Economia
Sciopero, Bombardieri “Grande giornata di democrazia, Salvini abbia più rispetto”
“Lo sciopero continua, saranno 50 piazze in tutta Italia e sarà una grande giornata di democrazia, di libertà, pacifica dove tante persone chiederanno al governo di fare più attenzione ad alcuni temi, tra questi quelli dei salari, c’è tanta gente che chiederà di fare di più sulla sicurezza sul lavoro e in manovra non ci sono interventi, di intervenire sulla sanità”. Così il segretario generale della Uil, PierPaolo Bombardieri, ad Agorà su Rai3. “Riempire 50 piazze è un impegno importante, io sarò a Napoli e Landini a Bologna, in tutte le piazze ci saranno segretari confederali e nazionali che chiuderanno i comizi”, spiega.
“A Salvini dico che forse dovrebbe avere più rispetto per un diritto costituzionale esercitato dalle persone che pagano e per le tante persone che domani saranno in piazza”, aggiunge Bombardieri ricordando al ministro delle Infrastrutture che “chi fa sciopero paga di tasca propria: so che per Salvini è complicato fare una relazione tra lavoro e busta paga, però chi fa la protesta non la fa solo per chi lavora. Salvini dovrebbe spiegare cosa ha fatto per far rinnovare i contratti, per garantire sicurezza per lavoratori e utenti, per garantire un trasporto pubblico decente. Salvini dovrebbe viaggiare meno in auto blu e di più su metropolitane e mezzi, a lui dico che chi fa lo sciopero non lo fa solo per chiedere il miglioramento delle proprie condizioni ma per tutti gli utenti”.
Economia
Il 37% degli italiani vorrebbe la carta dell’olio al ristorante
Con un posizionamento sempre più ancorato a “qualità”, “salute” e “territorialità”, l’olio extravergine di oliva dimostra una crescente voglia di protagonismo, soprattutto sul versante del “gusto”. È quanto emerge dalla Consumer survey realizzata dall’Osservatorio SOL2EXPO-Nomisma e presentata nella giornata inaugurale della prima edizione da solista del Salone di Veronafiere dedicato alla filiera dell’olivo e dell’olio, che si è tenuto fino a martedì 4 marzo nel quartiere fieristico veronese.
Secondo l’indagine, che ha coinvolto un campione rappresentativo di mille consumatori, gli italiani considerano l’olio EVO superiore rispetto ad altri tipi di oli per qualità (89%), rapporto qualità-prezzo (85%), gusto (85%) e benefici sulla salute (79%). “Registriamo grande attenzione alla qualità e alle proprietà organolettiche – ha spiegato Evita Gandini, responsabile market insight di Nomisma -. Nel fuori casa, il 46% degli italiani fa sempre attenzione all’olio in tavola, il 37% vorrebbe poter scegliere l’olio dal menu, e 4 su 10 sarebbero interessati ad approfondire le caratteristiche dell’olio EVO partecipando a corsi di food o wine pairing. Si tratta di un interesse che si riflette anche sui canali di acquisto specializzati, con un 31% di consumatori già abituati all’acquisto in oleoteca o specialty store, e un 16% che effettua acquisti online su siti dedicati”.
Il consumatore più assiduo (che lo acquista almeno una volta al mese) è un adulto over 45 con figli, risiede al Sud e ha uno stile di vita che combina attenzione alla sostenibilità, ricerca edonistica del piacere e una dimensione urbana e di legame con il territorio. La scelta del prodotto è infatti particolarmente influenzata dall’origine dell’olio che, insieme alla presenza di un marchio DOP/IGP, rappresenta il driver d’acquisto per oltre la metà degli acquirenti (54%). Sono poi quasi 8 su 10 gli italiani che hanno acquistato almeno una volta nell’ultimo anno un olio con Indicazione Geografica. Nonostante sia un bene irrinunciabile per il 96% degli italiani, rileva l’Osservatorio SOL2EXPO-Nomisma, i consumatori dimostrano avere ampi margini di miglioramento sul fronte della conoscenza. Appena due italiani su dieci sanno che la produzione di olio d’oliva rappresenta un esempio virtuoso di economia circolare, nozione che aumenterebbe la propensione all’acquisto nell’81% dei casi. Solo il 37% degli italiani è poi consapevole del valore di “superalimento naturale” che l’olio EVO incorpora, grazie alla sua ricchezza di antiossidanti, polifenoli, vitamine e minerali e circa un italiano su due si dichiara interessato ad approfondire.
– foto IPA Agency –
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Economia
Industria chimica, ricerca e sviluppo a favore della competitività
Ricerca e sviluppo a favore dell’internazionalizzazione e della competitività: questi i temi al centro dell’incontro “Innovazione chimica” che si è tenuto questa mattina nella prestigiosa cornice di Villa Madama a Roma.
L’appuntamento, voluto dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale in collaborazione con Federchimica, ha messo a confronto Istituzioni, associazioni, enti di ricerca ed esponenti del mondo finanziario con l’obiettivo di mettere in evidenza il ruolo strategico della chimica per la crescita e lo sviluppo del Paese come acceleratore dell’internazionalizzazione del “Made in Italy”.
