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Cronaca

GDF Taranto: sequestrati oltre 215.000 prodotti contraffatti e pericolosi per la salute pubblica

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Le Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Taranto hanno recentemente eseguito una serie di controlli mirati contro la vendita di prodotti contraffatti e potenzialmente pericolosi per la salute pubblica, in diverse località della provincia, tra cui Taranto, Grottaglie, San Giorgio Ionico, Ginosa, Sava e Manduria. Gli interventi, realizzati dal Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria e da altre unità della Guardia di Finanza, hanno portato al sequestro di oltre 215.000 prodotti tra cui abbigliamento contraffatto, luci a led natalizie con il falso marchio “Made in Italy” e articoli per la casa privi delle necessarie informazioni di legge.

Tra i prodotti sequestrati figurano anche circa 600 piatti in plastica sui quali era indebitamente apposto il logo “MOCA” (Materiali e Oggetti destinati al Contatto con gli Alimenti), senza il certificato di conformità richiesto dalla legge. Gli articoli non solo violavano le normative sulla sicurezza dei consumatori, ma anche quelle relative all’etichettatura dei prodotti.

In seguito ai sequestri, i titolari di sei esercizi commerciali sono stati segnalati alle autorità competenti. Le indagini sono ora focalizzate sulla disarticolazione della rete logistica e produttiva dietro queste attività illecite e sul recupero dei proventi derivanti da tale commercio.

L’operazione evidenzia l’impegno della Guardia di Finanza nel contrastare la contraffazione, un fenomeno che danneggia l’economia legale, sottraendo lavoro e opportunità alle imprese che rispettano le normative.

Cronaca

Cagliari | Smantellato un vasto traffico di droga in Sardegna: sette arresti e ingenti sequestri

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All’alba di oggi, un’importante operazione dei Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Cagliari, con il supporto dei Comandi Stazione e delle forze speciali, ha portato all’esecuzione di sette misure cautelari, emesse dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Cagliari, a carico di altrettante persone coinvolte in un vasto traffico internazionale di sostanze stupefacenti. L’operazione ha visto l’esecuzione di tre arresti in carcere e quattro ai domiciliari, con l’obiettivo di interrompere un’organizzazione criminale che gestiva il traffico e lo spaccio di droghe nelle province di Cagliari e Oristano.

Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia, hanno preso avvio dal sequestro di un plico proveniente dai Paesi Bassi contenente 5 chilogrammi di ketamina, uno dei sequestri più significativi mai effettuati in Sardegna. Questo primo colpo ha rivelato l’esistenza di un sodalizio criminale ben strutturato, dedito all’importazione e distribuzione di droghe, destinato principalmente a giovani frequentatori di locali notturni e discoteche.

Il gruppo, composto da dodici membri, operava con una logica ben organizzata, utilizzando veicoli noleggiati per evitare intercettazioni e comunicando tramite linguaggi criptati per ridurre i rischi. L’approvvigionamento e la distribuzione della droga avvenivano in modo sistematico, con una chiara divisione dei compiti tra i membri. Il presunto leader dell’organizzazione, un uomo di 38 anni residente a Cagliari, si occupava direttamente dei contatti con i fornitori nazionali e internazionali e gestiva le operazioni di trasporto e distribuzione.

L’indagine ha portato anche ad altri significativi sequestri di sostanze stupefacenti, tra cui oltre due chilogrammi di hashish, quasi un chilogrammo di marijuana, 720 grammi di cocaina, 151 pastiglie di MDMA e 43 grammi di 2C-B, una sostanza sintetica pericolosa, conosciuta anche come “cocaina rosa”, per la prima volta intercettata in Sardegna.

Nel corso delle indagini, sono stati effettuati arresti in flagranza di reato, con il sequestro di ingenti quantitativi di droga e la possibilità di interrompere una rete criminale che operava da mesi nella zona. Gli arresti odierni segnano una tappa importante nella lotta contro il traffico di stupefacenti e dimostrano l’efficacia della collaborazione tra le forze dell’ordine nell’affrontare questo tipo di criminalità organizzata.

