Economia
Ritorno alla crescita della liquidità sui conti correnti degli italiani: quasi 20 miliardi in più in un anno
Nel 2024, la liquidità sui conti correnti degli italiani ha mostrato un segno positivo, con un incremento di quasi 20 miliardi di euro rispetto all’anno precedente. Questo è quanto emerso da una ricerca della Fabi, la Federazione Autonoma Bancari Italiani, che evidenzia un’inversione di tendenza rispetto ai due anni precedenti, quando si era registrata una continua contrazione della liquidità.
Nel dettaglio, il saldo complessivo dei “salvadanai” di famiglie e imprese ha raggiunto nel 2024 i 1.363 miliardi di euro, con un aumento di 19,8 miliardi rispetto ai 1.343,8 miliardi del 2023. Questo corrisponde a una crescita dell’1,5%, che segna una ripresa dopo un periodo di difficoltà economica causato dall’inflazione e dall’aumento del costo della vita.
L’incremento della liquidità segna una nuova fase, con gli italiani che sembrano aver ricominciato a risparmiare e accumulare denaro sui propri conti correnti, dopo un periodo in cui il potere d’acquisto era stato eroso dalle difficoltà economiche globali. Questo cambiamento di trend potrebbe essere indicativo di una maggiore fiducia nel futuro economico, ma anche di una gestione più cauta delle risorse da parte di famiglie e imprese, che, sebbene abbiano visto un aumento dei risparmi, rimangono prudenti di fronte agli scenari economici globali.
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Economia
Macron: “L’Ue introdurrà dazi su acciaio e alluminio americani, dobbiamo proteggerci da chi ci offende”
Il presidente francese Emmanuel Macron ha dichiarato che l’Unione Europea è pronta ad imporre “dazi reciproci” agli Stati Uniti a causa delle nuove tariffe annunciate dal presidente Donald Trump. Questi dazi, che potrebbero riguardare acciaio, alluminio e altri prodotti, sono visti da Macron come un’offesa, che l’Europa deve respingere per proteggere i propri interessi economici.
Durante una conferenza stampa a Porto, insieme al primo ministro portoghese Luís Montenegro, Macron ha sottolineato che se i dazi americani verranno confermati, l’Europa risponderà in modo deciso con misure equivalenti. “Non abbiamo altra scelta”, ha dichiarato, aggiungendo che l’Unione Europea non può mostrarsi debole di fronte a queste misure. Il presidente francese ha anche espresso scarsa fiducia nella possibilità di una soluzione positiva alla questione, dopo un incontro con Trump alla Casa Bianca, definendo “incomprensioni” le posizioni del governo Usa riguardo all’imposta sul valore aggiunto della Ue.
La Commissione Europea ha già fatto sapere che reagirà fermamente a qualsiasi barriera ingiustificata al commercio equo, anche quando i dazi vengano utilizzati per contestare politiche che non siano discriminatorie. Inoltre, l’ex-commissario europeo Paolo Gentiloni ha invitato l’Europa ad attendere le decisioni concrete degli Stati Uniti prima di prendere qualsiasi iniziativa. Gentiloni ha ricordato che l’Unione Europea ha gli strumenti per rispondere con misure proporzionate e significative, ma ha ribadito che non spetta all’Europa scagliare la “prima pietra”.
Nel frattempo, Trump ha intensificato la guerra commerciale con altri Paesi, tra cui Canada, Messico e Cina, annunciando ulteriori dazi del 10% sui prodotti importati da Pechino, una mossa che ha inasprito ulteriormente le relazioni tra Washington e Pechino. La Cina ha prontamente reagito, promettendo di adottare tutte le contromisure necessarie per difendere i propri interessi. Le motivazioni di Trump per questa politica includono anche il fentanyl, una sostanza che ha causato numerose morti negli Stati Uniti, con il presidente Usa accusando la Cina di contribuire alla sua diffusione, un’accusa che Pechino ha prontamente smentito.
Con questa nuova escalation nelle politiche commerciali, l’Unione Europea si trova ora a dover decidere come reagire di fronte alla crescente tensione internazionale.
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Economia
Dal 5 marzo entra in vigore l’esclusione dei titoli di Stato dal calcolo dell’Isee: un beneficio per le famiglie italiane
Dal prossimo mercoledì 5 marzo, una novità importante entrerà in vigore per le famiglie italiane. Il decreto della presidenza del Consiglio che attua la norma della manovra 2024, approvata a gennaio e pubblicata in Gazzetta Ufficiale a metà febbraio, permetterà infatti l’esclusione degli investimenti in titoli di Stato, come Btp, Bot, Cct, oltre ai buoni e ai libretti postali, dal calcolo dell’Indicatore della Situazione Economica Equivalente (Isee) per importi fino a 50 mila euro.
Questa misura, voluta dal governo, ha l’obiettivo di stimolare gli investimenti delle famiglie italiane nei prodotti di debito pubblico, contribuendo allo stesso tempo a migliorare l’accesso ai bonus e in particolare all’assegno unico universale. Quest’ultimo, infatti, viene calcolato proprio in base al valore dell’Isee, e l’esclusione dei titoli di Stato permetterà a molte famiglie di beneficiare di un importo maggiore.
