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Cronaca

Milano | Recupero di un corpo lungo il naviglio pavese, possibile collegamento con la scomparsa di Gino Panaiia

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Un episodio inquietante ha avuto luogo lungo l’Alzaia Naviglio Pavese, poco dopo il comune di Casarile, dove i Vigili del fuoco del Distaccamento di via Darwin hanno effettuato il recupero di un corpo senza vita. La scoperta è avvenuta nel pomeriggio, e immediatamente sono intervenuti anche i carabinieri per avviare le indagini e cercare di chiarire la dinamica dell’accaduto.

Le forze dell’ordine stanno ora cercando di identificare la vittima, che al momento rimane sconosciuta. La situazione si complica ulteriormente con il possibile legame con la scomparsa di Gino Panaiia, l’uomo che, sabato scorso, era sparito nelle campagne di Zibido San Giacomo. La sua famiglia e le autorità locali sono in allerta, con i carabinieri che stanno esaminando le circostanze per verificare se il corpo ritrovato possa appartenere a lui.

L’intervento dei Vigili del fuoco è stato decisivo per il ritrovamento del corpo, che si trovava in un punto difficile da raggiungere lungo il corso del Naviglio. I soccorritori hanno operato con grande attenzione, data la delicatezza della situazione. Non sono stati ancora diffusi dettagli ufficiali sullo stato del corpo, ma le indagini continueranno nei prossimi giorni per accertare le cause del decesso e risolvere i collegamenti tra questo ritrovamento e la scomparsa di Panaiia.

Il caso ha suscitato molta preoccupazione e curiosità nella zona, alimentando il timore che si tratti di una tragedia più grande di quanto inizialmente si fosse pensato. Gli inquirenti stanno ora cercando di raccogliere tutte le prove necessarie per rispondere a questa domanda inquietante.

Cronaca

Cossato (BI) | Incendio doloso: denunciato giovane per combustione illecita di rifiuti

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ADN24

Un giovane ventiquattrenne italiano è stato denunciato dai Carabinieri della Compagnia di Cossato per incendio doloso e invasione di terreni ed edifici, dopo un episodio avvenuto il 9 ottobre 2024 alla periferia di Cossato, in provincia di Biella. L’incendio, che aveva coinvolto una roulotte in un campo privato, è stato classificato come doloso e ha suscitato l’intervento delle forze dell’ordine e dei Vigili del Fuoco.

Il rogo era stato segnalato da alcuni residenti, che avevano notato la roulotte in fiamme in un terreno privato. Giunti sul posto, i vigili del fuoco hanno rapidamente domato l’incendio, ma le prime indagini hanno fatto emergere subito la natura sospetta del rogo: il caravan era stato deliberatamente privo di targhe e di ogni altro segno distintivo che potesse indicare il proprietario, aumentando il mistero intorno al gesto.

Nonostante l’assenza di vittime e il fatto che non fosse chiaro se l’incendio fosse stato un atto di vandalismo o un tentativo di distruggere prove di un altro crimine, i Carabinieri non si sono fermati e hanno avviato una serie di indagini per fare luce sulla vicenda. Grazie alle informazioni raccolte durante il sopralluogo, le testimonianze dei residenti della zona e l’analisi delle riprese video provenienti da telecamere di sorveglianza, gli investigatori sono riusciti a risalire al proprietario della roulotte.

Si è trattato di un giovane pastore residente nel biellese, che, secondo quanto emerso dalle indagini, aveva deciso di abbandonare il veicolo dopo averlo ritenuto inutilizzabile. Il giovane, probabilmente per evitare che la roulotte venisse identificata e potesse essere ricondotta a lui, aveva rimosso le targhe e appiccato il fuoco, trasformando quello che sembrava un semplice atto di smaltimento in un incendio doloso.

La denuncia per combustione illecita di rifiuti deriva dal fatto che la roulotte, essendo considerata un rifiuto a causa del suo stato di inutilizzabilità, è stata distrutta in modo illecito, con il rischio di danneggiare l’ambiente e creare potenziali pericoli per la sicurezza pubblica.

Il giovane è stato anche denunciato per invasione di terreni, in quanto il campo su cui aveva parcheggiato la roulotte non era di sua proprietà, e l’atto di abbandonare e bruciare il veicolo senza permesso rappresenta un ulteriore reato.

Le indagini continuano per verificare eventuali legami tra questo episodio e altri crimini, ma per il momento il giovane pastore dovrà rispondere delle accuse di incendio doloso e gestione impropria dei rifiuti. Il suo gesto ha suscitato preoccupazione tra i residenti, che si sono visti coinvolti in un episodio che ha messo a rischio la sicurezza e la tranquillità del quartiere.

Questo episodio, inoltre, solleva nuovamente il tema dello smaltimento illecito dei rifiuti e degli incendi dolosi, che rappresentano una grave minaccia per l’ambiente e per la sicurezza della comunità. La denuncia dei Carabinieri di Cossato è un importante passo verso la prevenzione e il contrasto di simili crimini sul territorio.

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Cronaca

Padova | Scontri e aggressioni nell’Arcella: due feriti e un arresto

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Nella serata di lunedì 18 novembre 2024, il quartiere Arcella di Padova è stato teatro di un violento scontro tra gruppi di persone che ha coinvolto due individui, entrambi feriti durante un episodio che ha richiesto l’intervento delle forze dell’ordine e dei soccorsi medici.

Le pattuglie della Polizia di Stato, impegnate in attività di prevenzione e controllo del territorio, sono state chiamate a intervenire a seguito di una segnalazione urgente per un uomo ferito al petto da una coltellata. Gli agenti hanno trovato il ferito, un giovane di origini tunisine, a terra in via Aspetti, nei pressi della fermata del tram San Carlo, dove è stato prontamente soccorso da un’ambulanza e un’auto medica. La ferita, inflitta con un coltello, si trovava tra il petto e la spalla del giovane, che è stato trasportato in ospedale per le cure del caso.

