Attualità
Autonomia, Zaia “Serve un salto culturale per affrontare le riforme”
ROMA (ITALPRESS) – “Chi è contro l’autonomia è contro la Costituzione” che la prevede “fin dall’origine, dal primo gennaio 1948”. Il dibattito sul tema “ci dice che questo Paese non è mai predisposto alle riforme”, ma è necessario fare un “salto culturale per affrontare la stagione delle riforme”. Lo ha detto il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, autore del libro “Autonomia. La rivoluzione necessaria”, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica “Primo Piano” dell’agenzia Italpress. “Non è un trattato giuridico e non è per addetti ai lavori, ho utilizzato la struttura del racconto per far capire che cos’è l’autonomia, partendo dalle origini e senza censure: parlo di secessione e di referendum, ci sono molti aneddoti, ho raccolto circa 150 leggende metropolitane e fake news sull’autonomia. L’ho scritto con il cuore in mano, pensando a chi è più scettico degli scettici. Per me e per chi ha creduto a questa grande riforma dell’autonomia, la notte tra il 18 al 19 giugno in cui il Parlamento ha approvato la legge Calderoli è stata la ‘notte prima degli esamì, una metafora “dedicata anche “agli studenti che proprio in quei giorni sostenevano l’esame di maturità.
Già “presentando la Costituzione repubblicana nel 1948, Einaudi disse ‘ad ognuno dovremmo dare l’autonomia che gli spettà. Erano passati tre anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, c’era da ricostruire questo Paese: mi metto nei panni di chi ha gestito questo paese all’inizio” e ha “deciso di fare un pò di ‘tutoraggiò da Roma, ma poi la situazione è sfuggita di mano e il tutoraggio è durato fino ai giorni nostri”. Serve “più Stato dove ci vuole più Stato, meno Stato dove ci vuole meno Stato”, ha sottolineato.
La Consulta ha smontato la riforma dell’autonomia? “Questo è il Paese della mistificazione della realtà: quattro regioni (Campania, Toscana, Puglia e Sardegna) fanno ricorso per chiedere di bocciare la legge Calderoli perchè incostituzionale. La Corte risponde con una sentenza che tocca 52 punti, di cui 25 sono infondati, su 13 sono inammissibili e su 14 chiede di modificare la legge. Per fortuna che c’è stato questo ricorso: la sentenza ci risolve un problema” su “come finanziamo l’autonomia, non con contributi regionali ma con la compartecipazione”.
Dalla sentenza “viene fuori un aspetto eclatante sui Lep” che “devono garantire che tutti i cittadini italiani hanno gli stessi diritti sociali e civili. Cosa significa? Che se la spesa media pro capite per il trasporto pubblico locale è 10 in Veneto non può essere che in Calabria sia 5, perchè vuol dire che il servizio erogato ai calabresi non è di uguale qualità”, ha sottolineato. “Vorrei ricordare che, dopo 22 anni di chiacchiere, questo governo dice che i Lep sono obbligatori” e che “vanno fatti a prescindere dall’autonomia, anzi è grave non li abbiate definiti prima”. Ora cosa accadrà? “La cosa più semplice è fare le correzioni” richieste dalla Corte, “dopodichè si continuerà ad andare avanti, stiamo lavorando sulla bozza per la prima materia, poi verrà la seconda e così via”.
Il dibattito sull’autonomia “ci dice che questo Paese non è mai predisposto alle riforme: se dibattiamo in questa maniera sull’autonomia che non porta via soldi a nessuno, cosa accadrà quando ne parleremo veramente? Questo è il vero salto culturale che dovrà fare il Paese per affrontare la stagione delle riforme che, a tutt’oggi, non è iniziata. Questo è un Paese che ha bisogno di riformarsi. La frase che chiude il libro è ‘l’autonomia o la fai per scelta o la dovrai fare per necessità’”: bisogna cominciare, altrimenti “dovremo fare tutte le riforme di corsa” e il rischio “è di farle dalla parte sbagliata”.
Allargando lo sguardo allo scenario internazionale, per Zaia “l’Italia è l’unico Paese europeo Trump-friendly, che non ha fatto campagna spudorata per i democratici” e “deve candidarsi ad essere la porta di ingresso degli Stati Uniti in Europa. Secondo me la Germania e la Francia partono un pò più indietro”, ma “prima di gennaio”, quando avverrà l’insediamento di Trump “tesseranno rapporti a tutto spiano, quindi cerchiamo di essere veloci” ma “penso che Giorgia Meloni questo lo stia facendo bene, il tema della relazione è fondamentale per l’Italia”.
