Economia
Il caro caffè: il prezzo dell’espresso continua a salire, con aumenti del 19% rispetto al 2021
Il caffè al bar, uno degli appuntamenti quotidiani più amati dagli italiani, continua ad aumentare di prezzo. Nel 2025, il costo di una tazzina di espresso ha registrato un ulteriore incremento, portando il prezzo medio nelle grandi città italiane a 1,22 euro, con un aumento di oltre il 19% rispetto al 2021. Questo trend, che ha visto il prezzo crescere anno dopo anno, non sembra destinato a fermarsi. Gli esperti, infatti, prevedono ulteriori aumenti del 15-20% a causa dei rincari delle materie prime.
Lo studio condotto dal Centro di Formazione e Ricerca sui Consumi (C.r.c.) e da Assoutenti ha rivelato come, nonostante l’aumento, i prezzi continuino a variare notevolmente da città a città. Tra le più care, Bolzano con un prezzo medio di 1,43 euro, seguita da Trento, Pescara e Trieste, tutte con un prezzo di 1,34 euro. Al contrario, Catanzaro risulta la città più economica, anche se Napoli, la capitale mondiale del caffè, ha visto un incremento di oltre il 32%, raggiungendo ormai il prezzo medio di 1,20 euro.
Secondo Cristina Scocchia, amministratrice delegata di Illycaffè, l’aumento dei prezzi potrebbe essere aggravato dalla continua salita dei costi delle materie prime, previste per crescere ulteriormente nei prossimi mesi. Nonostante ciò, Scocchia spera che la fase di incertezze legate ai fenomeni climatici estremi e alle difficoltà legate ai trasporti internazionali possa risolversi, permettendo una riduzione dei prezzi.
Questo aumento dei prezzi non è da poco: si stima che nel 2025 gli italiani spenderanno 7,32 miliardi di euro per il caffè, un incremento di 1,14 miliardi rispetto ai 6,18 miliardi del 2021. Considerando che ogni anno vengono serviti ben sei miliardi di caffè nei bar italiani, ogni incremento di prezzo pesa sulle tasche dei consumatori.
I motivi principali dietro l’aumento del prezzo del caffè sono molteplici. Oltre ai rincari delle materie prime, si aggiungono l’aumento dei costi energetici, che colpiscono soprattutto i pubblici esercizi, e la speculazione sui mercati delle “soft commodities”, come il caffè. Nonostante gli sforzi per ridurre i danni derivanti dalle condizioni climatiche e dai problemi logistici, la speculazione e l’incertezza globale – come i possibili dazi statunitensi sui prodotti – continuano a creare instabilità nel settore.
In sintesi, anche il caffè, come molte altre commodities, è vittima di un aumento generalizzato dei costi che rischia di pesare sempre di più sulle spese quotidiane degli italiani. Se da un lato la speranza è che i prezzi possano ridursi, la realtà sembra indicare che la “pausa caffè” diventerà un piacere sempre più costoso.
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Economia
“Bitcoin il nuovo oro”: Trump inserisce le cripto nelle riserve strategiche, ma il mercato boccia la proposta
Il mercato ha reagito negativamente all’ultima mossa di Donald Trump, che ha firmato un ordine esecutivo che istituisce una “riserva strategica di Bitcoin” negli Stati Uniti. Nonostante l’ambiziosa idea di trasformare la criptovaluta in una riserva strategica simile all’oro, il prezzo del Bitcoin ha subito una flessione significativa, crollando fino al 5,7% subito dopo l’annuncio.
Il concetto dietro la riserva di Bitcoin proposto dal presidente americano è che il governo federale possieda una grande quantità di Bitcoin confiscati come parte di procedimenti penali o civili. Questo approccio, secondo David Sacks, consigliere della Casa Bianca per l’intelligenza artificiale e le criptovalute, non costerà ai contribuenti un centesimo, poiché i Bitcoin sono stati sequestrati nel corso di indagini e non acquistati con fondi pubblici.
Attualmente, il governo degli Stati Uniti possiede circa 200.000 Bitcoin, il cui valore attuale è stimato intorno ai 17,5 miliardi di euro. Nonostante l’idea di trasformare questi Bitcoin in una riserva simile a quella di Fort Knox, il governo non prevede di vendere mai le monete virtuali depositate, ma piuttosto di mantenerle come una riserva di “oro digitale”, un termine che fa riferimento all’importanza crescente che il Bitcoin sta acquisendo come strumento di investimento e valore.
Inoltre, secondo l’ordine esecutivo firmato da Trump il 6 marzo, i segretari al Tesoro e al Commercio sono autorizzati a sviluppare strategie per l’acquisizione di ulteriori Bitcoin, ma con la condizione che tali operazioni non comportino alcun costo per i contribuenti americani. L’idea è che queste acquisizioni avvengano senza influire sul bilancio federale, ma ciò non sembra aver rassicurato il mercato.
