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Economia

La filiera delle due ruote vale 14,8 miliardi, rallentano le bici

ADN24

La filiera di moto e bici in Italia vale complessivamente 14,8 miliardi. Cresce il numero delle patenti A (una su cinque di quelle rilasciate, per un totale di 280mila, +6% dal 2013 al 2023 rispetto al +1% delle patenti B) e quello a motore che è il mercato trainante (+42% dal 2020 al 2023), mentre quello delle due ruote a pedale – al netto del successo delle e-bike – vive oggi un momento di rallentamento della domanda, dopo i boom registrati nel 2020 e nel 2021. E’ la fotografia che emerge dallo studio presentato da Confindustria Ancma in Senato e condotto da Bain & Company Italia. Per il presidente dell’associzione, Mariano Roman, il settore delle due ruote “crea indotti significativi con le manifestazioni sportive e l’eccellenza fieristica internazionali di Eicma, che offre occupazione, mobilità sostenibile, che contribuisce con un gettito vicino a 180 milioni alle entrate tributarie. Oggi produciamo il 17% delle bici costruite e assemblate in Europa (2 milioni), mentre il settore moto esporta motocicli, scooter e ciclomotori per 2 miliardi e produce 422mila pezzi in Italia, occupando saldamente il primo posto nell’eurozona, dove si confronta con i 161mila della Germania, le 124mila unità dell’Austria e le 89mila della Francia”.
Per continuare a competere a livello internazionale, il settore “ha bisogno di un supporto all’altezza del suo valore, di politiche sussidiarie più incisive che favoriscano in generale l’aggregazione, di investimenti in ricerca e sviluppo e di insediamenti di siti produttivi della filiera componenti sull’alto di gamma”, mentre per le bici servono “azioni più specifiche che riguardino il sostegno all’utilizzo e, soprattutto, all’infrastrutturazione ciclabile, indispensabile per sviluppare il grande potenziale del nostro Paese in ambito cicloturistico”. Il post-Covid ha consegnato alle due ruote a motore un nuovo protagonismo, non solo per la mobilità urbana (gli scooter), ma anche negli ambiti di utilizzo tradizionalmente legati al turismo e allo svago, ovvero la moto, che è arrivata a rappresentare nel 2023 ben il 45% delle immatricolazioni (era il 34% solo 10 anni prima) e che, grazie al successo delle medie cilindrate, è andata anche a soddisfare la domanda di commuting e le nuove esigenze di mobilità. L’andamento positivo del mercato si è poi tradotto in una crescita del fatturato di tutta la filiera moto, che tra il 2020 e il 2023 ha fatto segnare un +50%, e in un aumento della profittabilità media per gli operatori passata, sempre nello stesso periodo, dal 4,2% al 6%.
Segno più anche per quanto riguarda il numero degli addetti, che è cresciuto del 7% tra il 2020 e il 2022, attestandosi a poco più di 36mila diretti (84mila con indiretti e indotto). Degno di nota, infine, il saldo della bilancia commerciale dei motocicli, che ha chiuso nel 2023 con +470 milioni, confermando la qualità e il ruolo centrale dell’Italia nell’export.
Sul fronte delle due ruote a pedale, lo studio di Bain & Company Italia mette in risalto gli effetti opposti che la pandemia di Covid e il bonus bici hanno avuto sul mercato, ovvero il +18% nel 2020 sul 2019 (oltre 2 milioni di pezzi venduti) e la flessione media annua del 17% tra il 2021 e il 2023. Nonostante il calo dei volumi, la filiera bici ha comunque registrato un aumento significativo del fatturato, spinto anche dall’aumento dei prezzi e dal successo delle e-bike, attestandosi a 2,7 miliardi di euro nel 2023, pari a un +50% sul 2018. Gli effetti della pandemia hanno impattato anche sulla profittabilità del settore: a causa della crisi delle catene di approvvigionamento i margini sono infatti tornati ai livelli del 2019, passando dal picco del 7,6% nel 2021 al 3,2% nel 2023. A risentire maggiormente di questo scenario sono stati i componentisti e i venditori di accessori che hanno perso quasi dieci punti di margine. In un contesto di grandi trasformazioni, l’elemento più rilevante è stato, come anticipato, il rapido incremento delle e-bike, salite fino a oltre 330mila unità vendute nel 2022, con una penetrazione del 20% sul totale (era il 3% nel 2015 e l’11% nel 2019), che ha reso le due ruote a pedali accessibili ad un pubblico più ampio. Un progresso che ha tuttavia rivelato l’esposizione della filiera italiana alle forniture di componenti elettrici dall’Asia (che esporta l’87% dei chip), oltre che alla variabile di fattori macroeconomici e geopolitici. Tra il 2020 e il 2021 l’import di componentistica ha segnato così un solido +79%, attestandosi a 664 miliardi di euro fino ad arrivare a poco più di 800 nel 2022. In ogni caso il settore ciclo, come quello moto, continua a segnare un saldo positivo nell’export, a dimostrazione della forte domanda di prodotti con il marchio Made in Italy sui mercati internazionali: la bilancia commerciale indica infatti +75 milioni. Infine, notizie positive arrivano dall’andamento dell’occupazione dove, malgrado l’andamento del mercato, in due anni (2020-2022) il numero degli addetti nella produzione di bici e componenti è cresciuto del 16%, passando da 15.200 unità a 17.600.

