Cronaca
Interprete russa accusata di furto di 60 mila euro dal conto del suo datore di lavoro: intervento della Guardia di Finanza
Una interprete di lingua russa, residente in provincia di Pordenone, è stata denunciata per aver sottratto 60 mila euro dal conto corrente del suo datore di lavoro, un imprenditore straniero attivo nella provincia di Treviso. Le indagini, condotte dalle Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Treviso, hanno accertato che la donna, sfruttando una firma falsificata, si era illecitamente procurata le credenziali per accedere al servizio di home banking del conto dell’imprenditore.
L’accusa a carico dell’interprete riguarda l’indebito utilizzo di strumenti di pagamento diversi dai contanti. Le autorità hanno emesso un provvedimento di sequestro preventivo del denaro sottratto, disposto dal Giudice per le Indagini Preliminari della competente autorità giudiziaria.
Le indagini
L’inchiesta è partita dalla denuncia presentata dalla vittima e ha visto il coinvolgimento del Gruppo della Guardia di Finanza di Treviso. Le attività investigative si sono sviluppate attraverso verifiche bancarie, una perquisizione domiciliare e una perizia grafologica che ha confermato l’utilizzo di una firma apocrifa per ottenere accesso al conto.
Secondo quanto emerso, la donna sarebbe riuscita a ingannare il personale della filiale bancaria, ben consapevole dell’identità e delle abitudini dell’imprenditore, che durante l’emergenza sanitaria da Covid-19 si trovava bloccato all’estero. In questo periodo, l’indagata avrebbe effettuato ripetuti bonifici a suo favore, prosciugando il conto corrente nel giro di pochi mesi e arrivando persino a richiederne la chiusura.
Il titolare del conto, rientrato in Italia al termine della pandemia, ha scoperto con stupore che il suo conto era stato svuotato tramite operazioni online, funzionalità che egli non aveva mai attivato.
La donna dovrà ora rispondere di un reato particolarmente grave, punibile fino a cinque anni di reclusione e con la confisca del patrimonio acquisito illegalmente. Il provvedimento di sequestro preventivo mira a impedire ulteriori danni e a tutelare gli interessi della persona offesa.
L’operazione della Guardia di Finanza ha l’obiettivo di garantire non solo la sicurezza delle transazioni finanziarie, ma anche un corretto utilizzo degli strumenti di pagamento digitali, che rappresentano oggi una parte fondamentale del sistema economico.
Cronaca
Tragedia in Brasile: muore dopo una liposuzione da 1.500 euro
Una tragedia ha colpito la comunità di San Paolo, Brasile, dove Paloma Lopes Alves, una donna di 31 anni, è morta in seguito a un intervento di liposuzione presso la clinica Manà Day. Paloma aveva conosciuto il medico, il dottor Josias dos Santos, tramite i social media, dove aveva trovato l’offerta per l’operazione al costo di 10mila real brasiliani (circa 1.500 euro). Tuttavia, l’intervento, che doveva riguardare schiena e addome, si è trasformato in un incubo.
Martedì 26 novembre, Paloma è entrata nella clinica in mattinata e avrebbe dovuto tornare a casa nel pomeriggio. Durante l’operazione, però, qualcosa è andato storto. La donna ha subito un arresto cardiorespiratorio ed è stata trasferita d’urgenza all’ospedale municipale di Tatuapé, dove i medici non sono riusciti a salvarla. Il suo decesso è stato registrato come sospetto.
Everton Silveira, marito della donna, ha raccontato che Paloma aveva risparmiato a lungo per potersi permettere l’intervento, ma aveva incontrato il chirurgo per la prima volta il giorno dell’operazione. Silveira ha denunciato che il dottor dos Santos, dopo la tragedia, ha chiuso la clinica ed è sparito senza fornire spiegazioni. “Voglio giustizia per Paloma,” ha dichiarato il marito.
Il caso ha suscitato indignazione in Brasile e riaperto il dibattito sulla regolamentazione delle cliniche estetiche e sulla sicurezza degli interventi promossi attraverso i social network.
Cronaca
Scontri a Torino durante lo sciopero generale: antagonisti contro la polizia in via Sacchi
Tensione e scontri tra manifestanti e forze dell’ordine a Torino durante lo sciopero generale di giovedì 28 novembre. Gli incidenti si sono verificati nel centro città, vicino alla stazione di Porta Nuova, precisamente in via Sacchi, dove un gruppo di antagonisti ha cercato di forzare il cordone di polizia e irrompere nella manifestazione principale. I manifestanti, appartenenti allo “spezzone sociale” del corteo, hanno tentato di passare con violenza attraverso la linea di sicurezza eretta dalle forze dell’ordine.
Le forze dell’ordine hanno risposto prontamente con cariche e manganellate, cercando di disperdere i dimostranti. I manifestanti hanno reagito con forza, sferrando calci, pugni e usando le aste delle bandiere per contrastare gli agenti. L’episodio ha avuto un forte impatto, con la zona di via Sacchi che è diventata teatro di uno scontro violento tra i due schieramenti.
Durante la protesta, i manifestanti hanno lanciato slogan contro il leader della Lega, Matteo Salvini, e si sono espressi anche contro il progetto della Tav Torino-Lione, tema che ha alimentato accesi dibattiti nel paese. La manifestazione, che inizialmente si era svolta in modo pacifico, ha subito una pesante escalation di violenza, attirando l’attenzione delle autorità locali.
Gli scontri sono stati un episodio di tensione che ha segnato la giornata di sciopero, alimentando le polemiche sulle modalità di protesta e sulla gestione dell’ordine pubblico. La situazione è stata monitorata dalle forze di sicurezza per evitare ulteriori escalation.
Cronaca
Esplosione in un casolare abbandonato a Ronco all’Adige: morto un giovane, ipotesi di bombola di gas
Una tragica esplosione ha causato la morte di un giovane nella serata di giovedì 28 novembre a Ronco all’Adige, in provincia di Verona. La deflagrazione ha coinvolto un casolare abbandonato situato in via Colombarotto, una zona rurale del comune. La vittima, un 26enne senza fissa dimora di origine marocchina, si trovava al pianterreno dell’edificio, che è stato completamente distrutto dall’esplosione. Al momento della tragedia, il giovane sembra aver trovato rifugio nello stabile insieme ad altre persone, ma la deflagrazione lo ha ucciso sul colpo.
Un altro giovane che si trovava con lui è riuscito a mettersi in salvo e ha immediatamente lanciato l’allarme, chiamando il 118. Nonostante l’intervento tempestivo dei sanitari, per il 26enne non c’è stato nulla da fare. I carabinieri di Verona e i vigili del fuoco sono intervenuti sul posto per i rilievi e per cercare di determinare le cause dell’esplosione.
Tra le ipotesi più accreditate, quella che la deflagrazione sia stata provocata da una bombola di gas che, accesa per scaldarsi, sarebbe esplosa improvvisamente. Le indagini sono ancora in corso per accertare le esatte circostanze che hanno portato a questa tragedia, che ha scosso la comunità locale.
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