Nel frattempo, un altro equipaggio di polizia si è diretto verso via Cardinal Callegari, a pochi passi dal luogo dell’aggressione, dove è stato trovato un secondo individuo, un 48enne moldavo, anch’esso ferito dopo essere stato aggredito da un gruppo di persone. Quest’ultimo è stato anch’esso soccorso e portato in ospedale, dove gli è stata diagnosticata una prognosi di 15 giorni per le ferite riportate.

Le indagini preliminari hanno permesso di ricostruire quanto accaduto nelle ore precedenti. Secondo quanto riferito da alcuni testimoni, un uomo di origini est-europee, apparentemente ubriaco, si aggirava nei pressi della galleria San Carlo chiedendo una sigaretta a un gruppo di cittadini nordafricani. Dopo essere stato allontanato, il soggetto ha estratto un coltello e ha aggredito uno dei membri del gruppo. La violenza ha scatenato una reazione a catena: alcuni connazionali del ferito hanno inseguito l’aggressore e, in un atto di vendetta, lo hanno picchiato brutalmente, lasciandolo a terra.

Durante il sopralluogo, gli agenti hanno trovato un coltello da cucina, ancora sporco di sangue, sotto il parabrezza di una macchina parcheggiata nelle vicinanze, che è stato sequestrato come prova.

Nel corso della mattinata successiva, gli agenti della Squadra Mobile hanno proseguito le indagini, portando all’arresto del 48enne moldavo, che è stato accusato di lesioni aggravate per la sua partecipazione all’aggressione. L’uomo è stato trattenuto nelle camere di sicurezza della Questura in attesa del processo per direttissima. L’udienza si è svolta il 20 novembre, con il giudice che ha convalidato l’arresto e disposto per il moldavo una misura cautelare di obbligo di dimora a Padova, con divieto di allontanarsi dall’abitazione durante le ore notturne.

In risposta alla gravità degli incidenti e alle circostanze che hanno coinvolto entrambe le persone ferite, il Questore di Padova ha preso ulteriori provvedimenti di prevenzione. Sono state adottate misure nei confronti dei due soggetti coinvolti, tra cui l’Avviso Orale e il Daspo Willy, che vieta l’accesso a esercizi pubblici nell’intera provincia per i prossimi quattro anni.

L’episodio ha sollevato preoccupazioni sullo stato di sicurezza in alcune zone della città e ha evidenziato la necessità di un monitoraggio costante per prevenire nuovi scontri violenti. La polizia continua a indagare sugli eventi, con l’obiettivo di fare piena luce sulla dinamica dell’aggressione e di garantire la sicurezza dei cittadini.

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Cronaca

Truffa ai danni dello Stato: arrestato dirigente sportivo

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Le forze dell’ordine hanno portato a termine una vasta operazione contro illeciti nell’ambito dei contributi pubblici destinati al settore sportivo. Oggi, i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza della Spezia hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale della Spezia, nei confronti di Gian Maria Lertora, dirigente di più associazioni sportive calcistiche in Liguria e Lombardia. Contestualmente, sono state effettuate perquisizioni domiciliari nei confronti di altri cinque indagati e di quattro società sportive operative in Liguria, Lombardia e provincia di Mantova.

Le indagini sono nate a seguito di un’accurata attività di intelligence condotta dalla Guardia di Finanza con il supporto della Componente Speciale del Corpo. Le autorità hanno approfondito le pratiche legate ai contributi pubblici erogati da “Sport e Salute S.p.A.”, l’ente statale che ha gestito le provvidenze per il ristoro delle attività sportive sospese o cessate a causa della pandemia da Covid-19. È emerso che 88 domande di contributo, presentate ufficialmente da atleti e tecnici tesserati con le associazioni sotto indagine, erano in realtà state falsificate dagli indagati, che le avevano predisposte e inviate senza il consenso o la consapevolezza degli effettivi beneficiari.

Le somme erogate dallo Stato, circa 350.000 euro, sono state accreditate su conti correnti riconducibili agli indagati, anche presso istituti bancari esteri. Una volta ricevuti i fondi, gli indagati provvedevano a prelevamenti sistematici in contante o a effettuare bonifici su altre posizioni finanziarie, al fine di occultare le tracce dei fondi pubblici. L’operazione ha portato alla segnalazione all’Autorità Giudiziaria di sei soggetti, tutti responsabili di associazioni sportive dilettantistiche, per reati di sostituzione di persona (art. 494 C.P.), truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche (art. 640-bis C.P.) e autoriciclaggio (art. 648-ter.1 C.P.).

La Guardia di Finanza ha anche proceduto con il sequestro preventivo di somme e beni riconducibili agli indagati, fino alla concorrenza dell’importo indebitamente ottenuto tramite la truffa. Il sequestro riguarda anche un ingente quantitativo di beni, tra cui conti correnti, autovetture e altri asset.

Questa operazione evidenzia l’impegno della Guardia di Finanza nella tutela delle risorse pubbliche, contrastando le frodi che danneggiano la collettività e minano la fiducia nelle istituzioni. Le indagini proseguono e le autorità competenti valuteranno ulteriori sviluppi in relazione alla rete di persone coinvolte nell’illecito.

Il caso rappresenta un esempio di come le forze dell’ordine continuano a monitorare e intervenire per prevenire l’uso improprio di fondi pubblici, specialmente in periodi delicati come quello legato alla pandemia, in cui le risorse destinate al supporto delle categorie più vulnerabili vengono spesso sfruttate da chi cerca di arricchirsi illecitamente

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