Economia

Festival Città Impresa, si è conclusa la prima edizione a Treviso

Si è conclusa oggi a Treviso la prima edizione trevigiana del Festival Città Impresa, promosso quest’anno da Gruppo Nem (Nord Est Multimedia), Il NordEst, La Tribuna di Treviso e dal Comune di Treviso, Confindustria Veneto Est e Camera di Commercio Treviso-Belluno Dolomiti.

L’edizione 2025 del Città Impresa, che ha visto una partecipazione di migliaia di persone, tra cui moltissimi giovani e tantissimi imprenditori di vari settori, ha offerto numerosi spunti su tutti i grandi temi relativi alle trasformazioni in atto, dai dazi ai mutamenti degli scenari geopolitici ma anche su partite come innovazione, nuove tecnologie e sostenibilità, registrando per il 90% degli incontri il tutto esaurito nelle sei sedi dislocate nei palazzi storici nel centro storico di Treviso. Treviso intesa – in un festival di respiro nazionale – come dimensione esemplare delle dinamiche dell’economia italiana, alle prese con sfide autenticamente storiche.

In questi contesti si sono susseguiti gli interventi di economisti, esperti, imprenditori, politici. Tra questi, ad esempio, Dario Fabbri, analista geopolitico di grande fama, ha messo a fuoco in profondità le nuove dinamiche internazionali, mettendo in luce come le politiche di Donald Trump abbiano modificato gli equilibri mondiali, con ripercussioni sulle strategie delle imprese e di come queste si trovino a dover affrontare un panorama in continua evoluzione, con impatti diretti sulla loro strategia operativa. Altro tema di grande rilevanza è stato il futuro delle imprese e la sostenibilità dei processi industriali che ha caratterizzato l’evento di apertura: tra i protagonisti Gregorio De Felice, chief economist di Intesa Sanpaolo, Paola Carron, presidente di Confindustria Veneto Est, Mario Pozza presidente della Camera di Commercio.

Particolare rilevanza è stata data a tutti i settori produttivi più rappresentativi del tessuto imprenditoriale, tra cui l’automotive, con gli interventi di Paolo Bonometti, presidente di OMR, e Luca Businaro, amministratore delegato di Novation Tech, i quali hanno trattato le sfide e le innovazioni che caratterizzano l’industria automobilistica. Anche il settore tessile-moda è stato oggetto di dibattito, con approfondimenti e riflessioni sulle dinamiche dei distretti produttivi e sull’evoluzione dei mercati internazionali. Non è mancato il focus sulle dinamiche di Paesi e aree chiave come India, Africa, Messico, Cina, Ucraina e Germania. In particolare, Paolo Gentiloni, già commissario europeo per l’Economia, e Don Dante Carraro, direttore di Medici con l’Africa CUAMM, hanno discusso nell’evento di chiusura delle potenzialità di crescita dell’Africa e delle necessità urgenti di sviluppare progetti che favoriscano un’economia sostenibile e inclusiva.

Lo spunto di diverse discussioni le hanno inoltre fornito libri di recente pubblicazione che hanno registrato livelli di partecipazione da tutto esaurito. Tra questi, Wolfgang Münchau, uno dei più brillanti analisti europei, che ha presentato Kaput. La fine del miracolo tedesco, offrendo una riflessione sul futuro dell’economia tedesca e sull’evoluzione delle politiche europee. Tommaso Ebhardt, con Prada. Storia di una grande famiglia ha raccontato la storia di uno dei marchi più iconici al mondo, esplorando la sua crescita e il suo impatto nel panorama internazionale del lusso. Ampia partecipazione di pubblico hanno fatto registrare anche due importanti appuntamenti con i giornalisti Paolo Mieli e Paolo Rumiz, centrati sulle grandi scelte che l’Europa deve affrontare in questa fase, densa di insidie e insieme di nuove prospettive.

