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Cronaca

Reggio Calabria | Operazione “Ducale”: udienze per discutere i ricorsi per cui il gip non ha disposto misura cautelare

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A Reggio Calabria, il Tribunale della libertà è stato chiamato a esaminare i ricorsi presentati dalla Procura antimafia contro nove persone coinvolte nell’operazione “Ducale”. Questi individui, tra cui politici locali e una scrutatrice, erano stati inizialmente indagati senza che venisse applicata alcuna misura cautelare dal giudice per le indagini preliminari, Vincenzo Quaranta. Tuttavia, la Procura antimafia, guidata dai procuratori aggiunti Walter Ignazitto e Stefano Musolino, insieme al pubblico ministero Salvatore Rossello, ha deciso di appellarsi contro questa decisione.

Tra i nove indagati, spiccano le figure di due politici noti nella regione. Giuseppe Neri, consigliere regionale all’epoca dei fatti e capogruppo di Fratelli d’Italia a Palazzo Campanella, e Giuseppe Sera, ex capogruppo del Partito Democratico al consiglio comunale di Reggio Calabria. Entrambi i politici sono ora sotto esame per le loro presunte responsabilità nell’ambito dell’inchiesta “Ducale”.

Inoltre, un altro nome rilevante è quello di Daniel Barillà, esponente dei Democratici e influente capo elettore nell’area di Reggio nord, in particolare nella frazione Sambatello e nella Vallata del Gallico. Barillà è noto per il suo impegno politico e le sue attività imprenditoriali nella zona.

La Procura antimafia ha posto l’accento anche sulla posizione di Martina Giustra, una scrutatrice indagata in relazione alle operazioni di voto in due importanti tornate elettorali: le elezioni regionali del 26 gennaio 2020 e le comunali del 20 e 21 settembre 2020, presso il seggio “88” di Reggio Calabria. I magistrati hanno richiesto una rivalutazione del suo caso, sottolineando l’aggravante mafiosa che potrebbe aver influenzato le operazioni elettorali.

L’operazione “Ducale” ha portato alla luce presunti intrecci tra politica e criminalità organizzata nella gestione delle elezioni e in altre attività. Gli indagati sono accusati di aver avuto legami con ambienti mafiosi, manipolando il voto e sfruttando le loro posizioni per favorire determinate fazioni politiche. Questo caso, quindi, rappresenta un altro capitolo della lotta della magistratura contro l’infiltrazione della mafia nelle istituzioni pubbliche.

Le udienze davanti al Tribunale della libertà segneranno un passo cruciale per determinare se i nove indagati dovranno affrontare misure cautelari in attesa di un processo. L’esito di queste udienze potrebbe avere un impatto significativo sul panorama politico locale e sulle dinamiche di potere nella regione.

Il caso “Ducale” continua a destare preoccupazioni sulla trasparenza e la legalità delle operazioni elettorali in Calabria, mettendo in evidenza le sfide persistenti nella lotta contro la corruzione e l’influenza mafiosa nelle istituzioni.

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Isernia | Espulsione di cittadino peruviano: operazione di allontanamento a Fiumicino

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Il 26 novembre, l’Ufficio Immigrazione della Questura di Campobasso ha eseguito un’operazione di espulsione nei confronti di un cittadino peruviano. Il provvedimento, disposto dal Magistrato di Sorveglianza, prevedeva l’allontanamento del soggetto dal territorio nazionale, e ha avuto luogo dopo il termine della sua detenzione presso la casa circondariale locale.

A seguito della scarcerazione, l’uomo è stato accompagnato dalle forze di polizia presso l’aeroporto di Fiumicino, a Roma, dove è stato messo a bordo di un volo diretto a Lima, sua città di origine. Questo intervento è stato effettuato in ottemperanza alle disposizioni di legge relative alla sicurezza nazionale e al controllo dell’immigrazione.

L’operazione si inserisce in un contesto di attuazione delle misure di espulsione a seguito di sentenze emesse dal sistema giudiziario, sottolineando l’importanza della collaborazione tra le forze di polizia e le autorità giudiziarie per il rispetto delle normative in materia di immigrazione.

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Cronaca

Botricello (CZ) | Truffa ai danni di un’anziana: due giovani arrestati per truffa aggravata

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Due giovani di 19 anni, originari della provincia di Napoli, sono stati arrestati dai Carabinieri della Compagnia di Sellia Marina, con l’applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari, per il reato di truffa ai danni di una persona anziana. Il provvedimento è stato emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) del Tribunale di Catanzaro, su richiesta della Procura della Repubblica, in seguito a una serie di approfondimenti investigativi.

