Cronaca
Catania | Violenza e Daspo: 3 ultras del Paternò Calcio sanzionati per l’assalto ai tifosi della Nuova Igea Virtus
Un episodio di violenza che ha scosso il mondo del calcio dilettantistico si è verificato lo scorso 1 settembre, quando tre ultras del Paternò Calcio hanno assalito il minivan dei tifosi della Nuova Igea Virtus. Il fatto, avvenuto nei pressi dello stadio “Falcone-Borsellino” di Paternò, ha visto un gruppo di sostenitori locali attuare un’aggressione organizzata con lancio di sassi e l’utilizzo di tubi metallici per danneggiare il mezzo e mettere in pericolo i passeggeri.
Le indagini della Polizia di Stato, condotte dal Commissariato di Adrano, hanno permesso di identificare i responsabili, ora denunciati per danneggiamento aggravato e possesso e lancio di oggetti atti ad offendere. Il provvedimento di Daspo emesso dal Questore di Catania ha ulteriormente aggravato le sanzioni nei confronti dei tre individui: due di loro non potranno accedere agli stadi per i prossimi due anni, mentre il terzo, recidivo e già destinatario di precedenti divieti, sarà soggetto a una misura restrittiva aggravata per dieci anni.
L’episodio ha acceso i riflettori sulla persistente piaga della violenza negli stadi, evidenziando la necessità di misure sempre più incisive per garantire la sicurezza delle manifestazioni sportive. In un momento in cui il calcio dovrebbe essere un’opportunità di condivisione e passione, eventi come questo rischiano di minare il senso di comunità e il valore del fair play.
Le autorità continuano a lavorare per prevenire simili episodi, ma è fondamentale che anche i club, i tifosi e le istituzioni collaborino per promuovere una cultura sportiva che rifiuti ogni forma di violenza.
Cronaca
Torino | Operazione contro la pedopornografia online: cinque arresti in Piemonte
Nell’ambito di una vasta operazione volta a contrastare la pedopornografia online, la Polizia di Stato ha arrestato cinque persone in flagranza di reato e denunciato due ulteriori indagati nel territorio piemontese. L’operazione, coordinata dal Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica di Torino, ha portato al sequestro di materiale informatico utilizzato per la detenzione e distribuzione di contenuti illeciti riguardanti lo sfruttamento minorile.
L’indagine è stata avviata dal Centro Nazionale per il Contrasto della Pedopornografia Online (C.N.C.P.O.) a seguito di una segnalazione ricevuta dalla Child Rescue Coalition (CRC), un’organizzazione no profit britannica. L’attività ha visto il ricorso a tecniche di indagine sotto copertura sulle piattaforme peer-to-peer, dove gli investigatori hanno identificato gli utenti coinvolti nella condivisione di files, immagini e video di pornografia minorile.
Nel corso delle perquisizioni, eseguite grazie all’emissione di decreti da parte della Procura della Repubblica di Torino e con la collaborazione delle Sezioni Operative di Asti, Alessandria, Biella, Novara e Vercelli, sono stati arrestati cinque soggetti, di età compresa tra i 40 e i 78 anni, accusati di detenzione e distribuzione di ingenti quantità di materiale pedopornografico. I contenuti sequestrati includevano immagini e video particolarmente disturbanti, in alcuni casi raffiguranti atti di violenza sessuale e abusi su minori, compresi bambini molto piccoli.
Tre degli arrestati sono stati trasferiti in carcere, mentre gli altri due sono stati posti agli arresti domiciliari in attesa delle udienze di convalida. Inoltre, sono stati sequestrati numerosi dispositivi informatici, che ora verranno sottoposti a ulteriori approfondimenti da parte delle autorità competenti.
L’operazione testimonia l’impegno delle forze di polizia nel contrasto alla pedopornografia online, un fenomeno che rappresenta una grave minaccia per la sicurezza e il benessere dei minori. Le indagini sono ancora in corso e si ricorda che, in conformità con il principio di presunzione di innocenza, gli indagati devono essere considerati innocenti fino a sentenza definitiva.
Cronaca
Ancona | Espulsione di un cittadino ecuadoriano e intensificazione dei controlli sull’immigrazione clandestina
Nella giornata di ieri, la Polizia di Stato di Ancona ha eseguito un’espulsione nei confronti di un cittadino ecuadoriano, ritenuto socialmente pericoloso. Il giovane, nato nel 1993, aveva già accumulato numerosi precedenti penali, tra cui condanne per lesioni, resistenza a pubblico ufficiale, oltraggio, danneggiamento e guida in stato di ebbrezza. Precedentemente sottoposto a semilibertà, il cittadino ecuadoriano era stato detenuto presso il carcere di Barcaglione di Ancona. Al termine del periodo di detenzione, il Questore ha emesso un provvedimento di espulsione, che è stato convalidato dall’Autorità Giudiziaria. Il giovane è stato così accompagnato alla frontiera aerea di Roma Fiumicino, da cui ha preso un volo per Quito, sua città di origine.
