Attualità
Il web si mobilita per Cecilia Sala: hashtag #FreeCecilia
Cecilia Sala, la giornalista di Il Foglio e Chora Media, è detenuta nel carcere di Evin a Teheran e sta ricevendo una forte ondata di solidarietà da parte del mondo della politica, dei media e dei cittadini. Mentre il governo italiano lavora per negoziare la sua scarcerazione, l’appello per la sua liberazione è rapidamente diventato virale sui social media, con l’hashtag #FreeCecilia che ha preso piede in tutta Italia.
La mobilitazione per Cecilia Sala, una delle voci più rispettate del giornalismo italiano, ha coinvolto diversi settori della società. L’hashtag #FreeCecilia è stato condiviso da testate giornalistiche, utenti sui social, e attivisti. Non solo i politici italiani, ma anche molte associazioni, tra cui l’associazione Marco Pannella e Più Europa Torino, hanno dato il loro sostegno. Domani è previsto un sit-in in piazza Castello a Torino, organizzato da vari gruppi che sostengono la causa.
La solidarietà online ha sottolineato l’importanza della libertà di stampa, un valore che, secondo molti, non dovrebbe essere messo in discussione. Tra le dichiarazioni più significative, quella di Mediterranea Saving Humans che ricorda che “la libertà di stampa non è un reato”, e l’Anpi, che ha ribadito con forza: “Chi fa giornalismo non sta mai nel posto sbagliato”. Amnesty International ha anche espresso il suo sostegno, con il portavoce Riccardo Noury che ha dichiarato: “Chi fa giornalismo non dev’essere mai oggetto di scambio.”
Anche il mondo dello spettacolo si è unito alla causa. Celebri attori come Isabella Ferrari e artisti come Laika hanno espresso solidarietà nei confronti di Cecilia Sala. Le vignette con il messaggio “FreeDom For Cecilia Sala” stanno circolando sui social, accrescendo la visibilità della sua situazione. Anche il programma televisivo Che Tempo Che Fa e altre testate giornalistiche hanno rilanciato l’appello per la sua liberazione.
Tuttavia, accanto agli atti di solidarietà, sono emerse anche voci di dissenso. Alcuni utenti hanno criticato l’attenzione riservata a Sala, accusando i media e i suoi sostenitori di ipocrisia, facendo un parallelismo tra la sua detenzione e la situazione dei giornalisti palestinesi. In particolare, sotto il post di Il Foglio sui social, un commento recitava: “Dove siete per gli oltre 200 giornalisti palestinesi sterminati da Israele?” Questo tipo di messaggi è stato seguito da risposte critiche da parte di personaggi pubblici come il direttore di TgLa7, Enrico Mentana, che ha condannato l’odio e l’antagonismo nei confronti di Cecilia Sala.
Nonostante le voci discordanti, la solidarietà per la giornalista rimane predominante. Molti continuano a sperare che Cecilia Sala possa essere liberata al più presto, augurandosi che il suo caso non venga dimenticato e che la libertà di stampa prevalga su ogni ostacolo.
Attualità
Scuola, Valditara “Guardare indietro per costruire un futuro solido”
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MILANO (ITALPRESS) – “Il segreto è guardare indietro per andare verso il futuro: e se non abbiamo la consapevolezza di chi siamo, da dove veniamo, quali sono i valori elaborati dalla civiltà occidentale non potremo costruirci un futuro solido, rischiamo il porto delle nebbie. Noi abbiamo investito risorse importanti nella digitalizzazione, nell’intelligenza artificiale, nel 2023 abbiamo approvato le nuove linee guida sulle materie Stem. Ma in una società dove l’intelligenza artificiale sta diventando così centrale, se non si ha la consapevolezza dei grandi valori dell’umanesimo rischiamo l’anonimizzazione: non sarà certo il robot a ispirare le grandi scelte strategiche e la convivenza tra le persone”. Così il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ai microfoni di Radio Libertà, parlando delle recenti indicazioni sui programmi scolastici.
– Foto Agenzia Fotogramma –
(ITALPRESS).