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Cronaca

Padova | Bloccati due “baby rapinatori seriali” irregolari

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La Questura di Padova ha intensificato i dispositivi di prevenzione contro i reati predatori, e in particolare i furti con strappo e le rapine “da strada”, grazie al lavoro della Squadra Mobile. In questo contesto, giovedì 14 novembre, due giovani, un diciottenne tunisino e un diciassettenne egiziano, sono stati arrestati in via Bainsizza dopo un’accurata indagine che li ha coinvolti in una serie di crimini avvenuti nel quartiere Sacra Famiglia di Padova nelle settimane precedenti.

Gli investigatori avevano avviato le indagini dopo una serie di rapine e furti che avevano colpito la zona. Gli agenti hanno identificato i due giovani come responsabili di alcuni episodi di rapina avvenuti in pieno centro. In particolare, il primo crimine risale al 30 ottobre, quando un quindicenne è stato aggredito da una coppia di ragazzi che gli hanno sfilato il telefono cellulare con un rapido movimento, per poi colpirlo e fuggire.

Il secondo episodio si è verificato il 3 novembre, quando una donna di 65 anni, mentre passeggiava in via Goito, è stata spinta e rapinata del suo telefono cellulare da una coppia di giovani. L’oggetto è stato poi rinvenuto ancora in possesso del tunisino durante il fermo.

Un altro episodio risale al 12 novembre, quando una donna anziana è stata vittima di un furto violento in via Siracusa. Il diciassettenne egiziano ha strappato la borsa della vittima, che conteneva denaro, il cellulare e i documenti.

I due giovani, entrambi senza fissa dimora e in situazione di irregolarità sul territorio, sono stati arrestati dopo una serie di pedinamenti e appostamenti. Il tunisino, già noto per precedenti crimini, era stato coinvolto in due rapine simili nel corso dell’estate, compiute con l’uso di spray al peperoncino. Questi episodi si erano verificati ai danni di due giovani donne che, dopo essere state aggredite, avevano subito il furto dei loro telefoni.

I telefoni rubati sono stati recuperati e saranno restituiti alle vittime. Dopo l’arresto, il diciottenne è stato trasferito nel carcere di Padova, mentre il minorenne è stato collocato in una comunità. I due sono ora a disposizione delle autorità giudiziarie che ne stanno valutando la posizione. L’operazione rappresenta un’importante azione di contrasto alla criminalità predatoria che, grazie al lavoro delle forze dell’ordine, ha portato alla fine dell’attività criminale dei due giovani.

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Cronaca

Scavo Abusivo e Recupero di Reperti Etruschi: Importante Sequestro a Città della Pieve

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Nel mese di aprile 2024, è stata avviata un’indagine a seguito di una segnalazione dei Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale, riguardante un possibile scavo abusivo tra Chiusi e Città della Pieve, con il ritrovamento di reperti etruschi. Le indagini, condotte dalla Sezione Archeologia, si sono concentrate su alcune urne cinerarie etrusche in vendita sul mercato illecito. Un esperto dell’Università di Roma ha confermato che i reperti appartenevano a una necropoli etrusca, probabilmente vicino a Chiusi.

Nel corso delle indagini, si è scoperto che nel 2015 un contadino aveva trovato un ipogeo etrusco a Città della Pieve, contenente urne funerarie e sarcofagi della famiglia Pulfna. Tuttavia, le urne nelle fotografie scoperte rappresentavano principesse etrusche, non maschili. Le indagini si sono quindi concentrate sull’area circostante per verificare possibili scavi illeciti. Un imprenditore locale, titolare di una società di movimento terra e proprietario di terreni vicino all’ipogeo del 2015, è stato identificato come sospetto.

Con il sospetto di una imminente vendita clandestina dei reperti, sono state avviate intercettazioni telefoniche e osservazioni, anche con l’ausilio di un drone. Le indagini hanno portato al ritrovamento delle urne etrusche e altri reperti in un’area specifica di Città della Pieve. Due persone sono state identificate come responsabili di furto e ricettazione di beni culturali. Sono stati sequestrati 8 urne in travertino bianco, due sarcofagi e un corredo funerario etrusco, tra cui specchi in bronzo, un balsamario e altri oggetti.

Questo recupero è stato considerato uno dei più importanti mai realizzati e ha un alto valore archeologico, artistico e storico, poiché tutti i reperti appartenevano a un unico ipogeo etrusco della famiglia Pulfna.

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