Secondo la relazione tecnica che accompagna il decreto, la misura avrà un impatto positivo sulle famiglie, con una previsione di maggiorazioni per l’assegno unico universale pari a 44 milioni di euro all’anno. L’esclusione dei titoli di Stato dal calcolo dell’Isee rappresenta un modo per dare un nuovo slancio all’acquisto di obbligazioni e titoli pubblici da parte delle famiglie, senza penalizzare chi ha investito in questi strumenti per garantire un reddito futuro o una sicurezza economica.
Questa novità arriva in un momento cruciale, in cui il governo intende alleggerire il carico fiscale per le famiglie a reddito medio-basso e rafforzare i sostegni alle politiche sociali, soprattutto in un periodo di incertezze economiche globali.
Per le famiglie che detengono titoli di Stato fino a 50 mila euro, l’esclusione avrà un effetto diretto nel determinare una riduzione dell’indicatore Isee, che tradotto in termini concreti si traduce in un aumento dell’importo dell’assegno unico universale. Questo aiuto economico rappresenta un sostegno concreto per milioni di famiglie, in particolare quelle con figli a carico.
Inoltre, questa modifica al calcolo dell’Isee potrebbe spingere molte famiglie a valutare positivamente l’acquisto di titoli di Stato, considerati strumenti sicuri per la gestione del risparmio. Con questa misura, quindi, non solo si vuole supportare le famiglie a livello di benefici sociali, ma anche stimolare la fiducia nel mercato dei titoli di Stato italiani, con effetti positivi per l’economia complessiva del paese.
L’introduzione di questa esclusione rappresenta un passo verso una riforma del sistema di welfare italiano che mira a rendere il supporto economico alle famiglie più mirato ed efficiente. L’esclusione dei titoli di Stato dal calcolo dell’Isee è solo una delle misure pensate per rilanciare il potere d’acquisto e sostenere l’equità sociale, con l’intento di ridurre le disuguaglianze e favorire le famiglie con redditi medi e bassi.
In sintesi, l’esclusione dei titoli di Stato dall’Isee offre un’importante opportunità per milioni di italiani, migliorando la loro situazione economica e, allo stesso tempo, incentivando l’investimento in debito pubblico, con effetti positivi per l’economia nazionale.
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Economia
Bollette alte: perché paghiamo così tanto e cosa poteva fare Meloni
Le bollette sono un pensiero fisso per gli italiani. Nonostante i prezzi di luce e gas siano diminuiti rispetto ai picchi raggiunti durante la guerra in Ucraina, il costo delle bollette rimane molto più alto rispetto al periodo precedente alla crisi. Per esempio, il gas è ancora superiore dell’80% rispetto ai livelli pre-crisi. Questo, inevitabilmente, influisce anche sul prezzo della luce. Il governo Meloni ha cercato di rispondere a questi aumenti con il decreto bollette, che introduce nuovi bonus e sconti, ma le opposizioni e le associazioni dei consumatori ritengono che si potesse fare di più, anche ispirandosi alle misure adottate dal governo Draghi.
La domanda che sorge spontanea è: perché le bollette di luce e gas sono così elevate? I numeri parlano chiaro. Rispetto al periodo precedente alla guerra, i prezzi sono aumentati drasticamente. Ad esempio, l’indice Ttf della borsa di Amsterdam, che funge da riferimento per il mercato europeo, è passato da 6 centesimi a 45 centesimi per metro cubo. La luce, misurata dall’indice Pun, è passata da 6 centesimi a 14 centesimi. Nonostante un calo rispetto ai picchi estivi del 2022, i prezzi restano comunque molto più alti rispetto al passato. La ragione di questo aumento risiede nel fatto che sul mercato dell’energia, l’elettricità viene trattata come una merce, e ogni centrale elettrica offre la propria energia al prezzo necessario a coprire i costi di produzione. Quando la domanda supera l’offerta, entrano in gioco centrali più costose, come quelle a gas, il cui costo influisce inevitabilmente sul prezzo finale della bolletta.
Per cercare di alleviare il peso sulle famiglie italiane, il governo Meloni ha reintrodotto alcune misure già adottate dal governo Draghi, come la sospensione della voce “oneri di sistema”, che rappresenta circa l’11% del prezzo finale delle bollette. Ma questa misura è costosa: il governo Draghi aveva speso 2,5 miliardi di euro per soli tre mesi. Inoltre, il governo Meloni ha deciso di non ridurre l’Iva sulle bollette, una misura che sarebbe costata anch’essa molto. Attualmente, l’Iva sulla bolletta del gas è al 10% per i primi 480 metri cubi consumati, mentre per i consumi superiori l’aliquota sale al 22%.
Un’altra proposta avanzata da Elly Schlein, segretaria del PD, riguarda il “disaccoppiamento” del prezzo del gas da quello dell’energia elettrica, ovvero smettere di considerare il gas nel calcolo dei prezzi dell’elettricità. Questa soluzione, sebbene interessante, non è ancora chiara dal punto di vista pratico. Tuttavia, una ricerca condotta da esperti del settore ha mostrato che tecnicamente sarebbe possibile separare i due prezzi, creando una concorrenza tra le fonti di energia in modo tale da abbassare il prezzo finale. Sebbene questa proposta possa portare risparmi sui prezzi all’ingrosso, è necessario un cambiamento a livello europeo per farla funzionare a livello continentale.
In sintesi, nonostante gli interventi del governo, le bollette restano un problema significativo per le famiglie italiane. Mentre alcune soluzioni come il disaccoppiamento potrebbero ridurre i prezzi, serviranno ulteriori passi da fare a livello nazionale e europeo per affrontare efficacemente il problema.
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