“Abbiamo voluto offrire alla città, al Nordest e al Paese l’occasione di ascoltare voci autorevoli su aspetti cruciali del nostro presente – afferma Paolo Possamai, direttore editoriale di Gruppo Nem -. E gli obiettivi sono stati confermati nei fatti, con un foltissimo seguito di pubblico al di là delle attese”. Per Marco Panara, editorialista Gruppo NEM Nord Est Multimedia e direttore Festival Città Impresa, “abbiamo ascoltato molte analisi, testimonianze, esperienze. É stata una occasione di confronto straordinaria per livello e partecipazione nella bellissima cornice di Treviso, che ha accolto questo evento con un pubblico numeroso, attento e curioso”.

Mario Conte, sindaco di Treviso: “Treviso Città Impresa è stata una vera opportunità per conoscere, approfondire e fotografare il presente e il futuro attraverso voci autorevoli ed esperti. Queste sono rassegne che per prestigio e respiro internazionale arricchiscono la comunità. La città ha risposto con grande entusiasmo e attenzione partecipando alle varie serate. Ringrazio il Gruppo Nem per questo grande progetto che speriamo di poter replicare anche su altri settori di interesse”.

– foto [email protected]

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Economia

Confagricoltura, “In Europa servono fertilizzanti a prezzi equi”

Confagricoltura esprime preoccupazione circa la decisione del Consiglio europeo di introdurre dazi su prodotti agricoli e fertilizzanti provenienti da Russia e Bielorussia. Dal momento che la misura dovrebbe riguardare anche i fertilizzanti a base di azoto importati dalla Russia – oltre il 25% del totale degli approvvigionamenti dell’Unione (dati 2023) – la Confederazione sottolinea la necessità di garantire ai propri agricoltori forniture a prezzi equi. In mancanza di alternative equivalenti, il rischio è che si ripeta la crisi verificatasi nel 2022, ulteriormente aggravata dall’attuale rincaro dei costi dell’energia.

“I fertilizzanti sono uno strumento fondamentale per preservare la competitività del comparto agricolo in Europa. – evidenzia il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti – Serve un intervento governativo che garantisca la stabilità dei prezzi e scongiuri nuove crisi”. La Confederazione auspica l’introduzione di un Temporary Framework: misura che, in occasione dell’attacco russo all’Ucraina, ha aiutato a mantenere il mercato in equilibrio.

Inoltre, si auspica una revisione della Direttiva nitrati, per adeguarla alle nuove esigenze del settore, sempre a tutela del reddito degli agricoltori. La posizione del Consiglio mira a ridurre i flussi in entrata e a promuovere la produzione interna. Tuttavia, per Confagricoltura, il taglio delle forniture non può gravare sugli agricoltori, soprattutto in assenza di adeguate alternative per mantenere inalterati i livelli di produzione attuali.

– foto IPA Agency –

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Economia

In Francia approvato il nuovo Nutri-Score, critiche della ministra dell’Agricoltura

Il Nutri-Score aggiornato entrerà in vigore in Francia nonostante le critiche della ministra dell’Agricoltura. Le aziende avranno due anni per adeguare il packaging. Dal 2017, il Nutri-Score classifica gli alimenti con un sistema a cinque colori (dal verde al rosso) e lettere (A-E), valutando la loro composizione nutrizionale. La nuova versione modifica i criteri di calcolo per consentire ai consumatori un confronto più preciso sulla qualità nutrizionale dei prodotti.

Tra i principali cambiamenti, le bevande contenenti edulcoranti verranno penalizzate: i soft drink “light”, precedentemente classificati B, potranno ottenere un punteggio da C a E. Inoltre, i prodotti ricchi di fibre saranno valorizzati rispetto alle varianti raffinate. Anche il punteggio di alcuni pesci grassi e oli con grassi benefici migliorerà, mentre gli alimenti troppo zuccherati o salati verranno declassati. Un’altra modifica riguarda la carne: il pollame otterrà una valutazione migliore rispetto alla carne rossa, il cui consumo eccessivo è stato associato a un aumento del rischio di alcuni tipi di cancro secondo l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC).

Nonostante le resistenze politiche, il decreto è stato firmato dai ministeri competenti. La ministra dell’Agricoltura, inizialmente contraria per la penalizzazione di formaggi e salumi tradizionali, ha infine dato il suo consenso. Secondo Pauline Ducrot, esperta di salute pubblica, il 30-40% dei prodotti sarà interessato da questi cambiamenti.

– foto IPA Agency –

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