“Sono molto lieto di ospitare qui a Villa Madama questo importante appuntamento dedicato a un settore chiave del nostro tessuto industriale. Il comparto della chimica ha un impatto a cascata su un numero infinito di settori della nostra economica e il rapporto che presentiamo oggi fotografa il ruolo della chimica come acceleratore di innovazione, export, crescita – ha dichiarato il ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Antonio Tajani -. Vogliamo mettere le nostre imprese nelle migliori condizioni per crescere e creare benessere. Abbiamo rafforzato la squadra della crescita, ICE, SACE, SIMEST, Cassa Depositi e Prestiti, tutti presenti oggi, che è al fianco delle nostre imprese per aiutarle a crescere nei circuiti internazionali. Dall’inizio del mio mandato ho messo in campo una precisa strategia di Diplomazia della crescita, a favore dell’export e per l’internazionalizzazione dei nostri territori. Per questo abbiamo lanciato in questi giorni una strategia di ulteriore rafforzamento e diversificazione dei nostri mercati di sbocco. Guardiamo con attenzione a tutti i mercati emergenti più promettenti in ottica di diversificazione”.
“L’industria chimica in Italia rappresenta una delle colonne portanti della nostra economia – ha ricordato Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy – con un fatturato di 77 miliardi di euro e un ruolo centrale in Europa, essendo terzi per produzione dopo Germania e Francia. Intendiamo rendere questo settore sempre più competitivo, innovativo e sostenibile, puntando sulla ricerca e sull’internazionalizzazione. Questi i motori strategici che guideranno lo sviluppo futuro della chimica italiana e contribuiranno alla crescita economica e sociale del Paese”.
“La chimica è al centro della trasformazione scientifica e industriale del nostro tempo. La sua trasversalità la rende un motore di innovazione in molti settori, dall’ambiente alla salute, dall’industria ai nuovi materiali – ha detto il ministro dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini -. Con 125 corsi di laurea in Italia, la formazione chimica sta evolvendo per rispondere alle sfide del mercato del lavoro e della società, con percorsi altamente specializzati e orientati alla sostenibilità e alle nuove tecnologie. Le Università italiane, con corsi sempre più all’avanguardia, dimostrano come ricerca e internazionalizzazione siano leve strategiche per il futuro della chimica e dell’intero Paese”.
“La chimica è un settore strategico dell’economia europea, ha un carattere pervasivo e abilitatore: il 95% di tutti i manufatti, già di uso comune o che lo diventeranno in futuro, sono disponibili a costi largamente accessibili grazie alla chimica. L’industria chimica, caratterizzata da specialità ad alto valore, offre le soluzioni tecnologiche che rendono possibile lo sviluppo e la produzione di molti prodotti finiti – ha dichiarato Francesco Buzzella, presidente di Federchimica -. In termini di competitività sui mercati globali, la geopolitica è entrata prepotentemente nelle nostre imprese con ricadute rilevanti per quanto riguarda la gestione sostenibile delle materie prime e i costi energetici, aspetti cruciali per contrastare la concorrenza globale, in particolare da Paesi che non sempre rispettano i nostri stessi standard ambientali, sociali e di sicurezza”
“Le imprese chimiche in Italia sono fortemente orientate all’export e sono protagoniste in collaborazioni internazionali grazie alla forte spinta innovativa data dal loro DNA: esportano tecnologie e competenze, consolidando la presenza internazionale del settore e contribuendo al rafforzamento del Made in Italy a livello globale – ha aggiunto Buzzella -. Basti pensare che l’export chimico italiano, dal 2010 al 2023, è cresciuto dell’85% (fonte: EUROSTAT) con un valore totale che ha raggiunto i 40,6 miliardi di euro, il 6,4% sul totale delle esportazioni nazionali. La domanda di prodotti innovativi e con una elevata specialità stimola le esportazioni. Contestualmente la ricerca supporta l’internazionalizzazione sviluppando materiali, prodotti, soluzioni innovative che hanno maggiore domanda sui mercati esteri, rafforzando l’intero sistema manifatturiero italiano”.
Il confronto internazionale indica che gli Stati Uniti sono il primo mercato di destinazione per la chimica europea e la Cina è il primo fornitore per l’Europa. In questo scenario, la Cina produce prevalentemente commodities a basso costo, mentre gli USA sono anche alla ricerca di specialità innovative. In Italia la chimica è tra i settori con la più diffusa presenza di imprese innovative (80%) e, diversamente da altri comparti, l’innovazione si basa sulla ricerca. In effetti l’industria chimica è il primo settore – dopo la farmaceutica – in termini di quota di imprese che svolgono attività di R&S (75%). La ricerca non coinvolge solo le realtà più grandi, ma anche le PMI.