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Morto a 78 anni David Lynch, regista visionario
ROMA (ITALPRESS) – E’ morto all’età di 78 anni il regista e sceneggiatore David Lynch. La notizia è riportata dalla rivista Variety che cita un post Facebook della famiglia: “”C’è un grande buco nel mondo ora che non è più con noi. Ma, come diceva lui, ‘Tieni d’occhio la ciambella e non il bucò”. Lynch rivelò nel 2024 che gli era stato diagnosticato un enfisema dopo una vita passata a fumare, e che probabilmente non sarebbe più stato in grado di uscire di casa per dirigere.
Nato a Missoula, nel Montana, il 20 gennaio del 1946, David Keith Lynch è stato uno dei registi tra i più acclamati, importanti e influenti del suo tempo. Con il suo stile visionario, Lynch aveva rivoluzionato il linguaggio del cinema e della televisione. Nei suoi lavori si fondono elementi di horror, film noir, giallo e surrealismo tessendo racconti non dissimili da quelli di Luis Buñuel, che procedevano con una logica impenetrabile. Nato come pittore, le sue opere sono esposte in musei e gallerie d’arte come il Museum of Modern Art di New York e la Pennsylvania Academy of the Fine Arts di Filadelfia. Successivamente entra nel mondo del cinema divenendo regista, sceneggiatore e produttore, spesso anche nel ruolo di montatore, scenografo, progettista del suono e attore nei suoi stessi film. Tra le pellicole più famose “The Elephant Man”, “Velluto blu” e “Mulholland Drive”, per le quali ricevette la nomination al Premio Oscar per la regia, e “Cuore selvaggio”. Lynch ha anche ricevutio il Leone d’oro alla carriera durante la 63ma Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, per “Inland Empire – L’impero della mente” nella sezione fuori concorso. Nei primi anni Novanta fu la principale mente creativa della serie “I segreti di Twin Peaks”, divenuto un fenomeno culturale dall’enorme impatto mediatico. Nell’ottobre del 2019 venne premiato con l’Oscar alla carriera. Lynch è stato sposato quattro volte: con Peggy Lentz, da cui ha avuto una figlia, con Mary Fisk, dalla quale ha avuto un figlio, con Mary Sweeney, anche con lei ha avuto un figlio, e con Emily Stofle con la quale ha avuto una figlia.
(ITALPRESS).
-Foto: Agenzia Fotogramma-
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Sicurezza, Piantedosi “Preoccupa aggressività dei manifestanti”
ROMA (ITALPRESS) – “La preoccupazione dev’essere uno dei principali fondamenti del lavoro che faccio. Devo dire che si fonda anche, non solo adesso, su questa vicenda della tragedia che ha riguardato il giovane Ramy, ma anche tutte le altre rivendicazioni che avevano preceduto un pò le manifestazioni di piazza degli scorsi mesi, dove al variare delle motivazioni si era registrato comunque una tendenza dei manifestanti a essere molto aggressivi soprattutto nei confronti delle forze di polizia. Quindi questo è sicuramente un elemento di preoccupazione”. Lo ha detto il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ospite di “Dritto e Rovescio” su Retequattro.
I 273 agenti feriti nelle manifestazioni del 2024, per il ministro “sono numeri di un certo significato, soprattutto se messi in relazione al numero che riguarda la crescita complessiva di circa il 10% delle manifestazioni che si sono svolte nel 2024. Mi piace e mi consente di sottolineare che questo è un dato che contraddice anche alcune cose che si erano dette in passato, che questo Governo fosse in qualche modo portato a comprimere la libertà di manifestazione del pensiero. Noi segnaliamo invece una decrescita del numero in percentuale delle manifestazioni che fanno rilevare una certa criticità – ha concluso Piantedosi – Quindi vuol dire che a minore criticità si è registrato un aumento in percentuale di casi in cui si è visto le forze dell’ordine come obiettivo prioritario dei manifestanti”.
(ITALPRESS).
-Foto: Agenzia Fotogramma-
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