Questa espulsione rientra in un’operazione più ampia contro l’immigrazione clandestina e la sicurezza pubblica, che ha visto la Polizia di Ancona impegnata in numerosi altri provvedimenti. Nel complesso, sono stati eseguiti 126 provvedimenti di espulsione emessi dal Prefetto, di cui 117 ordini a lasciare il territorio nazionale firmati dal Questore Capocasa. Inoltre, 42 cittadini stranieri sono stati accompagnati nei Centri di Permanenza per i Rimpatri (CPR) in Italia. In totale, 44 stranieri sono stati rimpatriati per motivi di sicurezza, in quanto considerati socialmente pericolosi.
Parallelamente, la Polizia di Stato di Ancona continua a svolgere un ruolo cruciale anche nel settore dell’accoglienza per i migranti. Dal gennaio 2023, il porto di Ancona ha ospitato numerosi sbarchi di migranti, grazie alle operazioni di salvataggio condotte al largo delle coste nordafricane. Solo nel 2023, 600 migranti tra uomini, donne e bambini sono arrivati nella città marchigiana, trovando rifugio e assistenza. Questo è solo uno dei numerosi successi dell’attività di accoglienza, che ha visto oltre 1600 richieste di protezione internazionale presentate, con la maggior parte dei richiedenti ottenendo il permesso di soggiorno in tempi rapidi.
Il Questore Capocasa ha sottolineato l’importanza di una gestione equilibrata del fenomeno migratorio, che deve coniugare l’assistenza a chi ha diritto a riceverla con l’esigenza di garantire la sicurezza e l’ordine pubblico, prevenendo fenomeni di irregolarità che possano sfociare in crimine. La sua dichiarazione evidenzia come la tutela della sicurezza dei cittadini sia fondamentale per mantenere la pacifica convivenza e una comunità stabile.
Cronaca
Trieste | Evasione IVA per oltre un milione di euro: smascherata una truffa internazionale
Le forze di polizia economico-finanziaria di Trieste hanno recentemente portato a termine un’importante indagine che ha permesso di scoprire un’ingente evasione fiscale. Gli accertamenti, svolti dai Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria, hanno portato alla luce un meccanismo fraudolento che ha evaso l’imposta sul valore aggiunto (IVA) per un ammontare superiore a un milione e trecentomila euro, a seguito di importazioni illecite di tessuti e polimeri provenienti dalla Cina.
L’inchiesta ha avuto inizio due anni fa su delega della Procura della Repubblica di Trieste ed è stata indirizzata verso una rete di professionisti che operavano tra il centro Italia e Trieste, dove avevano sede alcune delle società coinvolte. Un commercialista e un faccendiere pugliese, insieme a quattro prestanomi sloveni, avevano ideato e messo in atto un sistema truffaldino che consentiva di simulare operazioni doganali per eludere il pagamento dell’IVA.
Il meccanismo utilizzato prevedeva l’importazione di merci, tra cui tessuti e polimeri, attraverso il Punto Franco Nuovo e il Retroporto di Fernetti a Trieste, utilizzando un regime doganale speciale, il regime “45”, che avrebbe dovuto permettere il pagamento posticipato dell’IVA. Tuttavia, la merce veniva in realtà simulata come depositata in un deposito fiscale, evitando completamente il versamento dell’imposta dovuta, causando danni significativi alle entrate erariali.
Le importazioni, che ammontano a un valore complessivo di oltre sei milioni di euro, erano destinate a imprenditori di varie regioni italiane, tra cui la provincia di Prato per i tessuti e la Campania per i polimeri. Anche questi ultimi sono stati coinvolti in indagini per reati tributari.
L’operazione ha visto la denuncia di sette soggetti, tra cui i principali ideatori della truffa, che ora sono accusati di contrabbando aggravato e altre violazioni fiscali. Gli accertamenti delle Fiamme Gialle e della magistratura hanno messo in evidenza l’importanza di contrastare efficacemente le frodi fiscali che danneggiano non solo l’erario, ma anche la concorrenza leale tra le imprese, permettendo ai truffatori di praticare prezzi artificialmente bassi a causa della mancata applicazione dell’IVA.
L’indagine rappresenta un ulteriore successo nella lotta contro l’evasione fiscale, un fenomeno che danneggia gravemente l’economia e il sistema fiscale sia nazionale che comunitario. Come previsto dalla legge, le indagini sono ancora in corso e la colpevolezza dei soggetti indagati sarà definitivamente accertata solo in seguito a una sentenza irrevocabile di condanna.
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