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Giustizia per Giulio Regeni: i genitori chiedono verità davanti al presepe di Piazza San Pietro

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ADN24

Il caso di Giulio Regeni, il giovane ricercatore italiano ucciso in Egitto nel 2016, è una tragedia che ha segnato non solo la sua famiglia, ma anche l’intero paese. Giulio, che si trovava al Cairo per svolgere ricerche sul movimento sindacale, è stato torturato e ucciso in circostanze misteriose. La sua morte ha scatenato una lunga battaglia per la verità e giustizia, con la famiglia Regeni che da anni chiede che i responsabili del crimine vengano identificati e puniti.

Ogni anno, in diverse occasioni, i genitori di Giulio, Claudio e Paola Regeni, sono diventati simbolo di una lotta per la verità. La loro determinazione nel chiedere giustizia non si è mai fermata, nonostante le difficoltà, le incertezze e l’ostruzionismo che hanno incontrato. La famiglia ha spesso utilizzato occasioni pubbliche per mantenere alta l’attenzione sul caso e richiamare l’opinione pubblica e le istituzioni italiane ed internazionali a non dimenticare Giulio e la sua morte.

Nel giorno della Natività, i genitori di Giulio hanno scelto di recarsi in piazza San Pietro, uno dei luoghi più simbolici di Roma, con uno striscione dedicato al loro figlio. L’immagine di Paola e Claudio Regeni davanti al presepe allestito in piazza San Pietro, con il messaggio di giustizia in mano, è diventata un ulteriore segno della loro lotta instancabile. Questo gesto, carico di significato, ha voluto essere un monito per continuare a chiedere verità sulla morte di Giulio, che ancora oggi resta un caso irrisolto.

La famiglia Regeni ha sempre ritenuto che la sua morte non sia stata un incidente isolato, ma piuttosto un atto deliberato, legato alla sua attività di ricerca in Egitto. Nonostante le indagini ufficiali non abbiano ancora portato a risultati concreti, la famiglia ha ricevuto il supporto di numerosi cittadini, associazioni, attivisti e politici che hanno manifestato la loro solidarietà e la richiesta di verità.

La visibilità dei genitori di Giulio in eventi pubblici come quello di oggi è un modo per mantenere viva l’attenzione su un caso che ha sollevato importanti interrogativi sullo stato dei diritti umani e sulla libertà di ricerca in Egitto. Il loro impegno e la loro determinazione sono divenuti un simbolo di resistenza, di amore e di giustizia, alimentando la speranza che, prima o poi, le responsabilità per l’uccisione di Giulio vengano finalmente accertate e punite.

La richiesta di giustizia per Giulio Regeni è infatti ancora oggi viva, e i genitori continuano a chiedere che la verità emerga, con la speranza che anche attraverso il supporto internazionale e il coinvolgimento delle istituzioni italiane, si possa arrivare alla condanna dei colpevoli di questo omicidio che ha scosso non solo l’Italia, ma il mondo intero.

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Scuola, Valditara “Guardare indietro per costruire un futuro solido”

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MILANO (ITALPRESS) – “Il segreto è guardare indietro per andare verso il futuro: e se non abbiamo la consapevolezza di chi siamo, da dove veniamo, quali sono i valori elaborati dalla civiltà occidentale non potremo costruirci un futuro solido, rischiamo il porto delle nebbie. Noi abbiamo investito risorse importanti nella digitalizzazione, nell’intelligenza artificiale, nel 2023 abbiamo approvato le nuove linee guida sulle materie Stem. Ma in una società dove l’intelligenza artificiale sta diventando così centrale, se non si ha la consapevolezza dei grandi valori dell’umanesimo rischiamo l’anonimizzazione: non sarà certo il robot a ispirare le grandi scelte strategiche e la convivenza tra le persone”. Così il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ai microfoni di Radio Libertà, parlando delle recenti indicazioni sui programmi scolastici.

– Foto Agenzia Fotogramma –

(ITALPRESS).

