Cronaca
Il caso Raimo, studenti in difesa del professore sospeso dopo le sue critiche al ministro
Il caso che ha coinvolto Christian Raimo, insegnante e scrittore, sta suscitando un ampio dibattito. Raimo è stato sospeso per tre mesi con una decurtazione del 50% dello stipendio a seguito delle sue dure parole contro il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, espresse durante un evento pubblico organizzato da Alleanza Verdi-Sinistra. La decisione dell’Ufficio Scolastico Regionale è stata giustificata dal fatto che le dichiarazioni di Raimo non siano state considerate critiche costruttive, ma vere e proprie offese nei confronti del ministro.
Il professore, che ha definito Valditara “cialtrone” e “lurido”, ha dichiarato di essere “sconcertato e traumatizzato” per la misura disciplinare. In una nota, ha annunciato che si difenderà con il supporto del sindacato e di avvocati, considerandosi una vittima di una repressione ingiustificata. La sospensione arriva dopo che Raimo era stato già oggetto di una precedente sanzione, sempre a causa delle sue parole in un altro contesto mediatico, dove era stato accusato di incitare alla violenza.
La vicenda ha scatenato una mobilitazione tra gli studenti del liceo Archimede, dove il docente insegna, che hanno affisso uno striscione di solidarietà all’ingresso della scuola con il messaggio “tre mesi di sospensione per un’opinione”. Una protesta che evidenzia le divisioni tra chi sostiene il diritto di esprimere liberamente opinioni critiche e chi ritiene che il rispetto delle istituzioni debba prevalere in ogni situazione.
Il caso Raimo solleva importanti questioni sul confine tra libertà di espressione e rispetto delle norme disciplinari nel contesto educativo, e il dibattito è destinato a continuare.
Cronaca
Treviso | Cittadino tunisino irregolare denunciato per violenza sessuale e accompagnato al C.P.R.
Cronaca
Busto Arsizio (VA) | Arrestato per tentato omicidio, aggredito il fratello con il fuoco
Venerdì 1° novembre, nel tardo pomeriggio, la Polizia di Stato di Busto Arsizio ha arrestato un uomo con l’accusa di tentato omicidio ai danni del fratello. L’intervento degli agenti del Commissariato di Polizia di Stato di Busto Arsizio è stato tempestivo, dopo che una segnalazione ha indicato un’aggressione in corso in una corte di via Sciacca.
Giunti sul posto, i poliziotti hanno udito delle urla provenienti da un ballatoio al primo piano di un’abitazione, dove hanno trovato due uomini coinvolti in una situazione drammatica. Il primo, un uomo visibilmente agitato, aveva il volto e la maglia macchiati di sangue. Al suo fianco, il secondo uomo, chiaramente in gravi difficoltà, sembrava essere stato vittima di un’aggressione. Il primo individuo, tentando di nascondere la vittima, ha inizialmente dichiarato che il ferito si fosse dato fuoco autonomamente. Tuttavia, la versione è stata prontamente contestata dalla vittima, che in condizioni critiche, si è rifugiata tra gli agenti, implorando aiuto e rivelando la verità: era stato proprio il fratello ad avergli appiccato il fuoco.
Le lesioni riportate dalla vittima, con gravi ustioni sul tronco e sul viso, sono risultate essere estremamente gravi, tanto da far crollare l’uomo a terra. I poliziotti hanno immediatamente allertato i soccorsi, che hanno trasportato la vittima d’urgenza all’ospedale Niguarda, dove è stata ricoverata in pericolo di vita.
Le prime ricostruzioni degli agenti hanno chiarito che la violenza è nata da una lite tra i due fratelli, entrambi di origine extracomunitaria, di 38 e 44 anni. All’interno dell’appartamento che condividevano, il più giovane dei due ha cosparso il fratello di alcool etilico e gli ha dato fuoco. Quando la vittima ha cercato di fuggire e chiedere aiuto ai vicini, il fratello ha cercato di impedirlo, sostenendo che l’uomo fosse ubriaco e non necessitasse di soccorso.
Il tempestivo intervento della Polizia di Stato ha impedito che la violenza si protraesse ulteriormente, mettendo in sicurezza la vittima e arrestando l’aggressore. Quest’ultimo, risultato essere irregolare sul territorio nazionale, è stato accusato di tentato omicidio e condotto in carcere, a disposizione dell’autorità giudiziaria.
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