Sul suo futuro, infine, non si sbilancia. “Sono concentrato sulla regione, non ho mai avuto come stile quello di pensare” al futuro. “Arriverò alla fine, dopodichè deciderò in base a quello che accadrà: non ho ancora capito se si voterà nel 2025 o nel 2026, se è chiusa la partita del terzo mandato, come va a finire la vicenda di De Luca in Corte Costituzionale. Ho l’impressione che ci sia tanta carne al fuoco”.
– foto Italpress –
(ITALPRESS).
Attualità
Libera compie 30 anni, numero speciale de lavialibera
– Libera compie 30 anni ed esce un numero speciale de lavialibera, periodico di Libera e Gruppo Abele, dedicato all’anniversario dell’associazione antimafia.
“Il 25 marzo 1995 nasce Libera con una campagna per la raccolta di firme in calce al disegno di legge di iniziativa popolare per il riutilizzo a fini sociali dei beni confiscati alle mafie – si legge in una nota -. Libera compie trent’anni, trent’anni di un lungo cammino dove sin dall’inizio ci siamo dati un orizzonte d’impegno vasto, scegliendo di appellarci al bene più prezioso, quello da cui dipendono tutti gli altri: la libertà. Libertà dalle mafie, certo. Dalla corruzione, dall’illegalità e dal malaffare”.
“Tra conquiste e nuove sfide, è tempo di muoversi”, è il titolo del numero speciale de lavialibera, periodico di Libera che nasce trent’anni fa, come rete di associazioni, prima realtà nazionale dichiaratamente schierata contro la criminalità organizzata in un clima politico e sociale rovente. Dal 1995 molto è cambiato: le mafie non uccidono (quasi) più, si sono evolute, sono meno riconoscibili e grazie alle moderne tecnologie e a una conoscenza accurata dei sistemi finanziari, tessono alleanze più articolate che in passato. Le bombe non esplodono, ma le persone continuano a subire il potere mafioso. Ciò che sembra mancare è però la forza e la voglia di reagire. “Vediamo prevalere una forma pericolosissima di rassegnazione – spiega Luigi Ciotti nel suo editoriale -. Se i boss sono forti quanto prima e sanno cogliere ancora meglio le opportunità di guadagno; se una parte della politica, dell’imprenditoria e dell’amministrazione pubblica è così sensibile alle lusinghe del denaro sporco, allora significa che questo marcio che abbiamo intorno non si può rimuovere, e tanto vale guardare oltre. Il crimine organizzato sembra insomma diventato, agli occhi di molti cittadini e cittadine, un crimine “normalizzato”. E a chi ci dice che tanto le cose non cambieranno, rispondiamo che senza il grande impegno di molti per arginare il malaffare, oggi i parametri dell’illegalità e dell’ingiustizia nel nostro Paese sarebbero ancora peggiori. In questi trent’anni abbiamo saputo cambiare, senza mai perdere di vista la nostra missione originaria: rendere l’Italia un paese libero dalle ingiustizie”.
E allora, come scrive Rosy Bindi, “se vogliamo combattere le mafie che uccidono meno e corrompono di più dobbiamo risvegliare quelle coscienze addormentate e indifferenti e, magari, disponibili a intessere rapporti con il potere mafioso non tanto per paura, ma per convenienza. Forse è più difficile di prima, ma adesso abbiamo trent’anni e siamo maturi per sostenere battaglie più impegnative”.
Nel suo editoriale, la direttrice de lavialibera Elena Ciccarello scrive: “Libera compie trent’anni e lo fa in un momento particolarmente delicato per l’Italia, l’Europa e il resto del mondo. Soffiano venti di revisionismo storico, si stringe la morsa repressiva, prende forma l’attacco ai presidi democratici, sono annunciate alleanze oscure e paci ingiuste. Il sentimento più diffuso tra chi non è già salito sul carro dei vincitori è di sconforto, spesso accompagnato da preoccupazione per ciò che accade e che potrebbe ancora accadere. Eppure, la storia ci insegna che il passato è stato, prima di tutto, un presente fatto di scelte, complicità, attendismi e disobbedienze. Sta a ciascuno di noi decidere da che parte stare”.
Ogni anniversario è l’occasione per ripercorrere i momenti più importanti di una storia intensa: dalle riunioni a Roma per decidere il nome e scrivere lo statuto alle prime conquiste, alle battaglie di oggi. Tra le conquiste entrate ormai nella storia: la Giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie e la legge per l’uso sociale dei beni confiscati alla criminalità organizzata, ottenuta grazie a una mobilitazione senza precedenti. Senza dimenticare il radicamento territoriale con 20 coordinamenti regionali, 75 provinciali e 295 presidi territoriali e con una presenza in Europa, America Latina e Africa.