In ambito europeo l’Italia è il secondo Paese, dopo la Germania, per numero di imprese chimiche attive nella ricerca, oltre 1.200. Secondo l’anticipazione di una indagine sul valore della ricerca chimica come moltiplicatore di internazionalizzazione e competitività, gli investimenti dell’industria chimica italiana toccano il 3,8% sui ricavi, percentuale che pone il settore ben al di là del 3% fissato dall’UE come obiettivo; nelle imprese ad alto valore aggiunto e specializzazione, l’investimento in R&S supera la soglia del 5%. Al tempo stesso l’81,5% delle imprese ha investito per cogliere opportunità all’estero, il 35,4% ha investito all’estero (da sola o in joint) e il 74,1% è impegnato in progetti internazionali. Oltre la metà delle imprese giudica importante la ricerca per farsi strada nei mercati internazionali. Dati che ribadiscono il valore strategico dell’innovazione chimica a favore di una espansione sui mercati esteri. La ricerca genera, infatti, competitività e apre la via verso l’estero con importanti ritorni positivi per tutto il Sistema Paese: tre quarti delle imprese hanno programmi di collaborazione internazionali confermando la propensione delle imprese alla ricerca e il contributo che la chimica in Italia offre alla presenza internazionale dell’industria italiana in generale.
L’export chimico italiano è cresciuto negli ultimi trent’anni e oggi vale il 4,4% del totale mondiale, con prestazioni positive anche nel confronto con Francia e Germania grazie al traino delle numerose nicchie di specializzazione nell’ambito della chimica a valle in un contesto di regole complesse e di costi elevati a cominciare dall’energia. “La competitività dell’industria europea è a rischio su terreni che tradizionalmente erano suoi punti di forza, come evidenziato dal Rapporto Draghi alla Commissione europea. Il ritardo delle scelte comuni in materia di competitività e la cultura iper-regolatoria sono ostacoli da rimuovere al più presto per salvaguardare una preziosa e insostituibile infrastruttura tecnologica per il nostro Paese. Investire in ricerca chimica significa spingere la competitività sui mercati esteri e generare ampie ricadute. Si pensi che investimenti aggiuntivi per 400 milioni di euro nella chimica ad alta specialità generano 1,6 miliardi di euro di ricadute nel settore e ben 6 miliardi di euro di effetto spillover, sull’intera economia italiana”, ha dichiarato la vicepresidente alla Ricerca di Federchimica, Ilaria Di Lorenzo.
-Foto ufficio stampa Federchimica-
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Economia
8 marzo, l’impegno di Terna con il “Piano Strategico per la Parità di Genere”
In occasione della Giornata Internazionale dei Diritti della Donna, Terna, il gestore della rete elettrica di trasmissione nazionale, conferma il proprio impegno sul tema delle pari opportunità definendo gli obiettivi e le misure organizzative specifiche previste dal “Piano Strategico per la Parità di Genere”.
La pianificazione di una politica integrata e sistemica ha permesso al gruppo guidato da Giuseppina Di Foggia di ottenere, nel 2024, la Certificazione IMQ (Istituto Italiano del Marchio di Qualità) sulla Parità di Genere secondo la prassi UNI/PDR 125:2022: un riconoscimento che attesta l’efficacia delle azioni specifiche messe in campo per ridurre le differenze in ambito lavorativo e creare un ambiente più equo e inclusivo, che premi il merito, e dove ogni persona sia ascoltata, rispettata e valorizzata per la propria unicità. Per raggiungere questo traguardo, Terna ha istituito un “Comitato Guida per la Parità di Genere”, deputato a garantire l’applicazione della politica sul tema e a definire il Piano Strategico con gli obiettivi da raggiungere e monitorare entro il 2026.
Le parole dell’ad Di Foggia
“La Giornata Internazionale dei Diritti della Donna non è solo un momento di riflessione sulla condizione femminile nella società. È un’occasione, soprattutto, per rimarcare quanto fondamentale sia garantire che vengano riconosciute a studentesse e professioniste pari condizioni in fase di selezione, valutazione della performance, avanzamento della carriera e del relativo livello salariale, senza incorrere in pregiudizi di qualsiasi natura. Il Piano Strategico per la Parità di Genere di Terna è uno strumento efficace e concreto per realizzare un ambiente di lavoro giusto e basato sul merito”, ha commentato Giuseppina Di Foggia, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Terna.
Le azioni previste dal Piano derivano, in linea con la Certificazione per la Parità di Genere, dall’identificazione di 12 obiettivi raggruppati in 6 macroaree: Cultura e sensibilizzazione, Ricerca e selezione, Opportunità e percorsi di crescita, Equità salariale, Sostegno alla famiglia ed Equilibrio vita-lavoro.
Terna intende quindi abilitare, con il Piano Strategico, un percorso di trasformazione culturale per la promozione delle pari opportunità e per la valorizzazione della diversità, con il fine ultimo di favorire una crescita responsabile che generi un impatto positivo e contribuisca a ridurre il divario di genere, non solo all’interno dell’azienda, ma anche nella società. Le oltre 6.300 persone del Gruppo rappresentano, infatti, il suo asset principale: l’azienda riconosce che i valori del rispetto, del merito e dell’inclusione non sono solo da difendere, ma devono diventare autentici motori di innovazione e di crescita, come previsto dal modello di “Leadership One Terna”.
– foto ufficio stampa Terna –
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