Il fatto criminoso si è verificato lo scorso mese di luglio, quando i due giovani hanno contattato telefonicamente un’anziana signora di Botricello, utilizzando sia l’utenza fissa che quella mobile. I truffatori si sono presentati inizialmente come carabinieri e successivamente come avvocati, simulando una situazione di emergenza: hanno raccontato alla vittima che sua figlia, residente fuori regione, era stata coinvolta in un incidente stradale con feriti gravi e che per evitare l’arresto, la madre doveva urgentemente pagare una somma di 4.200 euro, in contanti o in preziosi.

Non avendo la pensionata la disponibilità dell’intera cifra richiesta, la signora ha ceduto 100 euro in contante e 131 grammi di oro, che includevano anche le sue fedi nuziali, consegnandoli a uno dei complici che si è recato direttamente a casa sua per ritirare il materiale.

Le indagini, condotte dai Carabinieri della Stazione di Botricello, hanno coinvolto diversi strumenti investigativi, tra cui l’analisi delle immagini di videosorveglianza, l’acquisizione delle dichiarazioni della vittima e il tracciamento delle celle telefoniche utilizzate dai presunti autori. Gli accertamenti hanno portato all’individuazione dei due giovani coinvolti nel crimine, accusati di aver messo in atto una truffa con grave danno per la persona anziana.

I due 19enni sono ora agli arresti domiciliari, in attesa di sviluppi nel procedimento, che è ancora nelle fasi preliminari delle indagini. Gli investigatori stanno continuando ad analizzare i dettagli del caso, per determinare eventuali complici e ricostruire l’intera rete criminale coinvolta in truffe simili. La comunità locale, scossa da quanto accaduto, ha potuto constatare l’importanza dei controlli e delle indagini per proteggere le persone più vulnerabili da simili raggiri.

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Reggio Emilia | Furti seriali a San Polo d’Enza: recuperata refurtiva per oltre 120.000 euro

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Un’indagine approfondita condotta dai Carabinieri di San Polo d’Enza, con il supporto del Nucleo Operativo di Castelnovo Monti e della Sezione Operativa di Reggio Emilia, ha portato all’individuazione di un presunto responsabile di una serie di furti seriali ai danni di sei aziende del territorio. I raid, avvenuti in diverse notti tra settembre e novembre 2024, hanno causato danni significativi, con il furto di attrezzature edili, batterie e inverter elettrici di alto valore.

Il presunto ladro, un 33enne moldavo residente nella provincia di Reggio Emilia, avrebbe agito da solo, compiendo incursioni mirate nei siti aziendali di San Polo d’Enza. Le prime indagini sono scattate il 12 settembre, quando furono danneggiati i finestrini di cinque furgoni parcheggiati in un’azienda senza che nulla fosse rubato. Successivi furti, culminati il 16 novembre, hanno visto la sottrazione di costose attrezzature e materiali per un valore complessivo superiore ai 100.000 euro.

Attraverso l’analisi delle immagini delle telecamere di sorveglianza e l’incrocio dei dati ottenuti dai varchi OCR comunali, i Carabinieri sono riusciti a risalire al veicolo utilizzato dall’indagato. L’attenzione degli inquirenti si è quindi concentrata su un capannone preso in affitto a Reggio Emilia, che è stato monitorato e infine perquisito.

All’interno del locale, i militari hanno rinvenuto e sequestrato refurtiva per oltre 120.000 euro, parte della quale è già stata ricondotta ai furti compiuti a San Polo d’Enza. Il materiale recuperato comprende attrezzature edili, inverter e batterie di accumulo di grande valore.

Il 33enne è stato denunciato per furto aggravato e continuato. Le indagini, ancora in fase preliminare, mirano a individuare eventuali complici e a determinare se altri furti nella zona siano riconducibili al medesimo soggetto. Sono inoltre in corso le operazioni di restituzione della refurtiva ai legittimi proprietari.

Questo caso rappresenta un esempio dell’efficacia del lavoro sinergico delle forze dell’ordine, che hanno saputo sfruttare tecnologia e analisi investigativa per smantellare un’attività illecita altamente dannosa per le aziende locali.

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