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Morto a 78 anni David Lynch, regista visionario

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ROMA (ITALPRESS) – E’ morto all’età di 78 anni il regista e sceneggiatore David Lynch. La notizia è riportata dalla rivista Variety che cita un post Facebook della famiglia: “”C’è un grande buco nel mondo ora che non è più con noi. Ma, come diceva lui, ‘Tieni d’occhio la ciambella e non il bucò”. Lynch rivelò nel 2024 che gli era stato diagnosticato un enfisema dopo una vita passata a fumare, e che probabilmente non sarebbe più stato in grado di uscire di casa per dirigere.
Nato a Missoula, nel Montana, il 20 gennaio del 1946, David Keith Lynch è stato uno dei registi tra i più acclamati, importanti e influenti del suo tempo. Con il suo stile visionario, Lynch aveva rivoluzionato il linguaggio del cinema e della televisione. Nei suoi lavori si fondono elementi di horror, film noir, giallo e surrealismo tessendo racconti non dissimili da quelli di Luis Buñuel, che procedevano con una logica impenetrabile. Nato come pittore, le sue opere sono esposte in musei e gallerie d’arte come il Museum of Modern Art di New York e la Pennsylvania Academy of the Fine Arts di Filadelfia. Successivamente entra nel mondo del cinema divenendo regista, sceneggiatore e produttore, spesso anche nel ruolo di montatore, scenografo, progettista del suono e attore nei suoi stessi film. Tra le pellicole più famose “The Elephant Man”, “Velluto blu” e “Mulholland Drive”, per le quali ricevette la nomination al Premio Oscar per la regia, e “Cuore selvaggio”. Lynch ha anche ricevutio il Leone d’oro alla carriera durante la 63ma Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, per “Inland Empire – L’impero della mente” nella sezione fuori concorso. Nei primi anni Novanta fu la principale mente creativa della serie “I segreti di Twin Peaks”, divenuto un fenomeno culturale dall’enorme impatto mediatico. Nell’ottobre del 2019 venne premiato con l’Oscar alla carriera. Lynch è stato sposato quattro volte: con Peggy Lentz, da cui ha avuto una figlia, con Mary Fisk, dalla quale ha avuto un figlio, con Mary Sweeney, anche con lei ha avuto un figlio, e con Emily Stofle con la quale ha avuto una figlia.
(ITALPRESS).
-Foto: Agenzia Fotogramma-

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Sicurezza, Piantedosi “Preoccupa aggressività dei manifestanti”

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ROMA (ITALPRESS) – “La preoccupazione dev’essere uno dei principali fondamenti del lavoro che faccio. Devo dire che si fonda anche, non solo adesso, su questa vicenda della tragedia che ha riguardato il giovane Ramy, ma anche tutte le altre rivendicazioni che avevano preceduto un pò le manifestazioni di piazza degli scorsi mesi, dove al variare delle motivazioni si era registrato comunque una tendenza dei manifestanti a essere molto aggressivi soprattutto nei confronti delle forze di polizia. Quindi questo è sicuramente un elemento di preoccupazione”. Lo ha detto il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ospite di “Dritto e Rovescio” su Retequattro.
I 273 agenti feriti nelle manifestazioni del 2024, per il ministro “sono numeri di un certo significato, soprattutto se messi in relazione al numero che riguarda la crescita complessiva di circa il 10% delle manifestazioni che si sono svolte nel 2024. Mi piace e mi consente di sottolineare che questo è un dato che contraddice anche alcune cose che si erano dette in passato, che questo Governo fosse in qualche modo portato a comprimere la libertà di manifestazione del pensiero. Noi segnaliamo invece una decrescita del numero in percentuale delle manifestazioni che fanno rilevare una certa criticità – ha concluso Piantedosi – Quindi vuol dire che a minore criticità si è registrato un aumento in percentuale di casi in cui si è visto le forze dell’ordine come obiettivo prioritario dei manifestanti”.
(ITALPRESS).
-Foto: Agenzia Fotogramma-

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