Nonostante la retorica di Trump che paragonava il Bitcoin all’oro e ne esaltava il valore, il mercato ha risposto negativamente. Subito dopo l’annuncio, il valore del Bitcoin ha registrato un crollo del 5,7%, mettendo in luce come la proposta non abbia trovato un’accoglienza favorevole tra gli investitori. Questo calo potrebbe essere interpretato come un segnale di scetticismo riguardo alla sostenibilità e all’efficacia dell’idea di utilizzare il Bitcoin come riserva strategica.
Molti analisti ritengono che l’ordine esecutivo di Trump possa essere visto come una mossa simbolica più che una strategia economica solida. La volatilità del Bitcoin, insieme all’incertezza sul suo futuro legale e normativo, potrebbe spiegare la reazione negativa degli investitori, che vedono il rischio associato all’adozione di una criptovaluta come riserva strategica per il governo.
L’idea di Trump di inserire il Bitcoin nelle riserve strategiche degli Stati Uniti, pur essendo una proposta innovativa, non ha trovato il consenso sperato nel mercato. Sebbene il governo americano possieda una quantità considerevole di Bitcoin, la volatilità della criptovaluta e le incertezze legate alla sua regolamentazione continuano a suscitare dubbi tra gli investitori. La strada per rendere il Bitcoin una riserva stabile e affidabile sembra ancora lunga, e sarà interessante vedere come si evolverà il dibattito su questo tema nelle prossime settimane.
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Economia
Problemi nei pagamenti con Mastercard oggi, 9 marzo 2025: transazioni rifiutate in tutto il mondo
Oggi, 9 marzo 2025, centinaia di possessori di carte di credito Mastercard hanno segnalato problemi significativi nel completamento delle transazioni, sia online che presso i terminali POS. Molti utenti hanno ricevuto il messaggio di errore “Pagamento rifiutato”, causando disagi in tutto il mondo.
I problemi sembrano aver raggiunto il loro picco intorno alle ore 10:00, con segnalazioni che arrivano da vari paesi, tra cui l’Italia, il Regno Unito, il Giappone e l’Australia. Secondo il sito di monitoraggio Downdetector, i disagi sono stati particolarmente evidenti in queste nazioni, dove i clienti hanno avuto difficoltà a completare acquisti, sia online che nei negozi fisici.
I consumatori hanno mostrato frustrazione, con molti che si sono rivolti ai social media per esprimere il loro malcontento. Non sono ancora chiare le cause precise del disguido, ma è probabile che Mastercard stia lavorando per risolvere il problema e ripristinare la piena funzionalità del sistema di pagamento.
Al momento, non ci sono informazioni ufficiali sulla durata della disfunzione o sulle misure adottate per risolvere la situazione. Tuttavia, gli utenti sono invitati a monitorare la situazione e a cercare alternative temporanee per i loro acquisti, qualora il problema persista.
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Economia
8 marzo, Fumarola “Ripartiamo dall’inclusione delle donne nel mercato del lavoro”
“Ripartiamo da un lavoro ben contrattualizzato, un lavoro sicuro, stabile ma soprattutto dobbiamo ripartire dell’inclusione delle donne nel mercato del lavoro, fare questo significa dare una prospettiva di crescita al paese, dare la possibilità alle donne di realizzarsi, dare la possibilità alle donne di realizzarsi, dare la possibilità, se vogliono, di mettere al mondo figli. Il valore del lavoro delle donne è alto, tant’è che più donne nel mercato del lavoro potrebbero far aumentare il Pil notevolmente, quindi l’investimento deve essere nella direzione di questa inclusione”. Lo ha detto Daniela Fumarola, segretaria generale della Cisl, a margine dell’evento “Donne, lavoro, futuro. La partecipazione che fa crescere il paese”. “Fare questo significa promuovere politiche di sostegno alla genitorialità, dare la possibilità alle donne di scegliere il part-time solo se vogliono farlo, perché se c’è un problema grosso è proprio quello di una scelta involontaria del part-time perché bisogna conciliare – ha aggiunto -. Anche sul piano culturale bisogna intervenire perché non è detto che le donne debbano avere l’appalto della cura e della conciliazione”.
Per la segretaria generale della Cisl “bisogna assolutamente promuovere la contrattazione nei luoghi di lavoro, affinché possa generare welfare a disposizione delle donne e degli uomini, bisogna attivare la contrattazione sociale perché anche attraverso questo strumento si possono implementare strutture a sostegno delle donne, degli uomini e delle famiglie. Bisogna realizzare più partecipazione nei luoghi di lavoro perché laddove si partecipa e laddove partecipano le donne il lavoro viene qualificato, si qualifica l’impresa e, quindi, credo che sia un bene per tutti quanti”.
– foto IPA Agency –
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