungere direttamente il reparto, senza rientrare a casa.
Ma la situazione si è rapidamente aggravata: mentre la macchina procedeva, le contrazioni sono diventate sempre più forti e ravvicinate, e Federico stava ormai per nascere. A questo punto, la suocera ha allertato il 118. I soccorsi non hanno perso tempo e, grazie alla pronta risposta del personale sanitario, un’ambulanza con un’ostetrica si è messa immediatamente in viaggio verso le due donne, andando incontro all’auto.
L’intervento è stato tempestivo, ma nonostante l’impegno dei soccorritori, Federico è nato comunque in macchina, a pochi chilometri da Frosinone. Fortunatamente, sia la mamma che il bambino stanno bene. Per precauzione, sono stati comunque trasportati in ospedale, dove sono stati sottoposti a controllo.
Giulia, titolare di un negozio di biancheria a Patrica, e il marito Leonardo, genitori già di una bambina, sono ormai felici e sereni con l’arrivo del piccolo Federico, che ha deciso di nascere nel giorno della Vigilia di Natale, regalando alla famiglia un’emozione unica e indimenticabile.
Cronaca
Maltempo blocca le ricerche dei due alpinisti dispersi sul Gran Sasso: speranze e difficoltà in attesa di miglioramenti
La situazione riguardante i due alpinisti romagnoli dispersi, Luca Perazzini e Cristian Gualdi, si sta facendo sempre più critica, a causa delle condizioni meteo estreme che stanno ostacolando le operazioni di soccorso sul Gran Sasso, in Abruzzo. I due amici, di 42 e 48 anni, sono scivolati in un canalone a circa 2100 metri di altitudine e sono stati dati per dispersi da domenica, dopo aver intrapreso un’escursione.
Le ricerche, avviate dal Soccorso Alpino (Cnsas), sono state interrotte temporaneamente a causa di una bufera di neve che ha colpito la zona di Campo Imperatore. Le condizioni meteo, con raffiche di vento fino a 135 km/h e temperature molto basse (-9.5°C), hanno reso impossibile proseguire le operazioni di recupero in sicurezza. L’ostello “Lo Zio”, dove sono stati bloccati 18 soccorritori e altre persone, è diventato un rifugio di emergenza, ma le condizioni non permettono al momento di riattivare la funivia che collega la zona a Fonte Cerreto, creando difficoltà per i soccorritori.
L’allerta per le valanghe nella zona era inizialmente gialla (criticità ordinaria), ma il peggioramento delle condizioni meteo ha costretto i soccorritori a interrompere i tentativi di raggiungere i dispersi. Le famiglie dei due alpinisti sono arrivate in Abruzzo per seguire l’evolversi della situazione, ma purtroppo non ci sono stati aggiornamenti positivi. Il sindaco di Santarcangelo, Filippo Sacchetti, ha espresso la solidarietà della comunità, purtroppo con il dolore che accomuna tutti in questa difficile attesa.
Nel frattempo, il bilancio delle tragedie in montagna in Abruzzo quest’anno è drammatico, con dieci morti e due dispersi, a causa di diversi incidenti e malori. Questo tragico episodio sottolinea la pericolosità dell’attività alpinistica in condizioni meteo sfavorevoli, ed evidenzia la necessità di una pianificazione adeguata e prudente nelle escursioni montane.
Le autorità locali e i soccorritori continueranno a monitorare la situazione, sperando che le condizioni migliorino abbastanza da permettere il recupero dei due dispersi.
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