Per Nando dalla Chiesa dietro alla nascita di Libera c’è “una miscela irripetibile” e “l’elemento che la rende di granito è proprio costituito dal sentimento collettivo dei familiari, che don Luigi Ciotti ha saputo interpretare in modo magistrale”. Riguardo ai beni sottratti ai mafiosi, Gian Carlo Caselli scrive che oggi “le terre confiscate possono essere assegnate a cooperative di giovani che, lavorandole, realizzano un antimafia che paga in termini di dignità e libertà dalla mafia: il modo più efficace per coinvolgere la società civile in un effettivo impegno antimafia”. Le conquiste del passato sono linfa per le battaglie del futuro. Dalla lotta alla corruzione al contrasto ai crimini dei potenti e dei colletti bianchi. E ancora, la richiesta di trasparenza negli affari pubblici, possibile attraverso il monitoraggio civico. Sul fronte della criminalità organizzata, l’obiettivo primario è ottenere una legge per tutelare madri e i minori che, attraverso il progetto Liberi di scegliere, decidono di allontanarsi dai contesti mafiosi e ricominciare altrove una nuova vita. Come spiega Francesca Rispoli, che affianca Luigi Ciotti alla presidenza di Libera, “è fondamentale un approccio sistemico, che tenga insieme il fronte repressivo con quello preventivo e riconosca il ruolo della cittadinanza come agente lievitante di cambiamento”. Un’azione che valichi i confini nazionali, come dimostra l’attività di Libera internazionale, che sostiene le associazioni impegnate nella difesa dei diritti umani e ambientali, promuove l’uso sociale dei beni confiscati e denuncia la violenza delle mafie a tutte le latitudini.
– foto Ipa agency –
(ITALPRESS).
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Ucraina, Tajani “Riflettere su presenza militare europea”
“Credo che prima di parlare di presenza militare europea in Ucraina, bisognerà riflettere molto attentamente”. Lo ha detto il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, in un punto stampa a margine degli incontri nell’ambito della sua visita ufficiale in Algeria. “Noi siamo volenterosi per costruire un’Europa più forte, più unita che sia protagonista di relazioni transatlantiche. Io ho sempre detto che sarebbe meglio, finita la guerra, dar vita magari a una zona cuscinetto dove possa esserci una presenza militare sotto l’egida delle Nazioni Unite con una decisione del Consiglio di sicurezza dell’Onu proprio per garantire una pace giusta e duratura”, ha detto il ministro.
Secondo Tajani è “ancora prematuro” parlare di un mese di tregua in Ucraina come proposto dal presidente francese Emmanuel Macron. “Credo che tutto debba essere fatto insieme: Europa e Stati Uniti devono sedersi a un tavolo con Ucraina e Russia per arrivare a una pace giusta e soprattutto duratura, quindi è ancora prematuro vedere cosa fare e come fare. Serve intanto che l’Europa sia unita per garantire l’indipendenza dell’Ucraina”, ha spiegato il ministro.
(ITALPRESS).
-Foto: Ipa Agency-
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Attualità
Ucraina, Meloni “Non manderemo soldati italiani”
Al vertice di Londra ho espresso la mia perplessità sulla proposta franco-britannica di invio dei soldati europei: secondo me è molto complessa nella realizzazione e non sono convinta dell’efficacia. E’ la ragione per la quale abbiamo detto che non manderemo i soldati italiani, ma sicuramente è un momento nel quale tutti coloro che fanno delle proposte stanno facendo una cosa utile, nel tentativo di cercare una soluzione”. Lo ha detto la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, a “XXI Secolo” su Raiuno.
“Al di là di quello che può sembrare, i toni danno l’impressione che le posizioni siamo molto distanti, ma in realtà non lo sono, perchè l’obiettivo è condiviso: portare in Ucraina una pace giusta, stabile, duratura e definitiva, che preveda garanzie di sicurezza. Questo serve all’Ucraina, ai Paesi europei – particolarmente a quelli che si sentono minacciati dalla Russia – e serve a Trump, che è un leader forte e che chiaramente non può permettersi di siglare un accordo che qualcuno domani potrebbe violare”, ha sottolineato Meloni.
“Sicuramente il momento non è facile per nessuno, sono decisioni che non si prendono con leggerezza. Prima di fare una scelta bisogna ponderarla, bisogna mantenere la calma e cercare di ragionare nel modo più lucido possibile, guardando sempre all’obiettivo. Per me la priorità è sempre difendere l’interesse nazionale e credo che sia nell’interesse nazionale evitare qualsiasi possibile frattura all’interno dell’Occidente, perchè le divisioni ci renderebbero solamente più deboli – ha detto ancora la premier -. Questa è la ragione per la quale ho chiesto un incontro, per parlare in modo franco su come si vuole affrontare questa questione specifica ma, in generale, le grandi sfide che l’Europa e l’Occidente hanno di fronte”.
– Foto IPA Agency –
(ITALPRESS).
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